Breve storia dell’Azione Cattolica in Italia e a San Donà
a cura di Marilisa Orlando
Il prototipo dell’attuale Azione Cattolica vede la luce a Bologna nel maggio del 1868, per opera di due giovani, Giovanni Acquaderni (primo presidente) e Mario Fani, con il nome di “Gioventù Cattolica” (GC). L’associazione si proponeva d’essere collegamento fra i circoli già fondati in tutta Italia nel clima teso di quegli anni fra la Santa Sede e il neonato Regno italiano. All’interno dei circoli operavano quattro commissioni per la coordinazione di altrettanti settori di intervento: stampa, raccolta di denaro per il pontefice, culto ed istruzione religiosa.
Con la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870), le associazioni cattoliche, e la Gioventù Cattolica in particolare, si riorganizzano in modo più compatto. Per questo, nel 1871, nasce l’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici (OC), «allo scopo di riunire i Cattolici e le Associazioni Cattoliche d’Italia, in una comune e concorde azione, per la difesa dei diritti della Santa Sede, e degli interessi religiosi e sociali degli Italiani, conforme ai desideri e agli eccitamenti del Sommo Pontefice, e sotto la scorta dell’Episcopato e del Clero» (Statuto dell’Opera dei congressi e dei comitati cattolici in Italia). Fin dall’inizio, quest’organizzazione si pone sotto il controllo episcopale e clericale (e questo sarà un segno distintivo della futura Azione Cattolica), ma anche sotto la direzione della stessa Gioventù Cattolica: Acquaderni assume la presidenza dell’OC e porta con sé gran parte del personale dirigente della GC. Tuttavia, l’Opera dei Congressi tende a rendersi sempre più autonoma dalla Gioventù Cattolica e a prendere il sopravvento sulla stessa GC. Dopo varie vicende, il nuovo papa Pio X decide lo scioglimento dell’Opera nel 1904. La riorganizzazione del laicato cattolico avviene, nel 1906, attraverso la fondazione di tre associazioni che si trovano in ogni caso in continuità con l’attività dell’OC:
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Unione economico-sociale, con sede a Bergamo;
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Unione elettorale, con sede a Firenze e con compiti di studio, propaganda ed organizzazione;
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Unione elettorale, con sede a Roma e con compiti di coordinamento dei cattolici nelle elezioni amministrative (le sole consentite dal Non expedit di Pio IX).
Alla Gioventù Cattolica rimane il compito di formare i futuri militi dell’Unione popolare.
Anche nella diocesi di Treviso, dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi, il giovane vescovo Giacinto Longhin costituisce la Direzione Diocesana delle tre Unioni nell’ottobre del 1906 e, più tardi, l’Unione Giovanile, di cui mons. Luigi Saretta è il primo responsabile.
Gli anni cruciali per le fondazioni di associazioni cattoliche nella parrocchia sandonatese di Santa Maria delle Grazie sono il 1909, quando nascono il Circolo dei Giovani Cattolici (grazie all’azione dell’arciprete don Giovanni Bettamin) e l’Unione Donne Cattoliche (che conta fin da subito una settantina di iscritte), e il 1910 quando viene proclamata solennemente l’Unione Professionale locale (cioè il sindacato dei lavoratori della terra).
Con l’avvento del fascismo e l’elezione di Pio XI, si profila la necessità di riunire tutte le organizzazioni cattoliche in un’associazione unica e con nuove caratteristiche: nell’enciclica Ubi arcano Dei (23 dicembre 1922), Pio XI istituisce l’Azione Cattolica. Questa organizzazione ha una configurazione a piramide e una composizione “longitudinale”, vale a dire non più per settori di interesse e di azione, ma per fasce di età e di generi. Altri elementi distintivi della nuova associazione sono la centralità della figura del presidente generale, che è in stretto contatto con la Santa Sede e il governo, e la dipendenza dell’AC dalla gerarchia ecclesiastica. Infatti, secondo gli Statuti del 1923, il presidente generale viene scelto dal papa, così come il presidente diocesano è nominato dal vescovo e l’associazione è sottoposta alla supervisione di un assistente ecclesiastico: ciò che si chiede all’AC non è l’iniziativa, ma semplice collaborazione e partecipazione all’apostolato del clero.