Rapporto sulle povertà: come la Comunità incontra le povertà nel territorio Sandonatese

povertàGiovedì 11 marzo 2010 scorso si è svolto nell’oratorio della Parrocchia di Mussetta l’incontro, organizzato dalle Parrocchie del Vicariato di San Donà di Piave e dalla Caritas vicariale, dal titolo “Rapporto sulle povertà: come la Comunità incontra le povertà nel territorio Sandonatese”.

È stata un’occasione per avere alcuni dati sulle necessità materiali (e non solo) di molte persone e famiglie (di immigrati ma anche di molti italiani), aumentate in modo considerevole e drammatico negli ultimi mesi.

Ha introdotto le varie relazioni Antonio Sforzin, Presidente del Comitato Migranti Veneto Orientale. Riferisce che da dati di due anni fa (ma ora sono certamente peggiorati), ricavati da una ricerca della CGIA, nella Provincia di Venezia nel 2008 ben 60.000 contribuenti hanno dichiarato meno di 10.000 euro lordi (cioè meno di 800 euro al mese) e 200.000 dichiarazioni dei redditi stanno sotto i 20.000 euro lordi.

Questi sono i redditi di precari, giovani con partita IVA, lavoratori autonomi marginali, che nel 2007 hanno aperto o chiuso un’attività, stagionali o pensionati al minimo. Si tratta di dati del periodo antecedente lo scoppio della crisi, quindi attualmente sono certamente più drammatici.

Un altro dato proviene direttamente dallo Sportello migranti: nel 2009 su oltre 100 Badanti nuove iscritte, solo il 10% ha trovato lavoro ed ora la richiesta di collaboratrici familiari è pressoché vicina a zero. Pur essendoci anche altre esperienze cui fare riferimento (Patronati ecc.) è segno che anche le famiglie italiane, pur con anziani non autosufficienti, non possono permettersi di pagare una persona di sostegno e così moltissime Badanti sono in grande difficoltà.
Fra gli immigrati che hanno perso lavoro, molti decidono di tornare nella patria d’origine (ad es. il 30% dei bengalesi), in attesa di tempi migliori.
Le difficoltà maggiori riguardano quelle famiglie con figli nati in Italia, che hanno acquistato casa contraendo un mutuo. I debiti per la casa li hanno anche gli italiani, solo che gli immigrati non hanno il sostegno di una rete familiare o parentale e rischiano di perdere la casa ed anni di sacrifici.

Giuseppe Pagotto, quale vice Direttore della Caritas diocesana di Treviso, moderatore della serata, ha offerto delle informazioni generali, a livello di diocesi. Ha ricordato, innanzitutto, che questo 2010 è stato dichiarato dall’Unione Europea ‘”Anno europeo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale” e anche come Caritas si è pensato di aderire a questa iniziativa.
Dai dati grezzi raccolti dai vari centri di ascolto e centri di distribuzione nel 2009 risultano 19.000 interventi; mediamente 15.000 persone, su una popolazione diocesana di circa 800.000, sono ricorse ai servizi della Caritas, consistenti in consulenza-accompagnamento e consegna beni, quali vestiario e cibo.
In sei mesi, dall’avvio dell’iniziativa del microcredito, si sono offerti quasi 80.000 euro di prestiti, senza nemmeno pubblicizzare questo servizio.
La situazione economica è perciò piuttosto pesante. Pagotto sottolinea inoltre che non c’è necessità di solo solidarismo. Infatti, esiste un gran bisogno di fraternità, di condivisione e di educazione all’uso del denaro, ai nuovi stili di vita, interventi con cui sta operando la Caritas, secondo il motto che “con il povero bisogna camminare”.
Negli ultimi mesi di fatto è aumentato non solo il disagio economico, ma anche quello umano, spesso psichico (depressione, ecc.), spesso legato a quello economico. E questo aspetto “relazionale” riguarda soprattutto gli italiani.

Dopo questo intervento si passa alle associazioni presenti nel nostro territorio.

Gianni Montagner del Centro di Ascolto (sede a Casa Saretta) riferisce del notevole aumento, negli ultimi mesi, dell’affluenza a tale servizio della Caritas parrocchiale.
Nel 2009 si sono rivolti al Centro 146 tra persone (59%) e famiglie (41%), un quarto delle quali sono italiane (negli ultimi dieci anni gli italiani erano mediamente circa un decimo del totale utenti). Il 24% degli utenti è rappresentato da Badanti.
Il 70% si è rivolto al Centro perché disoccupato. Negli ultimi mesi sono infatti venuti meno gli ammortizzatori sociali. Vengono richieste le cose indispensabili (per es. il pagamento delle bollette) spesso da parte di persone a reddito nullo. Vengono pure richiesti sussidi economici per vestiario, cibo.
Molte persone (anche non immigrati) senza lavoro e senza legami familiari dormono all’aperto, senza dimora. In parte, questi casi estremi sono stati risolti.
Molti richiedenti vengo dirottati al Centro parrocchiale da parte di altri sportelli (o istituzioni) presenti nel territorio. Il servizio svolto è allora vicariale e quindi offerto anche ai comuni limitrofi.
Gli sfratti e i pignoramenti sono divenuti esecutivi, poiché le banche non aspettano più per il pagamento dei ratei dei mutui.
Sarebbe necessario collaborare con le altre associazioni di volontariato, con cui avere un’azione di coordinamento, anche per essere più efficaci negli interventi e nello scambio di informazioni.

Bianca Pavan, rappresentante dei V.A.D.O., Centro Ozanam e San Vincenzo de Paoli (sede a Casa Saretta), ribadisce come il 2009 sia stato un anno difficile. A settembre 2009, mediamente queste associazioni hanno aiutato 98 famiglie; a dicembre sono diventate 180. Nel 2009 si sono rivolte a loro per aiuti 276 famiglie, di cui 123 italiane e 153 straniere di diverse nazionalità (prevalentemente albanesi, marocchine e nigeriane). Sono state distribuite 820 spese viveri, prodotti per l’igiene personale, prodotti per l’infanzia, per un totale di 61.500 euro di aiuti erogati; sono state pagate bollette varie per 14.700 euro.
Con il pulmino acquistato nel 2008, grazie alla generosità dei sandonatesi, viene svolto un servizio gratuito di accompagnamento a Treviso per malati oncologici (32 nel 2009), oltre che il trasporto viveri.
Il servizio di queste associazioni va oltre il mero aiuto materiale, poiché vengono assistite, accompagnate e sostenute moralmente famiglie in difficoltà, persone anziane sole.
Con Eraclea, Meolo, Fossalta e Noventa si è stipulata una convenzione di 1000 euro/anno per 5 famiglie inviate alle associazioni per ogni Comune; ora si è in attesa della risposta di collaborazione da parte di altre amministrazioni.

Gianni Salmaso interviene per il Centro MASCI (sede in Via Venezia), che gestisce un servizio di raccolta e distribuzione prevalentemente di materiale per la casa e vestiario.
Questa trentina di volontari (del Movimento Adulti Scout più altri), da tre anni ufficialmente riconosciuti tramite ragione sociale, nel 2009 ha aiutato circa duemila tra singoli e famiglie, distribuendo vestiario, mobilio, giocattoli ecc. Il materiale ricevuto da donazioni di cittadini viene prima cernito e poi reso a disposizione di chi lo richiede per bisogno.
Nell’ultimo periodo si è registrato un aumento degli utenti del 10%, prevalentemente stranieri, perché gli italiani fanno fatica a rivolgersi a loro. Il Comune offre un contributo e poi ci sono varie offerte per coprire le spese per l’affitto e gestione dei locali.
Ci sarebbe la necessità di trovare una sede più capiente e avere maggiori contributi per gestire l’aumento di richieste.

L’esperienza dello Sportello Microcredito Caritas (sede a Casa Saretta) ha solo pochi mesi di vita, essendo stato avviato nell’estate 2009. Si è effettuata una convenzione con le banche di credito cooperativo e con la Caritas tarvisina.
Gli utenti (per ora solo una decina) sono prevalentemente stranieri, cui vengono fatti prestiti a tasso agevolato dai 500 ai 3000 euro. I destinatari sono comunque persone con un qualche reddito, che abbiano cioè la possibilità di restituzione.
I prestiti sono destinati per le bollette, spese mediche, acquisto auto per disabili ecc. Non si tratta tanto di svolgere il servizio di una banca, quanto di accompagnare le persone, educandole all’uso del denaro (su quest’ultimo aspetto partirà a breve un corso di quattro incontri).

Il Centro Aiuto alla Vita (sede a Casa Saretta), come ricorda Donata Ombrella, è attivo a San Donà da un anno e mezzo (nato da un’idea del gruppo organizzatore dell’iniziativa culturale “Libero in 5 sensi”), con lo scopo di fornire un sostegno per continuare la maternità.
Sino ad ora si sono rivolte a loro una quarantina di donne, prevalentemente straniere, la maggior parte delle quali sposate, con il compagno senza un lavoro stabile. Pertanto le richieste riguardano prevalentemente materiali per l’infanzia quali pannolini, latte, vestiario.
Il Centro si sostiene economicamente con l’autofinanziamento, con vendite di fiori e noci, con altre iniziative (spettacoli teatrali). Arrivano poi aiuti dalla Parrocchia, da offerte libere e ora c’è un progetto finanziato da una banca locale.

Dopo le relazioni, sono intervenuti rappresentanti di altre associazioni e gruppi cittadini: Coordinamento del Volontariato Sandonatese, Croce Rossa, Associazione per i Malati mentali, Caritas parrocchiali del Duomo, San Giuseppe L., Musile di Piave.

 

Dai vari interventi della serata è emerso quanto si può riassumere schematicamente nei seguenti punti:

  • negli ultimi mesi c’è stato un notevole aumento di necessità economiche primarie (cibo, vestiario, bollette, ecc.), da parte di stranieri ma anche di italiani;
  • oltre agli interventi di aiuto materiale, sono sempre più necessari quelli di sostegno psicologico alla persona;
  • l’associazionismo, in particolare quello cattolico, offre un contributo notevole per mitigare le situazioni economiche difficili, ma anche per il sostegno alla sfera personale (solitudini, depressioni, necessità di amicizia, di accompagnamento ecc.);
  • l’intervento potrebbe essere più efficace con un coordinamento e sinergia tra le varie associazioni;
  • il sostegno pubblico a tali associazioni (finanziamenti, locali adeguati) dovrebbe essere maggiore, per renderle più idonee a far fronte a tutti i casi di necessità, visto anche il loro indispensabile ruolo e servizio di ausilio;
  • resta tuttora notevole la solidarietà economica tramite offerte da parte della comunità;
  • i gruppi Caritas devono mantenere e potenziare il loro ruolo pastorale, per educare le persone alla carità, sensibilizzando, richiamando e dando l’orientamento sui temi della solidarietà e dei nuovi stili di vita.


A cura di Marco Franzoi