Rapporto 2009 del Centro di Ascolto Caritas di S. Donà di Piave

CaritasSono in crescita i nuovi poveri a San Donà e paesi limitrofi: l’esperienza, sia nell’attività di volontariato che nella vita quotidiana, è il primo indice che lo evidenzia.

I numeri, comunque, sostengono la percezione reale. Dallo scorso settembre ad oggi, ad es., il Centro di Ascolto Caritas ha avuto un incremento dei passaggi del 40-50% rispetto agli anni precedenti.
Si tratta di famiglie giovani che hanno acceso un mutuo, donne lasciate sole con figli a carico, uomini e donne tra i 45 e i 50 anni fuori dal processo produttivo e persone che, pur lavorando, non ricevono lo stipendio mensile a causa delle difficoltà dell’azienda.

Un dato ha fatto riflettere è che sono in crescita le persone che non rientrano nella categoria classica della povertà e che hanno fatto riferimento al servizio di assistenza per la prima volta nella vita. Si sono rivolti alle associazioni di volontariato persino famiglie di cinesi, che, solitamente, risolvono i problemi all’interno della loro comunità. Altro dato rilevante è il fatto che parecchie delle persone che si rivolgono alle associazioni sandonatesi provengono dalle frazioni di San Donà e dai paesi vicini, da cui hanno ricevuto risposte insufficienti o non hanno ricevute affatto.

Sono in crescita le famiglie con reddito insufficiente ad arrivare addirittura alla terza settimana del mese. Inoltre, cresce il precariato e parecchi immigrati stranieri, con regolare permesso di soggiorno e con un lavoro rischiano di venir schiacciati da questa crisi.

A sentire dalle esperienze di coloro che si rivolgono al Centro di Ascolto, basta poco per scivolare nella povertà: una separazione, problemi in famiglia (alcool), un contratto di lavoro non rinnovato, un licenziamento perché l’azienda fallisce o ha poco lavoro. Ma anche l’incapacità di gestire il risparmio e l’economia domestica. Incapacità che, non sempre, è legata a scelte consapevoli, ma spesso è causata dal continuo bombardamento mediatico, che mostra una realtà e uno stile di vita in continuo progress, slegandola dall’effettiva capacità economica a sostenere tale stile. E le persone si trovano a fare i conti con l’affitto, il mutuo, le bollette, la mensa dei bambini a scuola, a contare anche i centesimi nel portafoglio per fare la spesa. Single e famiglie sono le fasce a rischio, le più vulnerabili ai tempi della crisi. A San Donà nell’ultimo periodo stiamo assistendo a un preoccupante aumento degli sfratti, di mutui o affitti arretrati, di richieste di dilazioni di pagamenti di bollette.

Due esempi. Una mamma che, dopo che il marito se ne è andato, deve badare alla figlia e vendere l’appartamento perché da sola non ce la fa pagare il mutuo.
Diverse famiglie con tre o quattro figli che, a causa della perdita di lavoro del padre, nel giro di cinque-sei mesi non hanno più soldi per l’affitto, le bollette, i buoni mensa, gli accessori per la scuola e i vestiti per i bambini…

I servizi pubblici, con i quali spesso ci confrontiamo, sono in crisi e non riescono a fare fronte a quest’emergenza. Hanno una carenza sempre maggiore di risorse, mentre al contrario la domanda continua ad aumentare.
In questa situazione il compito di far fronte al disagio ricade su associazionismo, volontariato ed enti vari. Noi, per quanto possibile, e viste le nostre poche forze, cerchiamo di fare rete, soprattutto con San Vincenzo, il Centro Masci, il Micro credito, il Centro di Aiuto alla Vita e Genitori Insieme dell’Oratorio don Bosco. Anche se rimangono diversi buchi.

Faccio un esempio. Stiamo seguendo una signora con due figli entrambi affetti da una malattia genetica irreversibile e che si trovano ad essere sottoposti ad una procedura esecutiva immobiliare. Per evitare, anche se solo temporaneamente, lo sfratto ci siamo uniti in un’opera di sensibilizzazione: noi, un avvocato, la parrocchia e il Comune.
La soluzione migliore per questa sfortunatissima famiglia sarebbe quella di poter rimanere a vivere dentro la casa pagando un affitto all’eventuale proprietario che se la aggiudicasse all’asta, contando sul contributo del Comune che si è dichiarato disposto a sostenere il costo dell’affitto.

In qualità di osservatorio sulle povertà, abbiamo notato un aumento del divario tra i pochi che hanno un alto tenore di vita e i molti che si avvicinano sempre di più o già vivono in condizioni di povertà. Prima era impensabile parlare di lavoratori poveri, ora invece esistono: sono i cosiddetti “poveri grigi”, cioè le persone che non rientrano nella categoria classica della povertà e che hanno fatto riferimento al servizio di assistenza per la prima volta nella vita. Da noi arrivano persone con pacchi di bollette che non riescono a pagare.

Perciò, accanto alla persistenza di sacche di povertà da tempo conosciute e che nel tempo tendono a riprodursi, stiamo registrando sempre più situazioni di impoverimento che presentano queste nuove caratteristiche: persone e famiglie che si sono inserite pienamente sia nel tessuto sociale sia integrate lavorativamente e che oggi si trovano a confrontarsi con l’incertezza di una condizione che li espone al rischio di un impoverimento più o meno estremo.

L’opera primaria del Centro di Ascolto è l’ascolto delle persone, e in questo periodo ce n’è davvero bisogno: l’insieme di queste situazioni porta le persone alla disistima, alla perdita della speranza e successivamente li avvolge in una spirale negativa.

Noi vorremmo invitare Istituzioni, Privati, la Chiesa stessa e i suoi fedeli a farsi carico di queste nuove povertà e, se possibile, costruire sinergicamente percorsi di solidarietà perché tutti si sentano “uomini di buona volontà”.

Alessandro Orcomeno
10.03.2010

Rapporto statistico anno 2009

 

n totale utenti 146      
n. di accessi al CdA 224      
         
tipologia utenze n. % italiani stranieri
famiglie 60 41,10% 11 49
donne 37 25,34% 18 19
uomini 49 33,56% 6 43
Totale 146 100,00% 35 111
         
nazionalità n. %    
stranieri 111 76,03%    
Italiani 35 23,97%    
totale 146 100,00%    
dettaglio nazionalità n. utenti % n. accessi
Albania 4 2,74% 5
Bangladesh 1 0,68% 1
Bosnia 2 1,37% 2
Brasile 1 0,68% 1
Cina 1 0,68% 1
Croazia 1 0,68% 1
India 2 1,37% 2
Italia 35 23,97% 46
ex Jugoslavia 1 0,68% 2
Kossovo 3 2,05% 11
Macedonia 2 1,37% 2
Marocco 6 4,11% 7
Messico 1 0,68% 4
Moldavia 7 4,79% 9
Nigeria 12 8,22% 30
Romania 30 20,55% 34
Russia 3 2,05% 8
Serbia 3 2,05% 11
Senegal 1 0,68% 6
Srilanka 1 0,68% 1
Ukraina 17 11,64% 28
non registrata (stranieri) 12 8,22% 12
totale 146 100,00% 224
di cui n. %  
badanti 35 23,97%  
tipologia richieste Richiesta principale % italiani
Alloggio 2 1,37% 1
Ascolto, segretariato sociale, consulenza sostegno 17 11,64% 9
Interessamento per altre persone (stranieri); ricerca badanti 8 5,48% 8
Beni materiali (cibo, vestiario, mobili) 14 9,59% 5
Lavoro 97 66,44% 8
Sanità 0 0,00% 0
Sussidi/prestiti economici 8 5,48% 3
Totale 146 100,00% 34
  richiesta accessoria %   
Alloggio 4 2,74%  
Ascolto, segretariato sociale, consulenza sostegno 2 1,37%  
Interessamento per altre persone (stranieri); ricerca badanti 0 0,00%  
Beni materiali (cibo, vestiario, mobili) 20 13,70%  
Lavoro 5 3,42%  
Sanità 0 0,00%  
Sussidi/prestiti economici 22 15,07%  
non espressa 93 63,70%  
  146 100,00%  
dettaglio situazione lavorativa italiani stranieri totali
disoccupati 10 98 108
occupati ma non retribuiti 0 3 3
pensionati 6 0 6
altro 19 10 29
Totale 35 111 146