Clandestini, immigrati, rifugiati, richiedenti asilo, profughi
Clandestini, immigrati, rifugiati, richiedenti asilo, profughi tutti termini che spesso usiamo senza distinzione ma che in realtà nascondono significati molto diversi.
Le parole contano e un uso improprio può scatenare paure infondate. Le parole stanno facendo la differenza in questa emergenza umanitaria che ci vede coinvolti nell’accoglienza di persone costrette a fuggire dal Nord Africa.
Presentiamo un editoriale del Direttore della Caritas tarvisina, don Davide Schiavon.
Volti e parole
In questi giorni le principali testate giornalistiche e televisive hanno cavalcato l’onda con titoli ridondati sulla così detta emergenza profughi. Dietro a tutto questo chi c’è ? Qual è il volto di queste persone, uomini, donne e bambini che intraprendono il viaggio della morte anelando alla vita?
Sono giovani, in gran parte tunisini, che vogliono vivere la loro libertà, costruirsi un futuro migliore, godersi, come i nostri, il diritto di essere cittadini del mondo. Dopo aver vissuto per tanto tempo sotto regimi che hanno schiacciato la loro dignità e con i quali i nostri governi hanno banchettato lautamente al tavolo dei soprusi e delle ingiustizie, questi giovani si sono presi il diritto di dire basta e di dare ali al loro desiderio profondo di libertà.
Sono uomini, donne, bambini, in gran parte provenienti dall’Africa sub sahariana, che scappano dalla morte. Sono scesi nell’inferno dei soprusi, delle violenze, della fame, dell’abbruttimento umano nel più tragico silenzio della comunità internazionale. Hanno intravisto come unica possibilità il Mediterraneo, il mare che inghiotte tutto, anche le loro paure, nella speranza che all’orizzonte ci sia la possibilità di una vita nuova. Hanno patito l’inferno e ora desiderano solo assaporare un po’ di vita. Nel loro volto c’è il nostro che anela alla libertà e alla dignità di essere semplicemente UOMINI.
Le parole contano e un uso improprio può scatenare paure infondate. Le parole stanno facendo la differenza in questa emergenza umanitaria che ci vede coinvolti nell’accoglienza di persone costrette a fuggire dal Nord Africa.
Clandestini, immigrati, rifugiati, richiedenti asilo, profughi tutti termini che spesso usiamo senza distinzione ma che in realtà nascondono significati molto diversi.
Clandestino è colui che si introduce nel territorio di uno stato senza rispettarne le regole vigenti, ovvero privo di un regolare permesso di soggiorno, di un’occupazione legale e quindi di un reddito stabile. Le persone che si muovono in questa maniera spesso mettono a rischio la propria vita poiché sono obbligate a viaggiare in condizioni disumane e possono essere oggetto di sfruttamento ed abuso.
Viene definito immigrato chi si è stabilito in un paese straniero o in una regione del proprio Paese diversa da quella di origine. Le legislazioni dei Paesi dell’Unione Europea pongono l’autonomia economica dell’immigrato, la quale consiste nell’avere un lavoro regolare o qualcuno che possa dargli un sostentamento economico, come condizione necessaria per avere un permesso di soggiorno e poi la cittadinanza. Se tali requisiti non sono rispettati, l’immigrato viene espulso.
Il rifugiato è una persona costretta a fuggire dal proprio Paese per un fondato timore di persecuzione a causa della sua razza, religione, nazionalità, per il gruppo sociale al quale appartiene, per le sue opinioni politiche, secondo la definizione contenuta nella Convenzione di Ginevra del 1951. Il rifugiato non sceglie di spostarsi alla ricerca di migliori opportunità di vita, ma è costretto ad abbandonare la sua casa e a trovare protezione fuori dal proprio Paese. Ciò che caratterizza il rifugiato è l’aver ricevuto dalla legge dello Stato che lo ospita o dalle convenzioni internazionali questo status e la relativa protezione attraverso l’asilo politico.
Il diritto di asilo politico, è un’antica nozione giuridica, in base alla quale una persona perseguitata nel suo paese d’origine può essere protetta da un’altra autorità sovrana, un paese straniero, o un santuario religioso. La dichiarazione universale dei diritti dell’uomo riconosce il diritto d’asilo all’art. 14 come diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni, non invocabile, però, da chi sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Richiedente asilo è colui che, avendo lasciato il proprio Paese d’origine, inoltra in un altro Stato la richiesta di protezione internazionale. Fino al momento della decisione in merito alla domanda presentata egli è un richiedente asilo.
La Costituzione Italiana all’art.10 comma 3 sancisce che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese, l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
L’espressione profugo è priva di un contenuto giuridico ed è usata per definire genericamente chi si è allontanato dal Paese di origine per le persecuzioni o per una guerra.
Allo stato attuale l’accoglienza dei migranti giunti dal Nord Africa è dislocata nelle seguenti strutture:
MINEO
con un recente decreto è stato trasformato in CARA e si è deciso che, in questa ex struttura della Nato in provincia di Catania, vengano trasferiti solo richiedenti asilo;
CENTRI ACCOGLIENZA PER RICHIEDENTI ASILO (CARA)
sono strutture nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera, per consentire l’identificazione o la definizione della procedura di riconoscimento dello status di rifugiato. I centri attualmente operativi sono a Caltanissetta, Crotone, Foggia, Gorizia e Trapani;
CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE (CIE)
previsti dall’art. 14 del Testo Unico sull’immigrazione del 1998, come modificato dall’art. 12 della legge del 2002, tali centri si propongono di evitare la dispersione degli immigrati irregolari sul territorio e di consentire la materiale esecuzione, da parte delle Forze dell’ordine, dei provvedimenti di espulsione emessi nei confronti degli irregolari. Dall’8 agosto 2009 il termine massimo di permanenza degli stranieri in tali centri è passato da 60 a 180 giorni complessivi. Attualmente i centri operativi sono 13.
CENTRI DI ACCOGLIENZA (CDA)
sono strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro è limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l’identità e la legittimità della sua permanenza sul territorio o per disporne l’allontanamento. I centri attualmente operativi si trovano ad Agrigento, Bari, Brindisi, Cagliari, Caltanissetta, Crotone e Foggia.
CENTRI DI ACCOGLIENZA E IDENTIFICAZIONE (CAI)
Si tratta di un ibrido attualmente non previsto dalla nostra legislazione che ha la forma di una tendopoli recintata, e dunque tendenzialmente controllata. Sono stati istituiti dal Governo per far fronte a questa emergenza e per tentare una terza via, per non trasferire i migranti né nei CARA né nei CIE.