Verbale del Consiglio Pastorale – 19.01.2010
L’assemblea si riunisce alle ore 20.45 a Casa Saretta.
O.D.G.
• Accoglienza della vita ricordando l’esempio del medico Pietro Perin:
dall’insegnamento della Chiesa Cattolica: (1500) La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi che mettono alla prova la vita umana. Nella malattia l’uomo fa l’esperienza della propria impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza …
Come nel nostro territorio i singoli, le famiglie, le strutture sanitarie affrontano la malattia? Come sono aiutati da parenti e volontari? Come le strutture sanitarie accolgono?
• Varie ed eventuali.
– Momento di preghiera preparato da Francesco Facci.
– Don Gino introduce le relazioni di Ombretta Blengini e Loredano Milani sul tema, chiedendo quali possono essere gli orientamenti che il CPP può offrire alla comunità cristiana alla luce degli interventi che seguiranno. I due relatori hanno predisposto un testo dei loro interventi che si allega. Di seguito si sottolineano alcuni passaggi.
Ombretta Blengini è infermiera professionale, capo sala dal 1995 nel reparto medicina dell’Ospedale Civile di San Donà e lavora in corsia per scelta. Ci relaziona su quanto maturato nella sua esperienza professionale.
Le persone non sono pronte ad affrontare la malattia, propria e dei cari. La malattia e l’eventuale ricovero ospedaliero che ne può conseguire, anche se breve, rappresentano un’eventualità che chiunque vorrebbe cercare di evitare. Oltre a disturbare i normali ritmi di vita e di lavoro mette in contatto con una realtà molto sgradevole che ogni persona sana cerca normalmente di rimuovere. Il ricovero è soprattutto un trauma psicologico e tutti devono darsi da fare per riorganizzare la propria vita (pazienti e familiari), adattandosi prima all’evento patologico imprevisto, poi al periodo di ospedalizzazione e infine alla convalescenza a casa: ogni volta i ruoli stabiliti devono confrontarsi con la nuova realtà e subire un processo di modifica non facile. Spesso, purtroppo, l’organizzazione sanitaria in generale, ma in modo particolare l’organizzazione ospedaliera, non è preparata ad affrontare le implicazioni psicologiche degli eventi connessi alla malattia. Infatti il maggior numero di lamentele che vengono rivolte all’ambiente ospedaliero si riferiscono all’assenza di comunicazione, di assistenza “umana”, di dialogo e non a mancanze di carattere tecnico. Importante è l’uso dei termini: oggi si parla di “utente” o “cliente”; lei preferisce ancora il termine “paziente”. Negli ultimi anni la professione infermieristica ha subito un’evoluzione: è ormai assodato che la dimensione relazionale nel rapporto infermiere-paziente è fondamentale per potersi prendere cura della persona ammalata, del suo benessere fisico, psicologico, spirituale. Essendo l’infermiere al servizio della qualità della vita dell’uomo, quindi di una persona globale, non solo biologica, la sua prestazione professionale non si esaurisce nella componente tecnico-sanitaria, ma si estende anche a coprire quella spirituale, psicologica e relazionale. Compito degli operatori sanitari per garantire una situazione il meno traumatica possibile è garantire:
– L’ascolto attivo: prestare attenzione e dare significato ai messaggi verbali e non verbali delle persone, manifestando un interesse sincero, senza pregiudizi e una incondizionata accettazione della realtà dell’assistito;
– Il potenziamento del coping: aiutare l’ammalato a superare lo stress che la malattia determina rendendolo protagonista del suo processo di cura, non soggetto passivo;
– Il supporto emotivo: fornire rassicurazione, accettazione e incoraggiamento.
Si deve cercare di mettere il paziente al centro dell’intervento assistenziale facendolo diventare un soggetto e non solo un oggetto di cura, non si deve più considerare solo la malattia della persona, ma la persona con una malattia. Il concetto che dovrebbe guidare l’agire è l’empatia cioè la capacità di cogliere i sentimenti dell’altro, di condividere le sue emozioni, di immedesimarsi profondamente in lui. Gli ammalati che si affidano alla struttura ospedaliera inoltre si aspettano di vedere garantiti dei diritti ormai ritenuti fondamentali: diritto al rispetto della propria dignità; diritto alla riservatezza; diritto all’informazione. Accanto ai pazienti deve essere favorita la presenza dei volontari e riconosciuto il valore insostituibile della loro opera. Nel reparto di Medicina del nostro ospedale operano i volontari dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) e della San Vincenzo che offrono ai ricoverati calore umano, dialogo e aiuto nel lottare contro la sofferenza, senza sostituirsi al personale di assistenza nelle attività tecniche.
Loredano Milani è “direttore di unità operativa complessa”. Riferisce che è cambiato l’approccio del sistema sanitario: c’è la necessità ora di contenere le spese, passando appunto da “paziente” a “utente”. Ma le decisioni – si domanda – sono per spendere meno o per curare meglio le persone? L’assistenza sanitaria da noi è buona, ma la persona è un po’ schiacciata dalla burocratizzazione. I medici si sono molto rifugiati nell’aspetto “tecnicistico”. Negli ultimo anni si è passati dal diritto alla salute (problema del singolo), al diritto all’assistenza (problema della società che garantisce ai singoli in base alle necessità e risorse). La figura del medico cambia (da un atteggiamento di interrelazione personale, paternalistico basato su scienza e coscienza ad un rapporto di tipo contrattuale): con il cittadino che si aspetta sempre un risultato positivo (soddisfatto o rimborsato), con il pubblico decisore (che richiede di contenere i costi, ridurre i ricoveri, abbreviarli, aumentare la produttività…), con la società che si aspetta sempre nuovi avanzamenti tecnologici. La conseguenza è che il concetto di livello ottimale di salute tende a coincidere con l’optimum permesso dal progresso scientifico e le risorse disponibili: ma la persona?
L’accoglienza alberghiera e sanitaria è buona, i medici sono mediamente gentili e disponibili, ma la burocratizzazione è spinta.
Quali sono i punti critici ed i possibili ambiti di intervento?
La marginalizzazione del problema: il dolore e la morte sono chiuse in Ospedale e non ci riguardano se non quando tocca a noi; tra le prime visite del Vescovo sarebbe opportuna quella in Ospedale (non solo tra i pazienti ma anche con i Dirigenti cui sottoporre proposte concrete, va quindi preparata).
La solitudine della famiglie: spesso sono coinvolti anziani che hanno solamente il supporto di lontani parenti di buon cuore per cui le questioni pratiche e banali diventano delle difficoltà; i volontari ospedalieri andrebbero supportati a livello di vicariato non per svolgere compiti di sussidiarietà alle carenze delle strutture, ma per aiutare e fare “compagnia”; purtroppo sono pochi ma in altre realtà sono più numerosi, come mai?
La negazione della morte: per una medicina tecnologica sia gli operatori che i familiari vivono la morte e la sofferenza come una sconfitta. Non sappiamo o forse non vogliamo parlare; viene relegata alle ultime ore e ad un funerale più o meno intenso: come comunità cristiana abbiamo tante belle parole ma pochi atteggiamenti pratici; cosa fare?
L’assistenza religiosa: i ricoveri sono brevi per gli acuti o interminabili per i cronici; al di là delle singole persone che operano il sacerdote viene chiamato (quando viene chiamato) per l’estrema unzione, quando si è persa conoscenza, per una frettolosa benedizione: come ripensare un ruolo per il sacerdote (già oberato da incombenze multiple), ma ancor di più per i laici: cosa potranno dire? Non dimentichiamo che in ospedale le persone spesso hanno tempo per pensare.
Alla luce dei due interventi si ripropone la domanda: e noi tutti come affrontiamo il problema, siamo preparati ad affrontare la malattia nostra e dei familiari?
Si sono aggiunti anni alla vita, ma non vita agli anni. Non esiste un’assistenza diurna o il “ricovero sollievo” (cioè un periodo di un mese di ricovero dell’anziano o dell’assistito per dare riposo ai familiari che assistono). A ciò suppliscono le badanti.
Francesco F. ricorda che è vero che tutto è misurato dall’economia, ma a monte ci sono sempre scelte politiche che dirottano i finanziamenti per l’una o l’altra iniziativa (tagliando magari quelle rivolte all’assistenza). Ci si chiede allora su come essere informati sulle gestioni economiche del denaro pubblico e quindi come eventualmente denunciare le mancanze?
Quello che manca di fondo è l’attenzione alla persona. Franco F. ricorda che nel Convegno ecclesiale di Verona (2006) è proprio stato messo in evidenza il concetto di “persona”. Tutti come cristiani dobbiamo fare la nostra parte, anche facendo circolare le informazioni anche sul tema del dolore e morte (per es. i bambini sono “scomparsi” dai funerali). Importante in questo è l’assistenza religiosa, la presenza competente del sacerdote, per una visita, per il sostegno (non solo dei pazienti). l’Unzione degli Infermi non deve essere una cerimonia nascosta, ma un’occasione per evangelizzare tutti. L’Ospedale è la casa di tutti, poiché si muore, ma anche si nasce.
Don Gino ricorda che non bisogna puntare solo al prete in questi servizi nei luoghi di cura, ma anche alle collaborazioni dei religiosi, dei laici. In Parrocchia ad es. ci sono i ministri straordinari che già in parte svolgono questo servizio.
– Varie ed eventuali. Si ricorda l’ingresso ufficiale del nuovo Vescovo di Treviso domenica 7 febbraio in cattedrale. Saranno presenti il parroco don Gino e Andrea Cereser, quale rappresentante del CPP.
Il prossimo CPP sarà sostituito con le tre sere di spiritualità sulla figura del Curato D’Ars del 22, 23, 25 febbraio. Prossimi CPP 15 marzo e 19 aprile CPP; il 30 maggio ci sarà un pomeriggio di studio per stilare un canovaccio sui temi trattati.
Don Gino ricorda poi che ci sarà nei prossimi mesi anche il rinnovo del CPP.
Don Alberto ricorda le iniziative in preparazione per la prossima Festa di Don Bosco del 31 gennaio.
Don Davide ricorda le date del Pellegrinaggio a Loreto: 24 e 25 aprile.
L’incontro conclude alle 23.00 con un’Ave Maria e benedizione del Parroco.
Risultano assenti: Stefano Bincoletto, Laura Cocco, Paolo Facci, Luigi Trevisiol, Mario Loiola, Carla Dus, Monica Lucchetta.
La segreteria