Veglia diocesana giovedì 23 gennaio alle ore 20.30, nella cattedrale di Treviso.
Il tema dell’annuale edizione dell’Ottavario di Preghiera per l’Unità dei cristiani (18-25 gennaio 2014), scelto ed elaborato dai fratelli delle Chiese del Canada, è tratto dall’epistolario paolino, dove con chiarezza e forza veniamo esortati, sia come singoli credenti sia come comunità ecclesiali, ad accogliere in mentalità e prassi, quanto l’apostolo Paolo ricorda ai Corinzi: «Cristo non può essere diviso!» (1 Cor 1, 1-17).
Nella Chiesa di Corinto, messa alla prova nella sua comunione e unità da gruppi contrapposti di fedeli che si dichiaravano “io sono di…”, “io appartengo a…”, con un reciproco atteggiamento di diffidenza o separazione, l’affermazione del testo che più ci interpella è “io …
“La ricerca dell’unità tra i cristiani è un’urgenza – non è un lusso, ma un imperativo – un’urgenza alla quale, oggi più che mai, non possiamo sottrarci.
Nel nostro mondo affamato ed assetato di verità, di amore, di speranza, di pace e di unità, è importante per la nostra stessa testimonianza, poter finalmente annunciare ad una sola voce la lieta notizia del Vangelo e celebrare insieme i Divini Misteri della nuova vita in Cristo!
Noi sappiamo bene che l’unità è primariamente un dono di Dio per il quale dobbiamo incessantemente pregare, ma a noi tutti spetta il compito di preparare le condizioni, di coltivare il terreno del cuore, affinché questa straordinaria grazia venga accolta.”
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Secondo il valdese Paolo Ricca, rileggendo i testi del Concilio Vaticano II si ritrovano delle "autentiche perle" che «brillano nel testo, ma non più nel vissuto».
Esemplare il decreto sull'ecumenismo – Unitatis redintegratio – dove si trova, in particolare ai punti 3, 6 e 11, «tutto il contenuto della speranza ecumenica racchiuso in cinque perle. Basterebbe che venissero prese sul serio e valorizzate come meritano e l'ecumenismo farebbe grandi passi avanti».
1. A riguardo dei fratelli separati, il concilio cancella 500 anni di scomuniche in quanto dichiara che i "cristiani delle altre Chiese" «nondimeno, giustificati nel battesimo dalla fede, sono incorporati a Cristo, e perciò sono a ragione insigniti del nome di cristiani, e dai figli della Chiesa cattolica sono giustamente riconosciuti quali fratelli nel Signore» (n. 3a).
2. Una seconda perla fonda l'ecumenismo, in quanto concepisce che ci può essere cristianesimo fuori dai confini visibili del cattolicesimo (n 3.b), chiarendo quindi, secondo Ricca, che non si può essere cristiani se non si è ecumenici.
(...) Per oggi, secondo le condizioni della mia età, non ho potuto preparare un grande, vero discorso, come ci si potrebbe aspettare; ma piuttosto penso ad una piccola chiacchierata sul Concilio Vaticano II, come io l'ho visto. Comincio con un aneddoto: io ero stato nominato nel '59 professore all'Università di Bonn, dove studiano gli studenti, i seminaristi della diocesi di Colonia e di altre diocesi circostanti. Così, sono venuto in contatto con il Cardinale di Colonia, il Cardinale Frings. Il Cardinale Siri, di Genova – mi sembra nel '61 - aveva organizzato una serie di conferenze di diversi Cardinali europei sul Concilio, e aveva invitato anche l'Arcivescovo di Colonia a tenere una delle conferenze, con il titolo: Il Concilio e il mondo del pensiero moderno.
Il Cardinale mi ha invitato – il più giovane dei professori – a scrivergli un progetto; il progetto gli è piaciuto e ha proposto alla gente, a Genova, il testo come io l'avevo scritto. Poco dopo, Papa Giovanni lo invita ad andare da lui e il Cardinale era pieno di timore di avere forse detto qualcosa di non corretto, di falso, e di venire citato per un rimprovero, forse anche per togliergli la porpora. Sì, quando il suo segretario lo ha vestito per l'udienza, il Cardinale ha detto: "Forse adesso porto per l'ultima volta questo abito". Poi è entrato, Papa Giovanni gli va incontro, lo abbraccia, e dice: "Grazie, Eminenza, lei ha detto le cose che io volevo dire, ma non avevo trovato le parole". Così, il Cardinale sapeva di essere sulla strada giusta e mi ha invitato ad andare con lui al Concilio, prima come suo esperto personale; poi, nel corso del primo periodo - mi pare nel novembre '62 – sono stato nominato anche perito ufficiale del Concilio.
Allora, noi siamo andati al Concilio non solo con gioia, ma con entusiasmo. C'era un'aspettativa incredibile. Speravamo che tutto si rinnovasse, che venisse veramente una nuova Pentecoste, una nuova era della Chiesa, perché la Chiesa era ancora abbastanza robusta in quel tempo, la prassi domenicale ancora buona, le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa erano già un po' ridotte, ma ancora sufficienti. Tuttavia, si sentiva che la Chiesa non andava avanti, si riduceva, che sembrava piuttosto una realtà del passato e non la portatrice del futuro.
“Sono molto contento di essere qui oggi e vi ringrazio per l’invito che mi avete fatto per condividere con voi questa gioia.”
Sono le parole con le quali inizia un breve indirizzo scritto in occasione della festa dei 70 anni della chiesetta del Piccolo Rifugio, dal “pope” che lì officia la liturgia e i sacramenti nella tradizione ortodossa dal 2005. Con la sua famiglia, moglie e due figli, ha partecipato alla messa, animata dal coro parrocchiale, e poi ha condiviso il piccolo buffet con tutti gli ospiti e invitati. E’ stato un gesto di vera fraternità nello spirito del comune vangelo. Sappiamo che da qualche tempo la chiesa è diventata troppo piccola e perciò auguriamo di trovare …
Domenica 23 gennaio, come momento forte e significativo della settimana di preghiere per l’unità dei cristiani, il duomo ha accolto un centinaio di persone per una preghiera comune tra cattolici e ortodossi, in maggioranza rumeni, accompagnati dal loro pope p. Fiorin con la sua famiglia.
Abbiamo pregato insieme la Madre di Dio, davanti a un’icona, che i rumeni ci hanno lasciato come ricordo. L’iniziativa è riuscita bella e gradita, perché interprete di un desiderio spontaneo e sincero.
Non è frequente sentire che qualcuno guadagna un grado accademico studiando le divisioni storiche e teologiche del Cristianesimo, e ragionando sulle modalità del dialogo tra chiese cristiane. Grande competenza in questo campo è stata riconosciuta alla giovane Marika Polloni, nostra parrocchiana e insegnante di religione, dall’Istituto ecumenico S. Bernardino di Venezia, conferendole la licenza con 30 e lode, per una ricerca su “la CEI e il dialogo ecumenico durante il pontificato di Paolo VI”. Complimenti e auguri.
Nel corso della settimana di ferragosto abbiamo avuto la grazia di partecipare, assieme a circa un'altra ottantina di persone provenienti da ogni parte d'Italia, d'Europa e perfino d'oltre oceano, ad una settimana biblica avente come relatore il fondatore e priore della comunità monastica ecumenica di Bose, Enzo Bianchi. Il monastero si trova in una vallata vicino al piccolo ma suggestivo paese di Magnano in provincia di Biella, un bel posto in cui ci si può riposare, ricaricare e rinfrancare non solo spiritualmente ma anche e soprattutto umanamente attraverso l'incontro con una comunità che vive la fede in compagnia degli uomini e al loro servizio.
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