P. Bruno Zamberlan missionario sandonatese in Africa

don Bruno ZamberlanIl salesiano p. Bruno Zamberlan, originario di Fiorentina, è tra noi per un breve periodo di riposo prima di rientrare in Tanzania a fine luglio.
Egli partì ancora studente per le missioni del Sudamerica: era il 1964.
Rientrò in Italia per l’Ordinazione Sacerdotale, avvenuta nel 1971 nella chiesa dell’Oratorio Don Bosco, per mano di mons. Cognata. In questa stessa chiesa aveva ricevuto la veste di novizio (1959) assieme ad Antonio Cibin, salesiano missionario in Brasile, anch’egli nostro concittadino.
Nell’incontro con il Gruppo Missionario “P. Sergio Sorgon” ha riassunto la sua lunga esperienza missionaria: 29 anni in Sud America (tra Uruguay, Argentina…) impegnato nella pastorale giovanile durante i duri anni della dittatura.
don Bruno Zamberla incontra il gruppo missionario Padre Sergio SorgonNei primi anni ’80 il Rettor Maggiore don Egidio Viganò (già suo insegnante) gli chiese di avviare la prima opera salesiana in Africa, ma i suoi superiori locali insistettero perché rimanesse in Sud America. Solo nel 1995 don Bruno poté seguire quella “lontana” richiesta, partendo per lo Zimbabwe.
Da allora si trova nell’Africa Centro-Sud con vari incarichi, tra cui quello di avviare e gestire oratori “sul tipo di quello di San Donà, ai tempi di don Moretti...”, nonché case di accoglienza per ragazzi abbandonati.

Per tre anni ha svolto anche un incarico di vice-Ispettore, curando le vocazioni del Centro Africa. Chiese in seguito di essere liberato da quell’incarico che comportava di percorrere 7000 km la settimana…

Missionario in Tanzania

Attualmente P. Zamberlan si trova a Moshi (Tanzania), ad una decina di chilometri dalle pendici del Monte Kilimangiaro. È formatore ed insegnante nell’istituto di filosofia, frequentato da studenti salesiani provenienti da ben undici nazioni diverse, di lingua inglese.
Egli insegna italiano, latino e pedagogia, anche nel locale seminario diocesano.
Questo servizio, che durerà ancora per due anni, prevede anche l’aspetto della formazione umana e nella fede di quelli che saranno gli evangelizzatori locali. Così alterna insegnamento e, a fine settimana, lavoro apostolico.
P. Bruno confida: “Come vedo il mio servizio missionario in tutti questi anni? Sono stato chiamato dal Signore in diverse situazioni, che mai ho richiesto, e mi sono trovato sempre bene“.
Dopo 17 anni in Africa” – continua – “ho vissuto molte esperienze. Pensavo che i missionari dovessero venire ad aiutare: oggi la sfida più grande è che non dobbiamo sostituire i locali nella costruzione delle loro case; siamo invece chiamati a trasmettere la fede. Loro saranno gli evangelizzatori“. L’urgenza più grande è quindi la formazione degli evangelizzatori locali.
Quella della Tanzania è una Chiesa molto speciale, è la più “africana” – di lingua inglese – che egli conosce: hanno già tutti i testi liturgici tradotti in lingua swahili
La Tanzania possiede una gran quantità di laghi e fiumi e la foresta vergine. Vi vivono 168 tribù bantu, ognuna con lingua e tradizioni diverse e tra queste vi sono i sessantamila Masai. Il Kilimangiaro è la loro montagna sacra: infatti il suo nome è composto da due parole che significano “”Dio – alto” (Kili-mangiaro)
I Masai, come in generale le varie tribù bantu, sono poligami. Essi infatti credono che la donna è fatta per la vita: è importante che abbia un bambino. Allo stesso modo non si percepisce un uomo senza una o più donne. Questo fattore culturale comporta notevoli problemi non solo per la diffusione dei principi del Vangelo, ma anche per il sacerdozio locale, perché sposarsi è un fatto normale e non il celibato.

Un problema molto grave nell’Africa del Sud è la diffusione dell’AIDS: lì vive ben il 97% della popolazione mondiale colpita da tale malattia e in Tanzania 20 bambini su 100 nascono già infetti.

Un caso di solidarietà

A tal proposito p. Zamberlan chiede aiuto per il caso molto concreto della sig.ra Irene. È un’infermiera di Lusaka (Zambia), sposata e con cinque figli, che lavora da due anni senza stipendio (solo con l’aiuto della locale parrocchia), ma con gran dedizione, con 320 ragazzi sieropositivi.
Per il suo sostegno (che poi significa aiutare i numerosi ragazzi che segue) sono necessari 200 euro al mese.
P. Bruno chiede di aiutare per quel che si può, con qualsiasi cifra.

È possibile consegnare anche direttamente a lui eventuali offerte prima della sua partenza per la Tanzania il 29 luglio, oppure tramite il Gruppo Missionario o il Parroco don Gino.

M.F.