11 marzo 2018: un anniversario legato al nostro Duomo
Nella quarta domenica di Quaresima di 95 anni fa (1923) – 11 marzo come in questo 2018 – i fedeli entrarono per la prima volta nel nuovo Duomo appena terminato.
La prima chiesa di San Donà era ancora spoglia e priva dei numerosi manufatti ed opere attualmente presenti.
Mancavano ad esempio le dodici vetrate artistiche, le varie pale d’altare, i quadri della Via Crucis (anche se la sesta Stazione, di Rava è di quell’anno) e persino l’altare maggiore, che sarebbe stato predisposto l’anno successivo, su disegno del progettista del Duomo, l’architetto veneziano Giuseppe Torres.
Alcuni manufatti, invece, come ad esempio le due grandi acquasantiere, erano presenti in quanto recuperati dalla precedente chiesa distrutta nell’anno di guerra 1917-18.
Sicuramente c’era il pavimento nello stile terrazzo alla veneziana a cinque colori, predisposto dalla ditta Zavagno di Spilimbergo, che si mantiene ancora bene nonostante l’età.
Già presente era inoltre il reperto più antico presente in Duomo, ossia lapide di fine quattrocento (o al massimo primi del cinquecento) che ricorda l’ottenimento del giuspatronato da parte dei nobili veneziani Marcello e Trevisan, fortunatamente scampata alle granate italiane della prima guerra mondiale.
All’esterno era presente il campanile, completato sempre su progetto di Torres l’anno precedente, il 1922. Ma non esisteva ancora il pronao. Infatti, l’approvazione della costruzione dell’atrio colonnato venne comunicata al parroco mons. Saretta solo il 15 marzo di quell’anno.
Per queste due ultime opere architettoniche il Torres si ispirò a ciò che vedeva giornalmente a pochi passa dalla sua abitazione veneziana: il pronao della chiesa dei Tolentini e la torre campanaria del campanile di San Pantalon, sua parrocchia.
Marco Franzoi