Nomadelfia, dove la fraternità è legge
Nomadelfia, dal greco, significa ‘legge’ della ‘fraternità’.
Su questa legge don Zeno Saltini (1900-1981), originale prete emiliano, ha fondato un nuovo popolo di circa 300 persone che vivono in un piccolo paese di 4 Km quadrati, in Toscana vicino a Grosseto.
Il fatto viene segnalato perché don Gino e don Davide jr. vi hanno fatto visita subito dopo Pasqua con un gruppetto di amici preti. Nomadelfia è un modo di organizzare la vita di una cinquantina di famiglie che suscita ammirazione per la radicalità evangelica assunta come regola personale e comunitaria: non esiste proprietà privata, ma nella fraternità tutti i beni sono in comune, uomini e donne lavorano nelle aziende, in casa, nei laboratori, negli uffici della comunità, senza ricevere una paga.
La vita di Nomadelfia è una proposta: invita tutti a vivere la legge della solidarietà umana universale e i cristiani a vivere coerentemente il Vangelo.
Si torna pensosi, ma nel fondo contenti di aver visto che il Vangelo ha ancora un fascino e che è possibile viverlo con radicalità anche nel nostro tempo, oltre che nei monasteri tradizionali anche in questo atipico “monastero sociale”, come lo chiamava don Zeno.
Approfondisci la conoscenza di Nomadelfia
Su questa legge don Zeno Saltini (1900-1981), originale prete emiliano, ha fondato un nuovo popolo di circa 300 persone che vivono in un piccolo paese di 4 Km quadrati, in Toscana vicino a Grosseto.
Il fatto viene segnalato perché don Gino e don Davide jr. vi hanno fatto visita subito dopo Pasqua con un gruppetto di amici preti. Nomadelfia è un modo di organizzare la vita di una cinquantina di famiglie che suscita ammirazione per la radicalità evangelica assunta come regola personale e comunitaria: non esiste proprietà privata, ma nella fraternità tutti i beni sono in comune, uomini e donne lavorano nelle aziende, in casa, nei laboratori, negli uffici della comunità, senza ricevere una paga.
La vita di Nomadelfia è una proposta: invita tutti a vivere la legge della solidarietà umana universale e i cristiani a vivere coerentemente il Vangelo.
Si torna pensosi, ma nel fondo contenti di aver visto che il Vangelo ha ancora un fascino e che è possibile viverlo con radicalità anche nel nostro tempo, oltre che nei monasteri tradizionali anche in questo atipico “monastero sociale”, come lo chiamava don Zeno.
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