Don Egidio Marin (1964-1997)

Don Piergiorgio Busolin, che ha incontrato per la prima volta Egidio Marin da ragazzo all’Oratorio di San Donà e poi, da confratello, all’Istituto Salesiano San Marco di Mestre, lo ricorda nel suo primo, unico ed intenso anno di sacerdozio:
“Alle ore 16.00 del 18 luglio 1997 con il termine degli scrutini della maturità grafica, si concludeva per don Egidio Marin il primo e unico anno di lavoro salesiano nel mondo della scuola. Era arrivato al San Marco il 10 giugno 1996. In questo periodo era stato vicepreside dell’ITIG, insegnante di impianti grafici, di matematica e di religione e contemporaneamente coordinatore delle attività di formazione continua sia nel campo meccanico che in quello grafico.
Un anno di «full immersion» nel mondo della scuola, un anno speso a capire ragazzi e professori…

Tante ore trascorse a pensare e a progettare. Dopo questo primo periodo ce ne doveva essere un altro: quello delle idee nuove da lanciare. Era questa una delle sue caratteristiche: la vivacità di pensiero. Non c’era giorno in cui non dicesse: «Sai cosa ho pensato? Qui si potrebbe fare…»
Ma, per don Egidio il tempo di «pensare» si è fermato tutto d’un colpo. È iniziato quello del vedere: vedere Dio faccia a faccia, goderne e sperimentarne tutta la bellezza infinita.
Alle 18.30 di venerdì 18 luglio sulle ultime curve della statale per Agordo, a causa di un incidente stradale, si interrompeva inaspettatamente la vita terrena di don Egidio. Sotto la pioggia i genitori aspettavano l’arrivo di un figlio che non sarebbe più arrivato a casa.
La morte ha colto don Egidio improvvisamente, ma, fortunatamente, non lo ha trovato impreparato. Aveva chiesto al suo confessore di celebrare il sacramento della penitenza proprio prima di mettersi in viaggio!
Don Egidio ci teneva alla regolarità degli appuntamenti spirituali. Ora, dopo un anno di lavoro intenso, desiderava fare due giornate di distensione. Aveva previsto tutti gli ingredienti utili a questo scopo: l’anima riconciliata con Dio, il ritrovo con i propri familiari, e la bellezza unica delle Dolomiti! E invece il Signore aveva previsto un viaggio senza ritorno con meta il Paradiso.”
Egidio Marin entrò per la prima volta in Oratorio ad 11 anni, nel settembre 1975. Accompagnato dalla mamma, domandò di don Tarcisio, direttore della Banda, di cui chiese di far parte.
Attraverso la Banda, in cui suonerà il flauto traverso, egli scoprirà il mondo affascinante dell’Oratorio, con i molti gruppi che lo rendono un ambiente vivace ed attraente. Sceglie di inserirsi negli Amici Domenico Savio, dove trova il luogo più adatto per la sua formazione ed intraprendenza. Parteciperà alla vita degli ADS anche dopo la partenza per il Noviziato, a 20 anni. L’esperienza vissuta in questo gruppo sarà uno degli elementi determinanti per la scelta della vita salesiana.
Don Riccardo Michielan così ricorda don Egidio da ragazzo, nel gruppo ADS di cui era animatore:
“Eravamo nell’estate del ’77 in un Campo Scuola a Vigo di Fassa. Don Egidio aveva appena terminato la seconda media. Si era parlato molto, in quel campo scuola, del fatto che la nostra felicità è solo figlia della felicità che doniamo agli altri. «Per esserne convinti – dicevo – non credete a me, ma interrogate la vostra esperienza. Provate a vedere chi vi ha procurato le più grandi soddisfazioni e le gioie più durature.» Fu in seguito a queste riflessioni (e mi ricordo come adesso il luogo e il momento) che venne a chiedermi di aiutarlo a farsi salesiano. Non gli interessava ancora distinguere se sacerdote o laico, anche perché al campo c’era una bella figura di coadiutore che destava tutta la sua ammirazione. La cosa si fermò lì (…)
Venne l’età della crisi, delle prime simpatie nel mondo femminile, delle prime esperienze trasgressive. Ma bastò un piccolo cenno, un richiamo perché quell’idea assopita, ma non spenta, riemergesse in tutto il suo vigore, la sua convinzione e riprendesse a viaggiare sulle ali del «ma per che cosa vale la pena?» (…)
«C’è una sola disgrazia – diceva il 3 dicembre 1983 – il pericolo di essere tiepidi, insignificanti perché rassegnati alla nostra debolezza, inchiodati da un’abitudine».”
Don Gianni Filippin ha avuto quali tirocinanti a Castello di Godego sia Valerio che Egidio:
“Fu un anno bellissimo: per amore dei ragazzi e dei giovani sembravano gareggiare nel correre avanti fino alla «temerarietà». Come direttore non potevo sempre fare da freno alle loro mille e sempre nuove proposte e iniziative di animazione giovanile” …
Prima del funerale, tenuto nel gremitissimo Duomo di San Donà, il feretro di don Egidio viene esposto nella chiesa dell’Oratorio, mentre nel cortile i ragazzi continuano a giocare ed a schiamazzare come sempre. Non è una mancanza di rispetto: è così che don Egidio avrebbe voluto.
Ora riposa assieme al suo compagno e confratello don Valerio Caramaschi ed agli altri sacerdoti e religiosi sandonatesi di nascita o “adozione”.