Saluto a don Gino da parte della sua Comunità di Santa Maria delle Grazie

il saluto di Alessandro Culatti Zilli, vicepresidente del Consiglio Pastoraledi Alessandro Culatti Zilli
San Donà di Piave, 25 agosto 2013

Carissimo don Gino. Siamo arrivati a questo momento per noi così poco desiderato ma comunque atteso, ed è per me un onore salutarti a nome della tua comunità di Santa Maria delle Grazie, la Parrocchia del Duomo di San Donà.
Già da alcuni anni ci avevi detto che per raggiunti limiti di età avevi consegnato le tue dimissioni nelle mani del vescovo e noi ci eravamo rallegrati che il vescovo ti avesse lasciato per qualche tempo qui a continuare il tuo ministero.
Ma il tempo passa e anche questi anni fruttuosi sono trascorsi, ed il tempo è giunto.

Sono 15 anni che animi con la tua presenza la vita della comunità, e quello che ci piace sottolineare è la sollecita coerenza con cui hai vissuto il tuo essere sacerdote.

Nella tua prima Omelia all’inizio del tuo servizio pastorale, il 16 maggio 1998, così esordivi:
“Poco fa il vescovo, presentandomi a voi, mi ha consegnato il libro del Vangelo e mi ha ricordato che il mio compito primario è leggerlo con voi e spiegarvelo. Egli desidera che io cominci subito. Cosa che faccio volentieri.”
E questo hai fatto, in tutti questi anni, ravvivando il nostro interesse per la Parola di Dio e sapendo coglierne anche gli aspetti meno evidenti, senza mai banalizzarla o renderla facile moralismo. E anche la tua arguzia, che si manifesta a volte in battute azzeccate, ci ha aiutato spesso a riflettere, perché la tua ironia non è fine a sé stessa, ma segno di riflessione e frutto di esperienza di vita.
Ancora nella tua prima Omelia, guardando al tuo incarico, con queste parole ti auguravi di vivere a San Donà: ” Per quanto mi riguarda vorrei tanto poter dare il mio contributo, in dialogo con sacerdoti, religiosi e laici, alla crescita corale della comunione in questa comunità, facendo emergere l’unità intorno alle cose necessarie ed essenziali, in un clima di grande libertà di ricerca e di testimonianza, quale è la libertà propria di noi che siamo figli di Dio.”
Fin da subito con questa estrema sintesi avevi messo in evidenza quelli che sono stati poi i tuoi punti di forza:
il dialogo come strumento di crescita della comunità;
l’unità della comunità cristiana attorno alle cose veramente necessarie ed essenziali alle quali prima di tutto dobbiamo mirare;
la libertà di ricerca intellettuale che ti caratterizza fin dalla giovinezza, giovinezza nella quale ti sei dedicato agli studi di sociologia in seminario diocesano, cosa non così comune in ambito ecclesiastico;
la testimonianza come segno di una ricchezza che si è ricevuta, e che si deve a nostra volta donare.
Il tutto per promuovere tra gli uomini la libertà propria dei figli di Dio.
Possiamo rassicurarti don Gino: quello che ti eri riproposto l’hai portato avanti con la tenacia e le grandi capacità che ti caratterizzano, tenendo fede ai tuoi impegni. E questo nonostante le debolezze umane che tutti abbiamo, come quando sei stato a lungo ammalato.
Ma ci sono altre cose che vogliamo sottolineare:
Ad esempio la tua capacità di cogliere i segni dei tempi e l’aver contribuito, come presidente dell’Istituto Monsignor Saretta, a dare un volto nuovo a questa struttura educativa e assistenziale rivolta ai minori.
Con il nome nuovo di ‘Casa Saretta’ si è voluto evidenziare l’aspetto familiare e di apertura dell’opera, sorta a suo tempo come orfanotrofio. Oggi, anche grazie a te, don Gino, oltre alle attività strettamente pastorali legate alla formazione cristiana, in essa tanti bisogni trovano casa, una porta aperta per ogni evenienza: dal doposcuola al centro di ascolto Caritas, dal centro di aiuto alla vita alla distribuzione di viveri e aiuti della San Vincenzo o al Microcredito. Vogliamo anche ricordare la tua attenzione per gli anziani e i malati.
Grazie, don Gino, per averci sollecitati a guardare avanti, a guardare alla persona in situazione di bisogno come la guarderebbe Gesù. Grazie soprattutto perché ci hai aiutato a valorizzare le innumerevoli risorse del laicato e del volontariato per la causa del Vangelo.
Senza dubbio un tratto saliente della tua personalità è quello di aver cercato di incarnare le riflessioni e proposte del Concilio Vaticano Secondo, cercando di applicarle quotidianamente sia nella pastorale che nell’organizzazione della parrocchia.
Si, perché bisogna dire che se c’è una passione che emerge spesso da come parli, è quella per il soffio dello Spirito Santo che si è manifestato attraverso il rinnovamento e il grande ardore spirituale del Concilio. E tu non hai mai mancato di farcelo conoscere, spiegandoci i vari documenti e costituzioni, ma soprattutto cercando di viverlo, in una parrocchia così complicata come la nostra. Già, perché tra il vitalissimo Oratorio Don Bosco e il Piccolo Rifugio, Casa Saretta e le catechiste, l’asilo parrocchiale e il Consiglio per gli affari economici, l’Azione Cattolica e gli Scout, il volontariato e Villa letizia, Consiglio Pastorale e vita cittadina, bambini e genitori, i nostri cori, lettori e diaconi, fidanzati e formazione degli adulti, finestra biblica e cappella della Parola, vicariato, Collaborazione Pastorale e una miriade di associazioni benefiche, nessuno potrebbe seguire tutto da solo. E tu hai saputo collaborare nella gestione con i diversi sacerdoti che si sono succeduti nella parrocchia, con i Salesiani e le religiose delle diverse comunità, sostenendo le varie associazioni e attività nel segno della partecipazione e della corresponsabilità, ma soprattutto inserendo e valorizzando i fedeli laici, in particolare le donne, nella catechesi, nella pastorale e anche nell’amministrazione della parrocchia, aiutandoli così a maturare una fede adulta.
Una fede adulta che non si estrania dal mondo, ma è caratterizzata da capacità di ascolto, attenzione alle novità e disponibilità al confronto. Una fede attenta anche all’evoluzione sociale e politica della società, in cui il cristiano sia seme di bene.
E questo l’hai fatto senza grandi enfasi, senza smancerie, sottolineando il valore della sobrietà ed essenzialità che può diventare uno stile di vita.
Come sta scritto nell’epitaffio di Ignazio di Loyola “non coerceri maximo contineri minimo divinum est” , vale a dire: Non esser costretto da ciò ch’è più grande, essere contenuto in ciò ch’è più piccolo, questo è divino!
Vogliamo riconoscere che il piccolo dettaglio, magari apparentemente insignificante delle nostre vite e relazioni personali, può essere indice dell’amore per Dio e per i più alti ideali. Come la cura con cui prepari i funerali, segno di sensibilità e amore per l’uomo.
Da bambino sei vissuto a Fanzolo, vicino a Castelfranco e Vedelago, e a volte ci hai raccontato aneddoti di una vita semplice e contadina. Ora sappiamo che vuoi far ritorno ai luoghi della tua infanzia andando a vivere nelle vicinanze dei tuoi familiari. Per questo ti auguriamo di continuare a vivere nella pienezza di una vita vissuta coerentemente al servizio del vangelo e continueremo a pregare per te.
Per questa tua vita spesa per noi e la nostra comunità, la tua comunità, noi ringraziamo te don Gino e il Padre che ti ha voluto fra noi, e ti auguriamo di continuare a dirigere i tuoi passi sulla Sua strada, come Egli vuole.
Un grande ed affettuoso abbraccio da noi tutti!