Le reliquie di S. Domenico Savio a San Donà
In occasione del 50° anniversario della canonizzazione di Domenico Savio (1842-1857), i salesiani hanno organizzato da febbraio ad aprile 2004 la presenza itinerante delle reliquie in diverse città d’Italia, dove si è evidenziata una notevole devozione popolare. Il 27 febbraio scorso, l’urna con le reliquie del primo santo di 15 anni è arrivata anche a San Donà di Piave.
La figura del giovane piemontese è particolarmente ricordata all’Oratorio Don Bosco dove, a metà degli anni ’50, fu fondata l’associazione “Amici Domenico Savio”, tuttora attiva con aderenti dall’età delle elementari sino agli oltre vent’anni.
Da Torino a San Donà
Prima di arrivare a San Donà di Piave, venerdì sera 27 febbraio 2004, le reliquie di San Domenico Savio sono state portate all’Oratorio salesiano di Trieste, dove è di casa don Domenico Dal Santo. Questo salesiano fondò assieme al giovane Giancarlo Zanutto il gruppo Amici Domenico Savio, all’Oratorio di San Donà, a metà degli anni ’50, quando era direttore don Moretti. Allora, Dal Santo era coadiutore; il Zanutto è ora sacerdote salesiano, missionario in Ecuador.
La devozione a Domenico Savio è tradizionale nella nostra città, dove ormai numerosissimi abbiamo imparato a conoscere la figura e l’esempio di questo allievo di Don Bosco, che aveva visto nel giovinetto della “buona stoffa” per il Signore. Il 12 giugno 1954 Pio XII proclamò Domenico Savio “Santo”, ponendolo come testimone autorevole della Chiesa.
I salesiani hanno ritenuto importante ricordare e suscitare la devozione di questo ragazzo morto a 15 anni non ancora compiuti, trasportando le sue reliquie in alcuni luoghi d’Italia, tra cui la nostra città (assieme ad altre nove nel Triveneto).
La piccola tomba di San Domenico Savio si trova in un altare laterale della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, dove è sepolto anche Don Bosco. Lì vicino sono sempre presenti fiocchi colorati, fiori e messaggi; sono le preghiere di ringraziamento o di supplica soprattutto delle mamme. Molte sono, infatti, le donne incinte che domandano intercessione a Domenico Savio, per problemi legati alla gravidanza.
Pochi mesi prima della morte, Domenico chiese a Don Bosco di rientrare in famiglia, a Mondonio, perché la mamma incinta era molto grave e rischiava di morire, assieme alla sua creatura. Arrivato al capezzale della mamma, Domenico la abbracciò e la baciò, poi le pose al collo un abitino della Vergine che portava con sé e uscì. Poco dopo la signora diede alla luce una bambina, senza complicazioni di salute, senza che lei né la creatura soffrissero…
Alla richiesta che Domenico scrive in un biglietto “Mi aiuti a farmi santo”, Don Bosco risponde seriamente con una ricetta, i cui ingredienti sono: “Primo: allegria. Ciò che ti turba e ti toglie la pace non piace al Signore. Caccialo via. Secondo: i tuoi doveri di studio e di preghiera. Attenzione a scuola, impegno nello studio, pregare volentieri quando sei invitato a farlo. Terzo: far del bene agli altri. Aiuta i tuoi compagni quando ne hanno bisogno, anche se ti costa un po’ di disturbo e di fatica. La ricetta della santità è tutta qui”. E il giovane Savio la seguì alla lettera…
La santità di Domenico non nasce però improvvisata. Oltre alla guida sicura di Don Bosco, già in famiglia respira la fede cristiana. Così si espresse sua sorella Teresa: “In tutti eravamo dieci figli, dei quali Domenico fu il maggiore ed io la minore. Mio babbo era fabbro ferraio con bottega propria, e mia madre, oltre ad attendere alle cure della famiglia, faceva pure la sarta. Io li ho conosciuti come ottimi cristiani… Non una sera si andava a riposo senza aver recitato in famiglia il S. Rosario e neppure ci mettavamo a tavola senza domandare la benedizione del Signore”.
Si può vedere quindi un progetto educativo costruito fin dalla nascita e con diversi “attori”.
“Anche se ti mettono in alto sugli altari, tu non ci fai più nessuna soggezione”, sono le parole di un canto di qualche anno fa, che ci vuole ricordare la “vicinanza” di Domenico Savio e la possibilità di imitare il suo esempio, appunto nel quotidiano. La caratteristica saliente di Domenico sta nella sua ferma volontà di seguire il Signore, lungo la strada indicatagli dal suo maestro e padre spirituale, Don Bosco. Ne esce una figura attualissima e di esempio non solo per i giovani della sua età.
Dopo Don Bosco, Savio è probabilmente il primo che mette in pratica il “sistema preventivo” proposto dal sacerdote piemontese per l’educazione dei giovani. Infatti, assieme ad altri amici (uno diverrà il successore di Don Bosco e l’altro cardinale) fondò la “Compagnia dell’Immacolata”, avente come proposito operativo il seguire personalmente i propri compagni più a rischio e l’accoglienza dei nuovi entrati all’Oratorio di Valdocco, come fossero quasi angeli custodi: una forma appunto di “progressione personale”.
La virtù della mitezza ricordataci dalle Beatitudini fu incarnata da Domenico, il quale interveniva attivamente contro azioni di violenza contro Dio e gli uomini: con fermezza, non ci pensò due volte a mettersi fra due compagni in procinto di scagliarsi sassi reciprocamente e nel richiamare il violento linguaggio contro Dio di un carrettiere. “Tra noi era un vero portatore di pace” ricordavano ad anni dalla sua morte alcuni compagni.
Domenico Savio fece le cose di tutti i giorni con il cuore, cioè per amore: “Gesù e Maria siate voi sempre i miei amici” invocò la sera dell’8 dicembre 1854, la prima festa dell’Immacolata. E con vera preoccupazione missionaria desiderava che tutti i suoi compagni avessero tale aspirazione.
Questa aspirazione alla santità, mediante la strada indicata dalla Chiesa, i gesti della fede e soprattutto la volontà di mettersi alla sequela, sono la testimonianza del Giovane Domenico Savio per giovani e… adulti.
Note biografiche su San Domenico Savio
2 aprile 1842. Domenico nasce a San Giovanni di Riva, presso Chieri, da Carlo e Brigida Gaiato.
1843. La famiglia Savio si trasferisce a Morialdo, a 20 minuti di cammino dalla casa di Don Bosco.
1849. Domenico fa la sua Prima Comunione a Castelnuovo d’Asti.
1853. La famiglia Savio si trasferisce a Mondonio, dove Domenico finisce le elementari.
1854. Primo incontro tra Don Bosco e Domenico Savio. Don Bosco lo accetta tra gli studenti del suo Oratorio di Valdocco (Torino), dove il ragazzo arriverà a fine ottobre, accompagnato dal papà.
1856. Domenico, insieme ad altri amici, fonda la “Compagnia dell’Immacolata”.
1857. Su consiglio di Don Bosco, preoccupato della sua salute in rapido declino, Domenico torna in famiglia. Una settimana più tardi (9 marzo), dopo aver subito 10 salassi, Domenico muore. Don Bosco annunciò così ai ragazzi dell’Oratorio la sua morte: “La sera del 9 marzo eravi un angelo di meno in terra e uno di più in cielo”.
1933. Pio XI dichiara Domenico Savio “Venerabile”.
1950. Pio XII proclama Domenico Savio “Beato”.
12 giugno 1854. Papa Pio XII proclama Domenico Savio “Santo”. L’effige di Domenico Savio è assieme a quella di Don Bosco e di un giovane indio sopra la statua di San Pietro, nella Basilica omonima di Roma.
2004. Nel 50° anniversario della canonizzazione, le reliquie di San Domenico Savio sono trasportate dalla Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino in 48 città d’Italia.