Lettera di p. Siro Pellizzaro – Ecuador – marzo 2004
Sucua, 15 Marzo 2004
Carissimi amici del Gruppo missionario,
Finalmente trovo un pò di tempo per scrivere. Anzitutto sento il bisogno di ringraziare di cuore tanti favori ricevuti durante la mia permanenza in Italia. Il vostro affetto e la vostra bontà mi hanno fatto sentire in famiglia. Ringrazio anche la vostra collaborazione economica che mi ha aiutato a risolvere molti problemi della missione.
Ringrazio soprattutto le vostre preghiere, che operano il miracolo della conversione a Cristo degli indigeni. Tutti voi mi avete fatto sentire che la missione non è mia ma nostra e che tutti insieme siamo missionari in modo differente. Mi sento veramente un inviato della chiesa di San Donà, per impiantare la chiesa di Cristo fra gli shuar dell’Amazzonia.
Ringrazio anche la bella letterina e gli auguri di Natale che mi avete mandato con tutte le vostre firme. La mia salute va meglio e così posso lavorare più facilmente. Durante la mia assenza la mia parrocchia è rimasta senza preti e quindi ho avuto un bel da fare per dare i Sacramenti ai bambini del catecumenato, animare i villaggi e i ministri, che hanno fatto il loro meglio anche senza il prete.
I diaconi permanenti, gli esorcisti, i ministri della Comunione, i ministri della parola e i catechisti hanno lavorato nelle loro comunità durante i quattro mesi della mia assenza. Hanno fatto il loro ritiro mensile guidati dai Diaconi. Senza la presenza del missionario si sono sentiti più responsabili e anche si sono convinti che, per avere una chiesa autonoma con identità propria, loro devono arrivare al sacerdozio. La mancanza di missionari mette in pericolo la continuità della chiesa locale, se loro non arrivano a capacitarsi in tutti i ministeri ecclesiali.
Ancora una volta ho capito la necessità del Seminario Shuar Wea-Nekaptai, per arrivare di ministero in ministero al sacerdozio e anche all’episcopato indigena, come ha detto il Papa nella sua visita all’Ecuador.
Per questo ho realizzato i corsi di formazione ministeriale che che sono stati sospesi durante la mia assenza e ho preparato le suore shuar Mari-nua e i religiosi shuar Papru-aents come maestri del seminario nei corsi di formazione ministeriale più avanzati. Il seminario deve arrivare a poco a poco ad essere autonomo anche in assenza dei missionari. Questo ideale va avanti pian piano, perchè è difficile trovare tra gli shuar vocazioni religiose e sacerdotali perseveranti che diano continuità alle strutture ecclesiali.
Ho provato la resistenza delle mie gambe, visitando anche i villaggi di Sunkants e Utunkuc, dove non posso arrivare in macchina e devo fare circa quattro ore di marcia a piedi sotto il sole tropicale o la pioggia insistente, nel fango, superando alte montagne. Un bastone è stato il mio sostegno. La gente mi ha ricevuto con molto entusiasmo e ho confessato durante tre e quattro ore e occupato altre due ore per la Messa e l’amministrazione dei sacramenti. E’ edificante vedere persone che fanno molte ore a piedi, o a cavallo, per venire alla chiesa e non si stancano di ascoltare il Sacerdote, senza preoccuparsi del cibo, seduti, o in piedi per la mancanza di posti, pigiati e sudando per mancanza di ventilazione.
Alcuni hanno vergogna della loro cultura e vogliono occultare la loro identità, però quando facciamo l’inculturazione del Vangelo, sentono la gioia di conoscere che lo stesso Dio dei loro nonni si è incarnato in Cristo e continua ad aiutarli come l’ha fatto anticamente. Questo Gesù incarnato nella loro cultura arriva essere poco a poco il modello di vita che li incoraggia a superare il complesso culturale, perchè Gesù purifica la Cultura tradizionale e le dà una nuova forza.
Coloro che abbandonano le loro tradizioni, perdono la loro identità e la scala dei valori. generalmente abbandonanoo le loro terre e si rifugiano nelle città. Arrivano alla più lamentabile degenerazione, dandosi completamente ai vizi. Sfruttati dai bianchi, vivono nella miseria, in condizioni infraumane. Finchè vivono nei loro villaggi, vivono onestamente, mantenendo i buoni costumi della loro civilizzazione.
Purtroppo, quando si parla di “Indios” si parla dell’indio corrotto della città e non dell’indio veramente civilizzato della tradizione, che mette il valore religioso alla base della vita e che difende il valore del matrimonio, dell’onestà, dell’educazione per la vita dei figli…
In questo tempo ho pubblicato anche il dizionario Shuar-Castellano, la Grammatica shuar e un libro della mitologia shuar, per far conoscere, soprattutto ai missionari, la ricchezza della cultura shuar.
Spero trovar un pò di tempo nel mese di Settembre e ritornare in Italia per l’operazione della cataratta dell’occhio sinistro.
Si avvicina la Pasqua e auguro a tutti voi che Gesù Risorto vi conceda superare ogni difficoltà, per vivere una vita nuova secondo il Vangelo.
Buona Pasqua a tutti…
D.Siro M. Pellizzaro