In ricordo di due Parroci del Duomo: mons. Saretta e mons. Dal Bo

Saretta condusse l’unica grande Parrocchia di San Donà di Piave per ben 46 anni (1915-61), attraverso due tragici periodi bellici; Dal Bo, chiamato a succedergli (1961-74), ebbe il compito di avviare la creazione delle nuove e attuali parrocchie cittadine, nel periodo del Concilio e post-Concilio.
Dal Bo scrisse nel suo programma pastorale presentato ad una settimana dal suo insediamento a San Donà (3 settembre 1961): “…Mi farò vostro esempio di bontà, di gentilezza e di carità verso tutti, perché anche il vostro cuore sappia compatire, perdonare e aiutare i fratelli. Non dobbiamo dimenticare che la misura dello spirito cristiano di ciascuno di noi è data dal modo col quale sapremo mettere in pratica il precetto dell’amore… Tutto il ministero nostro di sacerdoti è in funzione di questo principio: «le anime devono vivere in grazia“.
Alla sua morte, sopraggiunta dopo alcuni anni di malattia, il 28 maggio 1974, come da suo desiderio confidato al giovane Maurizio De Pieri (attuale parroco di Monastier), furono suonate a festa le campane del Duomo…
Scriveva nel suo testamento spirituale (1970): “Posso sinceramente assicurare che ho sempre amato tutti nel Signore e che ho cercato solo il bene anche quando ho usato maniere un po’ forti, preoccupato sempre e solo della salvezza delle loro anime. Il Signore mi ha dato la gioia di vedere e amare Cristo nei poveri e nei sofferenti.“
Caro Mons. Saretta…
…Ancora oggi molti ti nominano e ti ricordano con gratitudine. Tante opere da te volute hanno resistito nel tempo: l’Istituto Saretta, il Piccolo Rifugio, la venuta dei Salesiani, l’Istituto S. Luigi. Dotato di intelligenza non comune e laureato in scienze sociali, hai inventato molto per la cultura (conferenze con uomini di grido e foglietto parrocchiale settimanale), per la socializzazione (casa a Jesolo e a Cortina per i ragazzi), per la formazione cristiana (biblioteca e istruzione religiosa).
Dicevi spesso di aver paura “di un popolo ignorante” ed eri schietto e spietato verso chi occupava posti di responsabilità. Calunnie, attacchi e processi non ti furono risparmiati – sereno hai lasciato passare le tempeste. Eri uomo di cuore, davi del “lei” anche all’ultimo cappellano, amavi l’amicizia e soprattutto la giustizia difendendo i mezzadri e gli operai dall’alto del pulpito, con la voce e le lacrime, rimanendo sempre un signore nello stile.
Con il tuo popolo attraversasti due guerre mondiali, predicando l’amore, insegnando il perdono, invitando alla speranza da vero sacerdote. Temevi non solo la guerra e la povertà, ma il degrado morale che queste portano.
Eri devoto all’Eucarestia, curando l’adorazione e le celebrazioni (incrementasti la Confraternita del Santissimo e l’adorazione delle quarant’ore abbellendo il duomo e i suoi paramenti).
Ed eri devoto della Madonna, recitando il Rosario e donando rosari a soldati ed emigranti in partenza o a mamme preoccupate.
Sostenesti la festa della Madonna del colera, con processioni che non hanno pari per folla e devozione neppure oggi.
Anche partendo da San Donà, tre anni prima della morte, raccomandasti: “Santificate il giorno del Signore e siate devoti della Madonna. E amate, aiutate, frequentate la vostra bella chiesa”…
Papa Giovanni, quaranta giorni prima di venire eletto Papa, passando per S. Donà diceva a un cappellano “Voglia tanto bene a Mons. Saretta. Ha la fortuna di vivere e lavorare accanto ad un uomo grande che avrebbe meritato molto di più di quello che ha avuto“.
Grazie don Luigi, dal tuo successore di oggi e dal tuo “gregge” di sempre.
(Testo di don Marco Scattolon, già Parroco di Mussetta, in occasione del 40° anniversario della morte di mons. Saretta, 2004)
A cura di M.F.