21 Aprile 2025

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Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

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ApprofondimentiVite da raccontare

Sessantesimo anniversario della morte di mons. Luigi Saretta

A sessant’anni dalla morte ricordiamo mons. Luigi Saretta, che la sera del 26 giugno 1915 arrivò a San Donà, quale nuovo parroco dell’allora unica e vasta parrocchia di 14 mila abitanti. Da subito con fede ed impegno mise in atto il suo proverbiale zelo.

Nell’aprile 1915, il neo parroco scrisse una lettera di saluto anche al sindaco Giuseppe Bortolotto il quale, dopo i saluti di circostanza, gli rispose: “…Ella saprà cattivarsi la benevolenza di tutto il Paese se, come dice, svolgerà la sua elevata missione di carità e di fede, tenendosi all’infuori del campo nel quale svolge la sua azione l’Autorità Civile“. In realtà, nei 46 anni che seguirono, mons. Saretta interverrà con sapienza, intelligenza e lungimiranza “a tutto tondo” nella pastorale, fede e carità, ma anche in vari aspetti civili della sua Parrocchia… ottenendo stima, rispetto e gratitudine per i frutti maturati.

Scarica il testo in formato pdf con cenni biografici a cura di Marco Franzoi

MONS. LUIGI SARETTA (1885-1964)
Parroco del Duomo di San Donà dal 1915 al 1961

Il trentenne don Saretta arrivava a San Donà di Piave, senza clamore ed onori, trovando la canonica occupata dal Comando Militare italiano (poco più di un mese prima era iniziata la guerra anche per l’Italia), che gli offrì una branda. Il giorno dopo in Duomo egli si presentò ai suoi nuovi parrocchiani, che non sapevano della sua venuta: “Volete vedere il vostro nuovo arciprete? Guardatemi bene. Sono io. Sono venuto in un momento tragico. Il cannone tuona. Molti dei miei figli sono in pericolo. Non ho voluto nessuna esteriorità di festa. Vogliatemi bene. Vi prometto che vi amerò e tutta la mia vita spenderò per voi. Pregate per me.

E lo zelante Saretta si mise da subito all’opera, in un “terreno che per le discordie, le divisioni create da problemi economici e sociali, pareva chiuso alle opere d’amore”.

Cenni biografici
Luigi Saretta nacque a Montebelluna (TV) da Pietro e Letizia Gasparini il 14 agosto 1885. A 3 anni rimase orfano di padre. La madre ventiquattrenne rimase vedova con due figli. La sorella Chiara divenne suora canossiana, missionaria in India per venticinque anni. Già a nove anni, dopo la sua prima Comunione, il piccolo Luigi confidava alla mamma che voleva diventare sacerdote. Nel 1900 era seminarista ed accolse il nuovo parroco di Montebelluna mons. Giuseppe Furlan, che gli fu modello di pastore. Dopo gli studi teologici nel seminario di Treviso, il 26 luglio 1908 Luigi Saretta fu ordinato sacerdote dal Vescovo di Treviso, il beato mons. Andrea Giacinto Longhin. Nel primo anno di sacerdozio insegnò lettere nel seminario diocesano. In seguito fece parte della Direzione Diocesana, fondò le scuole libere di religione (l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche era allora vietato o fortemente ostacolato), elementari e medie.

Nel 1909 il Vescovo gli affidò l’incarico di Assistente Ecclesiastico dell’Unione Giovanile Cattolica (Azione Cattolica) Diocesana. Con mamma Letizia prese alloggio in tre modeste stanze di Palazzo Filodrammatici a Treviso.

Nel 1911 don Saretta si laureò in Scienze Sociali alla pontificia facoltà di Bergamo, dove conobbe don Angelo Roncalli. Venne quindi nominato direttore del settimanale diocesano “La Vita del popolo” ed Assistente Regionale della Gioventù Cattolica Italiana.

Nel 1914 lasciò la redazione del giornale e divenne vicario di San Nicolò di Treviso. Alla fine dell’anno il vescovo Longhin lo individuò quale nuovo Arciprete di San Donà e, alla sua esitazione, lo esortò scrivendogli: “Raccomandati a Dio e pensa che l’ubbidienza fa miracoli”.

L’11 gennaio 1915 don Luigi Saretta venne nominato ufficialmente parroco della Parrocchia Santa Maria delle Grazie di San Donà, la più vasta della Diocesi di Treviso, dove arrivò verso le sette di sera del 26 giugno. Da quel giorno, per 46 anni, la sua vita sarebbe coincisa con la storia di San Donà.

Di lì a poco arrivò anche don Gerardo Pasini, il primo dei numerosi cappellani che coadiuvarono Saretta nel corso di 46 anni a San Donà, con la cui popolazione condivise le tragiche vicende di due guerre mondiali…

La sua rinuncia alla Parrocchia (febbraio 1961), per raggiunti limiti di età fu annunciata dallo stesso vescovo Mistrorigo al termine della messa vespertina del 27 aprile 1961, nella Festa di san Liberale. Il 21 giugno, dopo la solenne manifestazione di saluto delle autorità nel Municipio di San Donà, mons. Saretta si trasferì nella nuova abitazione messagli a disposizione dal Vescovo in via Filzi n. 10, Parrocchia Sant’Agnese di Treviso, dove divenne membro del Capitolo della Cattedrale.

Dal suo saluto di congedo

Ai miei carissimi Sandonatesi!

Prima di partire da S. Donà, avrei desiderato di dare a tutti il mio saluto. Ho lasciato la Parrocchia nel silenzio e nel pianto.

Dio solo sa quanto ho sofferto. Non avrei mai pensato di voler tanto bene ai Sandonatesi! Dopo un mese dal distacco sento il bisogno di ritornare, almeno con lo spirito, nella bella Chiesa di S. Donà e di gridare per tutte le vie il mio grazie, il mio saluto, il mio augurio ai figli che ho tanto amato e che mi hanno ricambiato di tanto affetto e di tanta gratitudine. Vi scrivo con le lacrime. Finché avrò vita non vi potrò mai dimenticare.

Chiedo perdono a chiunque avessi offeso o contristato e se alcuno mi avesse fatto del male, è stato cordialmente perdonato (…)

Spero di chiudere i miei giorni tra voi. Il Venerando Pastore della Diocesi me l’ha promesso. Sono pieno di acciacchi e avanti con gli anni. Già nel distacco ho assaporato anticipatamente quasi tutte le separazioni della morte. Ora non ho che un solo desiderio, quello di chiudere santamente i miei giorni e di riunirmi a tante Persone che ho amato, che mi hanno amato e sono passate da questa vita…

Dilettissimi figli e fratelli di S. Donà, l’ultima parola che vorrei ripetervi  anche sul letto di morte voi la conoscete. Ve l’ho ripetuta in tutte le feste migliaia di volte: santificate il Giorno del Signore e siate devoti della Madonna, che a S. Donà di Piave è passata sempre in trionfo in mezzo al suo popolo. Proprio ai piedi della Celeste Madre vi ripeto: Addio e vi Benedico.

Fra poco conoscerete e riceverete il Nuovo Pastore. Se volete farmi contento donate a Lui d’ora in poi l’affetto che avete portato a me, e qualche volta ricordatemi nelle vostre preghiere. Il vostro vecchio Arciprete Monsignor Luigi Saretta”  (Treviso, 16 luglio 1961)

Di lì a poco iniziarono le sue frequenti visite a San Donà, “dove gli era rimasto il cuore”.  L’ultima fu il 24 maggio 1964, quando mons. Saretta fu all’Oratorio Don Bosco dove, sotto il porticato assistette alla processione in onore di Maria Ausiliatrice e concluse la celebrazione con parole di lode alla Madre Celeste: “Parlò di lei come poche volte aveva fatto.”

Alla sera del 30 maggio, di rientro da un giorno di visite a suoi ex cappellani ed alla sorella canossiana, improvvisamente morì sulla soglia della sua abitazione di Treviso.

Il 2 giugno si tenne il funerale nella Cattedrale di Treviso e poi già nel mattino il feretro venne portato nel Duomo di San Donà, dove fu vegliato sino alle 17, quando iniziarono i solenni funerali. Come da sua volontà fu sepolto presso la tomba della mamma Letizia, nel cimitero di San Donà ed in seguito nella nuova cappella del cimitero.

Caro mons. Saretta…
 “Ancora oggi molti ti nominano e ti ricordano con gratitudine. Tante opere da te volute hanno resistito nel tempo: l’Istituto Saretta, il Piccolo Rifugio, la venuta dei Salesiani, l’Istituto S. Luigi. Dotato di intelligenza non comune e laureato in scienze sociali, hai inventato molto per la cultura (conferenze con uomini di grido e foglietto parrocchiale settimanale), per la socializzazione, per la formazione cristiana (biblioteca e istruzione religiosa). Dicevi spesso di aver paura “di un popolo ignorante” ed eri schietto e spietato verso chi occupava posti di responsabilità.  Calunnie, attacchi e processi non ti furono risparmiati – sereno hai lasciato passare le tempeste. Eri uomo di cuore, davi del «lei» anche all’ultimo cappellano, amavi l’amicizia e soprattutto la giustizia difendendo i mezzadri e gli operai dall’alto del pulpito, con la voce e le lacrime, rimanendo sempre un signore nello stile. Con il tuo popolo attraversasti due guerre mondiali, predicando l’amore, insegnando il perdono, invitando alla speranza da vero sacerdote. Temevi non solo la guerra e la povertà, ma il degrado morale che queste portano. Eri devoto all’Eucarestia, curando l’adorazione e le celebrazioni.

Ed eri devoto della Madonna, recitando il Rosario e donando rosari a soldati ed emigranti in partenza o a mamme preoccupate. Sostenesti la festa della Madonna del colera, con processioni che non hanno pari per folla e devozione neppure oggi. Anche partendo da San Donà, tre anni prima della morte, raccomandasti: “Santificate il giorno del Signore e siate devoti della Madonna. E amate, aiutate, frequentate la vostra bella chiesa“… Il Patriarca Roncalli, 40 giorni prima di essere eletto Papa, passando per S. Donà diceva ad un cappellano “Voglia tanto bene a Mons. Saretta. Ha la fortuna di vivere e lavorare accanto ad un uomo grande che avrebbe meritato molto di più di quello che ha avuto“. Grazie don Luigi, dal tuo successore di oggi e dal tuo «gregge» di sempre.” (don Marco Scattolon, già Parroco di Mussetta, 2004).

Mons. Ettore Cunial, Arcivescovo vicegerente di Roma, già cappellano di Saretta, in occasione dell’inaugurazione del busto all’entrata del Duomo (1965): “Chi vuole commemorare Mons. Saretta deve entrare nella storia di S. Donà di Piave perché le opere e le iniziative portate a termine dal defunto Pastore sono testimonianza, insieme, del suo lavoro e del suo grande cuore: opera concreta che ricorderà a tutte le generazioni questo Sacerdote e sarà motivo di meditazione.

a cura di Marco Franzoi

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