Cinquantesimo anniversario della morte di mons. Angelo Dal Bo
A cinquant’anni dalla morte ricordiamo mons. Angelo Dal Bo, che nel suo programma pastorale scriveva: “…Mi farò vostro esempio di bontà, di gentilezza e di carità verso tutti, perché anche il vostro cuore sappia compatire, perdonare e aiutare i fratelli. Non dobbiamo dimenticare che la misura dello spirito cristiano di ciascuno di noi è data dal modo col quale sapremo mettere in pratica il precetto dell’amore… Tutto il ministero nostro di sacerdoti è in funzione di questo principio: «le anime devono vivere in grazia».”
Periodicamente, e soprattutto negli ultimi anni di vita, in diverse occasioni l’Arciprete soleva richiamare alcuni punti del suo programma pastorale, a dimostrazione di averlo avuto sempre presente nel suo operato. Scriveva nel suo testamento spirituale (1970): “Posso sinceramente assicurare che ho sempre amato tutti nel Signore e che ho cercato solo il bene anche quando ho usato maniere un po’ forti, preoccupato sempre e solo della salvezza delle loro anime. Il Signore mi ha dato la gioia di vedere e amare Cristo nei poveri e nei sofferenti.“
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MONS. ANGELO DAL BO (1910-1974)
Parroco del Duomo di San Donà dal 1961 al 1974
Angelo Dal Bo arrivava a San Donà di Piave come nuovo parroco, dopo i 46 anni di mons. Saretta, il 3 settembre 1961, con il compito di avviare la creazione delle nuove ed attuali parrocchie cittadine.
Quando l’anno dopo iniziò il Concilio Vaticano II, egli introdusse e guidò la comunità sandonatese nelle sue novità pastorali e liturgiche. Fu attento alle opere parrocchiali ed amico degli ordini religiosi femminili e maschili, con cui collaborò pastoralmente nella città.
Cenni biografici
Angelo Dal Bo nacque il 15 ottobre 1910 in una famiglia operaia di San Trovaso di Preganziol (TV). Compì gli studi nel Seminario di Treviso, nel ginnasio come alunno esterno e, poi, nel Liceo e nella Teologia come alunno interno.
Dal suo diario di Seminario (1930)
Proposito: Accogliere o Signore come segno della vostra benevolenza e del vostro amore qualsiasi disgrazia, qualsiasi tribolazione e umiliazione che vorrete mandarmi (25 febbraio).
Propositi: 1° mi sforzerò di sradicare dal mio cuore i piccoli moti d’invidia che alle volte mi tormentano. 2° Non amerò l’umiltà solo a parole ma anche con i fatti (9 marzo).
Proposito: Appena m’accorgerò di essere tentato ricorrerò a Maria SS. e al mio Angelo Custode (11 marzo).
Proposito: Pensare spesso alla passione del Signore e pensare anche che io pure fui un suo crocifissore (14 marzo).
La santità consiste nel fare bene e con vero spirito d’amore tutte le azioni ordinarie prescritte (15 marzo).
Proposito: chiederò ogni mattina al Signore di avere sempre fede viva specialmente verso il SS. Sacramento (18 marzo).
Angelo Dal Bo venne ordinato sacerdote il 6 giugno 1935. Il giorno seguente celebrò la prima Messa solenne a San Trovaso, accolto con gran gioia dai suoi compaesani. Trascorso un mese, veniva nominato cappellano a Paese (TV), dove affiancò per un anno lo stimato arciprete Andreatti. Con grande apprezzamento dei fedeli, don Angelo applicò la sua missione apostolica nel confessionale, nel catechismo e nell’animazione dell’Azione Cattolica. Il vescovo Mantiero lo destinò poi a Treviso, quale sacrista della Cattedrale. Nel nuovo incarico egli confermò la sua predilezione per l’apostolato tra i giovani e così, dopo un anno, gli fu affidato il delicato ed impegnativo incarico di vicerettore del Collegio San Pio X di Treviso. Lì dimostrò particolari doti di educatore intelligente ed autorevole. Erano gli anni drammatici della seconda guerra mondiale, quando il Collegio dovette emigrare a Crocetta del Montello e poi a Campocroce di Mogliano.
Nel 1949 don Angelo fu nominato arciprete della parrocchia di Loreggia, dove rimase per dodici fruttuosi anni. In quel periodo ebbe le sue più grandi consolazioni spirituali dalle fiorenti associazioni giovanili e adulte dell’Azione Cattolica della sua parrocchia.
Il 27 aprile 1961 nel Duomo di San Donà il vescovo Mistrorigo annunciava ufficialmente le dimissioni da parroco di mons. Saretta, per raggiunti limiti di età. Di lì a qualche mese, arrivò l’annuncio a Dal Bo della nuova destinazione per la Parrocchia Santa Maria delle Grazie di San Donà.
Accettò l’incarico con spirito di obbedienza, esprimendo la volontà di esplicare le sue doti e sfruttare tutta la sua esperienza pastorale per il bene delle anime della nuova famiglia spirituale affidatagli. Così fece sino alla sua morte, avvenuta il 28 maggio 1974.
Dalle pagine del Foglietto Parrocchiale
L’Arciprete Dal Bo, continuando la tradizione del predecessore mons. Saretta, utilizzò le pagine del Foglietto Parrocchiale per portare il suo pensiero e meditazioni, ammonizioni e richiami, nonché i motivi di giubilo al popolo cristiano sandonatese:
“Gli impegni che la parrocchia ha sono gravi. Sono cinquanta milioni di debito, dovuti, quasi esclusivamente, alla costruzione della Colonia per i nostri bambini (…) Unica fonte di aiuto mi viene dalla elemosina che voi fate in chiesa nella borsa del Parroco (…) Sandonatesi cercate quindi di capirmi e di aiutarmi. Siate generosi, dando al Signore, mettete nella banca del Cielo tesori che vi accompagneranno nell’altra vita, cambiati in merito, che vuol dire beatitudine eterna.” (F.P. 3/12/61)
“Lunedì incomincerà la Settimana dei Giovani in preparazione alla festa di S. Giovanni Bosco. È con gioia che invito tutti i cari figlioli della mia parrocchia ad intervenire ogni sera alla conferenza che sarà tenuta in Oratorio Don Bosco. Cari giovani ascoltate il mio pressante invito e partecipate a questi raduni destinati a prepararvi con serietà e impegno alla vostra vita di domani perché possiate essere la gioia e la speranza della famiglia e della Chiesa.” (F.P. 28/1/62)
“Come circolano i ladri del portafoglio e gli attentatori alla vita del corpo, così circolano assai più numerosi i «ladri» del patrimonio morale e spirituale delle famiglie; gli attentatori alla vita morale e alla virtù dei figli.” (F.P. 10/6/62)
“Amiamo e recitiamo il S. Rosario. L’averlo tra le mani in morte ci servirà solo se l’avremo usato in vita da figli devoti della Madonna.” (F.P. 30/9/62)
“Le vacanze volgono al termine (…) A tutti io rivolgo l’appello: medicate le vostre ferite, resuscitate le vostre anime, se necessario; riprendete le vostre belle e sante abitudini di preghiera, di santificazione della festa, di lavoro intenso e sereno.” (F.P. 15/9/63)
“(Nell’alluvione) sono state giornate dolorose (…) I sandonatesi hanno risposto all’appello di solidarietà verso i concittadini alluvionati con una gara di offerte di indumenti, generi alimentari e denaro (…) Che il Signore scampi in avvenire il nostro paese e l’Italia da così gravi calamità e ci siano per tutti giorni sereni.” (F.P. 20/11/66)
“Come potremmo impiegare il nuovo anno?… Personalmente, coltiviamo la fede… Comunitariamente, pratichiamo la carità” (F.P. 12/1/69)
“… penso che al prete tocchi la avventura migliore, purché la comprenda e viva ogni giorno, nelle sue possibilità ed esigenze, così che la sua vita sia illuminata e illuminante di gioia vera e crescente. Nessuna fatica o sacrificio, nessuna ripulsa o lutto, nessuna ingratitudine o incomprensione possono turbare o dissolvere la gioia e la pace del buon prete.” (F.P. 12/4/70)
“L’augurio di pace e di gioia per tutti è avvalorato quest’anno dalla sofferenza fisica e dal vedermi fermo in una stanza dell’Ospedale a contare le ore che non passano mai mentre penso a tanto lavoro pastorale che mi attende.” (F.P. 25/12/71)
Le nuove parrocchie di San Donà
Mons. Dal Bo, per maggior utilità pastorale, avviò la suddivisione dell’allora unica grande Parrocchia del Duomo nelle altre ed attuali parrocchie:
Santa Maria Assunta di Mussetta (1963), affidata a don Lino De Biasi; San Pio X (1966), affidata a don Lino Boni; San Giuseppe Lavoratore (1971), affidata ai padri Francescani.
Campane a festa
Negli ultimi due anni e mezzo della sua vita, quando gli fu diagnosticato un male incurabile, costretto a varie e lunghe degenze negli ospedali di San Donà e Udine, l’Arciprete continuò sino alla fine la sua attività, coadiuvato dai numerosi e stimati cappellani. Celebrò la Messa sino ad otto giorni prima di morire.
Una sera del suo ultimo inverno, mons. Dal Bo radunò tutti i cappellani per confidare loro il desiderio di rinunciare alla Parrocchia. Don Attilio Sacco, a nome anche degli altri, lo invitò a restare, per guidarli con la sua preghiera e la sua sofferenza. Il Parroco si tenne il volto con le mani e, in lacrime, rispose che sapeva che gli volevano bene…
Il 28 maggio 1974 poco dopo le 18.30 mons. Angelo Dal Bo moriva assistito nella canonica del Duomo di San Donà. Come da suo volere, confidato a Maurizio De Pieri, a testimonianza del suo passaggio terreno si suonarono le campane del Duomo. Aveva chiesto, infatti, al giovane: “Quando morirò si suoni la campana grande, poi le altre a festa…”
La salma dell’amato Pastore fu trasportata in Duomo dove fu omaggiata dal commosso popolo sandonatese. Giovedì 30 maggio, alle 18, si celebrarono i funerali solenni nel Duomo stracolmo di fedeli: molte persone non riuscirono ad entrare e rimasero all’esterno. Concelebrarono un centinaio di sacerdoti delle Diocesi di Treviso, Venezia, Vittorio Veneto e Concordia, nonché vari religiosi, tra cui i salesiani. Mons. Mistrorigo, che presiedeva la celebrazione, lo definì “uomo di Dio, zelante pastore, il vero amico dei poveri, degli afflitti, dei traviati, che voleva ritornati all’ovile di Cristo.” Moltissimi seguirono il feretro sino al Cimitero di San Donà.
a cura di Marco Franzoi