Cent’anni fa arrivava il nuovo parroco di San Donà: don Luigi Saretta (parte terza)

Duomo di San Donà del 1842 distrutto nell'anno di guerra 1917-18100 anni fa il giovane don Luigi Saretta arrivava a San Donà, comune allora di 14.000 abitanti, quale nuovo arciprete di quella vasta parrocchia.
L’affidamento (già sul finire del 1914) di questa nuova, impegnativa missione da principio lo trovò restio.
Tuttavia, il giovane sacerdote montebellunese, dopo l’affidamento ufficiale della Parrocchia (11 gennaio 1915) e l’arrivo a San Donà (26 giugno 1915) con fede ed impegno mise in atto il suo proverbiale zelo.

Già nell’aprile del 1915, prima del suo arrivo, il neo parroco scrisse due lettere di saluto, al Vicario e a Giuseppe Bortolotto, Sindaco di San Donà, che gli rispose schiettamente, dopo i saluti di circostanza:
… Ella saprà cattivarsi la benevolenza di tutto il Paese se, come dice, svolgerà la sua elevata missione di carità e di fede, tenendosi all’infuori del campo nel quale svolge la sua azione l’Autorità Civile“.
L'ex casa di Pietro Lizier, a Calvecchia, sede del governo civile e religioso nei primi mesi dopo la guerra 1915-18I due saranno protagonisti al termine della prima guerra mondiale dell’organizzazione della ricostruzione materiale (e non solo) della città martoriata da un anno di prima linea. La casa di Pietro Lizier (ancora presente a Ponte Alto-Calvecchia), essendo una delle poche rimaste illese, a fine 1918 divenne il loro “quartier generale” per l’opera di assistenza della popolazione ed avvio della ricostruzione.

Ed ecco dal vivo ricordo dello stesso sacerdote la cronaca del suo arrivo a San Donà, un secolo fa: “La sera del 26 giugno 1915, verso le sette, ho fatto il mio ingresso a S. Donà di Piave. La canonica era occupata dal Comando Militare che gentilmente mi offrì per la notte una branda. Il mattino seguente celebrai la prima messa e mi presentai al popolo, che non sapeva della mia venuta. Ricordo le mie parole: «Volete vedere il vostro nuovo arciprete? Guardatemi bene. Sono io. Sono venuto in un momento tragico. Il cannone tuona. Molti dei miei figli sono in pericolo.
Non ho voluto nessuna esteriorità di festa. Vogliatemi bene. Vi prometto che vi amerò e tutta la mia vita spenderò per voi. Pregate per me.»” (F.P. 23 giugno 1935)
Parole, queste, che non lasciano alcun dubbio sul superamento della ritrosia iniziale che Saretta ebbe appena il Vescovo gli comunicò l’affidamento di questo nuovo ed impegnativo incarico…

In un opuscolo redatto nel 1958, ricco di testimonianze su Saretta in occasione dei suoi cinquant’anni di sacerdozio, un anonimo parrocchiano scrisse tra l’altro:
26 giugno 1915, domenica mattina; la Chiesa di S. Donà di Piave è gremita di popolo che ascolta la S. Messa. Al vangelo sale sul pulpito un giovane Sacerdote di 29 anni e si rivolge ai fedeli con questo preambolo: «Volete conoscere il vostro nuovo Parroco? Eccolo dinanzi a voi che vi parla»!
Così Don Luigi Saretta ha preso possesso della sua Parrocchia, affidatagli dal compianto Mons. Longhin, Vescovo di Treviso.
Niente ingresso trionfale, niente musica, discorsi, giubilo di popolo. Era un’ora triste per la nostra Patria. Il cannone tuonava sul Carso perché la prima grande guerra aveva da poco inghiottito, in un mare di ferro e di fuoco, anche l’Italia.
Fece bene il giovane Parroco a rinunciare a quella legittima festa, che di consueto si fa all’ingresso di un nuovo pastore.
È stata una prima offerta di questo ardente giovane Sacerdote per il suo nuovo gregge.
Sembra di vederlo ai primi contatti, alle prime esperienze pastorali, all’esame delle possibilità e dei bisogni spirituali e morali di quella ancor giovane zona del Basso Piave.
Egli ha capito subito che la terra era fertile e quindi il programma di lavoro e di realizzazioni doveva essere adeguato. E fu così!

In effetti lo zelante Saretta si mise da subito all’opera, in un “terreno che per le discordie, le divisioni create da problemi economici e sociali, pareva chiuso alle opere d’amore”.

Il 5 settembre 1915 venne inaugurato a Calvecchia il primo degli Asili per i figli dei richiamati in guerra; ci fu successivamente l’apertura di quello di Isiata (1916) e di Mussetta (febbraio 1917).
Nel gennaio 1916 si tennero i “Santi esercizi spirituali” tenuti da predicatori. Intanto continuavano e si organizzavano le adunanze delle varie confraternite ed associazioni; si esortava la frequenza alle funzioni del vespero, alle celebrazioni eucaristiche, tra cui quella per i soldati ogni martedì mattina presso l’altare di Sant’Antonio.
Nonostante le difficoltà di quegli anni, il nuovo parroco si preoccupava anche del decoro della chiesa parrocchiale, consacrata nel 1842: così sul finire del 1916 furono installate sui sei lunotti le ultime vetrate artistiche.
Di lì a pochi mesi il Duomo, con la maggior parte delle sue opere, veniva distrutto dalle granate italiane, venendosi a trovare San Donà sulla linea del nuovo fronte…

Trascorsero quarant’anni e sessant’anni fa, il 29 giugno del 1955, mons. Saretta era da poco tornato dal suo viaggio di visita agli emigrati sandonatesi a Pedrinas.
Nelle pagine del Foglietto, oltre al ricordo di quei memorabili giorni trascorsi tra la gente in Brasile, fece ancora memoria in un trafiletto del giorno del suo arrivo:
Quarant’anni fa, la sera del Sabato 26 giugno 1915, sono entrato a S. Donà di Piave… Dopo quarant’anni, ormai vicino alla fine, mi ripresento al mio popolo con la gioia di poter dire che pastore e popolo siamo stati fedeli alla consegna e che continueremo a volerci bene per tutta la vita, con la gioiosa certezza che ci ameremo per sempre nella vita sempiterna.”
(fine terza ed ultima parte)

A cura di Marco Franzoi