26 Gennaio 2025

Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

Contenuti del sito

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Storia

Ricordando il novembre 1966

Ricorre in questi giorni il 50° anniversario dell’alluvione che nei giorni dal 3 al 6 novembre 1966 colpì più di seicento comuni dell’Italia. Gli eventi maggiormente ricordati sono l’allagamento di Firenze e la storica acqua alta (“aqua granda”) di Venezia.
Tuttavia anche il territorio di San Donà fu colpito pesantemente dall’evento. Il nostro patrono San Donato, Vescovo di Arezzo, è significativamente Protettore dalle alluvioni.

Nei giorni alla prima metà del novembre 1966 vennero allagati quasi 35.000 ettari (circa il 60% della superficie) del “Basso Piave”. Molte zone a quota più bassa rimasero sommerse per più di un mese.
Tra il 4 e 5 novembre, il 53% del territorio nord orientale del Comune di San Donà veniva sommerso dall’acqua di colma dei collettori di bonifica Grassaga, Bidoggia e Navigabile. Vennero evacuate 950 abitazioni, con una punta massima di quasi mille profughi e sfollati.

La cronaca degli eventi

L’alluvione fu causata da una serie di eventi meteorologici sfavorevoli.

Il 2-3 novembre in pianura e in montagna ci furono straordinarie precipitazioni che resero difficoltoso il lavoro delle idrovore, le quali pompavano acqua in canali già in piena.
Il giorno successivo, 4 novembre, nelle prime ore del giorno cominciarono ad arrivare in pianura le acque di piena dei fiumi Piave e Livenza. L’argine del canale Brian ruppe sulla sinistra idrografica, a valle di Stretti; conseguentemente si dovettero bloccare tutte le idrovore che scaricavano l’acqua in questo collettore: così varie zone del territorio cominciarono ad essere sommerse.
Un forte vento di scirocco causò poi una violenta mareggiata, che superò ovunque il cordone dunoso della costa e sommerse il retroterra compreso fra il Porto di Lido e la foce del Livenza, a Porto Santa Margherita.
Durante la notte del 5 novembre il Piave raggiunse il massimo livello di piena. Cominciarono allora le tracimazioni su più punti degli argini, fino alla rottura dei medesimi presso Zenson e Negrisia, con il conseguente allagamento di gran parte del territorio.
Il drammatico evento causò grandi pene a moltissime famiglie, costrette all’esodo, ingenti perdite di bestiame, danni agli immobili, alla produzione agricola, alle attrezzature ed impianti.
Fortunatamente non si ebbero ben più gravi conseguenze poiché gli argini delimitanti il centro urbano di San Donà ressero la spinta dell’acqua, che arrivò quasi a lambire il loro apice, sommergendo per alcuni metri le golene.
La città divenne allora la sede operativa dei soccorsi e per la gestione dell’emergenza.

La gestione dell’emergenza

Nel Foglietto Parrocchiale del 20 novembre 1966, l’Arciprete Dal Bo dedicò ampio spazio all’avvenimento:
(…) Le Autorità locali di ogni genere, i Sacerdoti e volenterosi privati si adoperarono con giornate e notti di intenso lavoro per porre al sicuro le famiglie, e la loro opera, grazie a Dio, è valsa a scongiurare ogni perdita di vite umane.
Gli alluvionati furono fatti affluire nei vari centri di raccolta che, man mano il bisogno si presentava, venivano allestiti (…)
In tutto il Comune coloro che dovettero abbandonare le loro case non furono certamente meno di millecinquecento, senza contare quelli che trovarono alloggio presso parenti.”
Tutti si rimboccano le mani per offrire, a diverso livello, gli aiuti necessari, nonché l’ospitalità ai sinistrati e soccorritori:
“La prima casa ad aprire le sue porte per accogliere i sinistrati fu il nostro Orfanotrofio, poi l’Asilo S. Luigi, quindi l’Ospedale Civile nella parte dell’Ex Sanatorio e in seguito l’Asilo di Mussetta e le Scuole elementari del Centro, di Via Venezia, della Scuola Differenziale e la Scuola Media R. Onor.”
L’Oratorio Don Bosco offrì il suo contributo alla gestione dell’emergenza, allestendo la mensa per i vari reparti di vigili del fuoco, polizia e militari affluiti a San Donà da altre zone ed alloggiati nelle Scuole di via Carbonera. Già sabato 5 novembre è funzionante nell’Oratorio un centro di raccolta di indumenti, coperte, materassi e altri generi di prima qualità.
In quei drammatici giorni, il clero e i religiosi furono protagonisti nell’assistere e prendere iniziative, coinvolgendo le comunità parrocchiali ed i gruppi giovanili. Ad esempio, il salesiano don Ottorino Cariolato mobilitò gli scout dell’Asci San Donà 1°, di cui allora era assistente.
Innumerevoli furono gli episodi di autentico altruismo vissuti dall’«Alta Squadriglia» e dai Rovers del Clan «Caimani del Piave», coordinati da Giovanni Biancotto, scout di vecchia data.
Valter Ghiotto ricorda che “sono ancora in molti a San Donà che ricordano con simpatia e gratitudine quegli scout, i quali nei giorni dell’alluvione si vedevano per strada a tirare o a spingere carretti a mano, carichi di generi vari di soccorso, che andavano a distribuire agli alluvionati lungo il Canale Navigabile.

Mons. Dal Bo concludeva il suo articolo del Foglietto Parrocchiale con un augurio:
Sono state giornate dolorose e le conseguenze, per tante famiglie, si faranno sentire, purtroppo, ancora a lungo. I Cittadini sandonatesi hanno risposto all’appello di solidarietà verso i concittadini alluvionati con una gara di offerte di indumenti, generi alimentari e denaro (…)
Che il Signore scampi in avvenire il nostro paese e l’Italia da così gravi calamità e ci siano per tutti giorni sereni.

Dopo circa una settimana fu ripristinata la normale situazione idrometrica nei tre bacini Cirgogno, Ongaro Superiore (in cui ricade il centro urbano di San Donà) e Ongaro Inferiore.
Solo dopo un mese dall’invasione del mare, riemersero i terreni del litorale e, finalmente, dopo 44 lunghi giorni di allagamento, anche le acque alluvionali del bacino di Caposile sparirono dalla superficie dei campi.

Un fulmine abbatte l’angelo del campanile

Tre mesi prima, in estate, accadde a San Donà un fatto, quasi di presagio, riportato nel Foglietto Parrocchiale di allora:
Alle ore 23,30 di lunedì 8 agosto, durante un nubifragio, un fulmine di grande potenza si è abbattuto sul nostro campanile scaricandosi regolarmente sul parafulmine, ma dando fuoco alla grande statua dell’Angelo che internamente era di legno.
La statua bruciò, lassù, fino alle ore 3,30 del martedì 9 agosto, quando con uno spettacolo veramente impressionante a vedersi, fu visto l’Angelo aprire le ali come per prendere il volo, sfasciarsi in un grande globo di fuoco e precipitare al suolo dalla parte di Piazza Rizzo. Presenti in piazza ad osservare, impotenti ad impedire il disastro, vi erano i Sacerdoti, i Vigili del Fuoco, i Vigili Urbani e tanta gente, tutti trepidanti non sapendo come sarebbe andata a finire.
E così l’angelo è disceso dal suo trono senza recar danno, né al campanile, né al Duomo o agli edifici circostanti. Era lassù da 44 anni (…)
Aveva resistito all’infuriare del ciclone del 4 luglio dello scorso anno, non si sarebbe certo pensato di vederlo ora cadere così miseramente per un fulmine dopo chissà quanti ne avrà veduti abbattersi ai suoi piedi!
” (F.P. 28/8/1966)

Una foto, scattata di lì a tre mesi, immortala le golene gonfie delle acque del Piave, che quasi lambiscono il ciglio degli argini, con sullo sfondo il campanile la cui cuspide attorniata dalle impalcature è priva dell’angelo.

San Donato, protettore dalle alluvioni

San Donato, patrono della nostra Parrocchia, viene invocato nelle alluvioni. Ecco perché.
Da tanto tempo non cadeva la pioggia, le campagne erano riarse e i raccolti in pericolo. I sacerdoti pagani incolparono allora il Vescovo di Arezzo Donato, perché dicevano che gli dei erano offesi dalla sua predicazione e, adirati, avevano deciso di non mandare più la pioggia.
Chiamato in giudizio, per dimostrare la loro falsità, Donato invocò la pioggia che improvvisamente cadde abbondante su giudici e accusatori, lasciando però completamente asciutto il santo.
Per questo suo potere sulle forze della natura è invocato come protettore dalle alluvioni.

Marco Franzoi

Bibliografia

“La Grande Alluvione”, A. Battistella, E. Bergamo, A. Milanese (2006)
“La bonifica nel Basso Piave”, L. Fassetta (1977)
Foglietto Parrocchiale del 20 novembre 1966
“Più futuro che passato. Biografia di un ambiente educativo”, M. Franzoi (2009)
“S. Donato di Arezzo”, don A. Bardelli (2003)
Sito web www.sandonadomani.it