Padre Giancarlo Zanutto

P. Giancarlo Zanutto (classe 1938)
I suoi genitori (la mamma era una Cibin), originari di Fiorentina, si erano trasferiti in una casa dove la Via Marconi fa una curva, così Giancarlo Zanutto nacque a San Donà di Piave il 9 dicembre del 1938.

Le elementari le frequentò a Fiorentina, dove nel frattempo si era trasferita la famiglia, sotto l’insegnamento delle due maestre Marì Roma e Lea Padovan, che sicuramente non assicurarono solo formazione scolastica, visto che della stessa classe di p. Zanutto facevano parte tra gli altri: p. Sergio Sorgon (morto martire in Madagascar nel 1985), sr. Antonietta Tardivo, sr. Maria Rosa Pellizzaro e p. Gino Sorgon (missionari in Brasile).
Durante gli anni delle medie, Giancarlo Zanutto frequentò l’Oratorio Don Bosco. Tra le figure che più lo colpirono c’era il coadiutore salesiano sig. Antonio Domenico Dal Santo, con cui fondò a metà anni ’50 il gruppo degli Amici Domenico Savio (ADS), tuttora presente.A causa della malattia del papà, fu mandato a continuare gli studi dai salesiani di Pordenone, dove fiorì la sua vocazione religiosa salesiana. Sempre a Pordenone, tra gli assistenti, c’era il sig. Carlo Bussinello, coadiutore salesiano a San Donà.
Nel 1955 iniziò il noviziato ad Albarè (VR) dove, tra i compagni di studi, c’era anche Giuseppe (Bepi) Arvotti. Proprio alla fine di quell’anno morì il papà, seguito due anni dopo dalla mamma, entrambi molto giovani.Durante gli anni di studio della filosofia presentò domanda ai superiori per le missioni. Un episodio significativo per questa scelta, p. Zanutto lo individua in quell’occasione in cui, lui e gli altri del gruppetto di giovani seguiti ed infervorati dal coadiutore salesiano Dal Santo, si strinsero attorno all’allora chierico Siro Pellizzaro in partenza per l’Ecuador, sotto il porticato delle sedi dei gruppi, all’Oratorio.
Alla fine del secondo anno di tirocinio a Mogliano Veneto (1962), il chierico Giancarlo Zanutto ed altri dieci compagni di studio partirono per l’Ecuador, approdando il 3 novembre del ’62 a Guayaquil. La prima settimana a Cuenca, nell’altipiano ecuadoriano, fu molto dura fisicamente per Zanutto ed un suo compagno: il loro superiore li avvisò che se sarebbero stati ancora male, dopo averli mandati in missione, li avrebbe rispediti in Italia. Fu allora che Giancarlo Zanutto, a bordo di un biplano, arrivò nelle missione amazzonica di Bomboiza, dove ricevette l’incarico di seguire i ragazzi indigeni a scuola e nel loro lavoro negli orti. Iniziò così la sua lunga esperienza missionaria tra gli Shuar.
Continuò la formazione con gli anni di teologia a Bogotà. Quel periodo nella città colombiana fu molto importante perchè si addentrò nella cultura Kivara, grazie al gruppo che si era creato per approfondire l’antropologia e cultura specifiche per operare tra la popolazione indigena. Allora fu molto significativo il contributo di p. Siro Pellizzaro, che ha contribuito a gettare le basi della moderna grammatica in lingua shuar.

Una volta ordinato sacerdote a Bogotà (1966), p. Giancarlo per tre anni fece il missionario itinerante, fino a quando divenne direttore, organizzando la pastorale missionaria e gli internati. Per sei anni poi, dal 1989, organizzò a Sucúa un programma di educazione a distanza, cioè il Sistema di Educazione Radiofonica Bilingue Interculturale Shuar (SERBISH), nelle due lingue spagnolo e shuar. Si formano così migliaia di allievi distribuiti nella foresta amazzonica, raggiungendo zone dove, per le enormi distanze, sarebbe difficile aprire una scuola. Il programma educativo fu ideato dal salesiano piemontese p. Alfredo Germani, con l’intento di far incontrare le due culture, l’autoctona shuar e l’occidentale.
Nel 1995, a 15 km da San Giuseppe di Morona (circa 25 km da Sucúa), p. Zanutto ha costituito il centro missionario di Porto Morona, in cui vengono formati gli operatori pastorali laici, i maestri (secondo i criteri del SERBISH), i dirigenti ed autorità dei villaggi della selva, gli aiutanti in infermeria; si svolge inoltre l’orientamento professionale (con l’aiuto della vicina comunità religiosa femminile di Santa Teresina) per il taglio e cucito, falegnameria, agricoltura, meccanica. Il centro è nato grazie al contributo economico dell’arcidiocesi di Torino, raccolto nella Quaresima di Fraternità del 1990-91.
Il lavoro pastorale è quello di missione itinerante, cioè di accompagnamento delle comunità. Infatti, oltre a dirigere il centro di Porto Morona, p. Giancarlo visita le varie comunità della selva.
Il metodo è quello dell’inculturazione del Vangelo, secondo il quale si cercano nella cultura indigena i valori cristiani e si esprimono secondo la loro tradizione. Questa azione richiede grandi energie e sforzi, per imparare la lingua e per operare nel loro ambiente (la foresta!), con gli stessi ritmi, alimentazione, forme di vita.
Una volta al mese, poi, va alla comunità salesiana di Mendez, in cui si incontra per un ritiro e confronto con gli altri confratelli (tra cui p. Siro Pellizzaro) delle altre “comunità missionarie disperse”. Lì p. Zanutto dà il suo contributo di formazione nel locale seminario indigeno diocesano. Questi giovani, che entrano dopo le scuole superiori, sono il futuro della chiesa indigena shuar.
Per il futuro, p. Zanutto prevede l’ampliamento di Porto Morona per poter dare maggiore ospitalità alle persone che vengono formate per poi insegnare nei villaggi, in modo da permettere dei corsi più lunghi degli attuali (una settimana).
P. Giancarlo ricorda quando Giovanni Paolo II nel 1985 si recò in visita presso Quito e, ai numerosi rappresentanti indi riunitisi, diede una forte esortazione per la formazione della chiesa locale: “Dove sono i vostri vescovi indigeni?”. L’augurio è allora quello che il vicariato apostolico di Mendez e Gualaquiza (avviato dai salesiani nel lontano 1893) divenga presto una diocesi stabile, con i propri ministri indigeni.