Padre Siro Pellizzaro
P. Siro Pellizzaro (classe 1933)
Proprio nel novembre di quest’anno si è festeggiato a Fiorentina il 50° anniversario della partenza di p. Siro per l’Ecuador. Il “battesimo” missionario del nostro concittadino sacerdote salesiano fu rocambolesco, come ricorda sorridendo lui stesso.
Da poco tempo era possibile raggiungere alcuni centri della foresta con l’aereo. Ebbene il pilota che lo stava trasportando a Sucúa, nell’oriente ecuadoriano, in fase di atterraggio aveva fatto un’operazione maldestra, sicché l’aereo aveva toccato terra violentemente e si era adagiato con un’ala in un fosso. Tutti i passeggeri, compreso l’allora chierico Pellizzaro, dovettero essere tirati fuori a forza dall’aereo, che per miracolo non prese fuoco, altrimenti sarebbero tutti morti…P. Siro Pellizzaro è nato il 9 luglio 1933 a San Donà di Piave. La famiglia (tre figli maschi e due femmine) è originaria di Fiorentina, dove Siro frequentò i primi tre anni delle scuole elementari; gli altri due anni delle elementari e le medie le frequentò all’Oratorio Don Bosco, dove conobbe i salesiani.
Si iscrisse alla ragioneria, nell’istituto Paolo Sarpi di Venezia, frequentando ancora l’Oratorio. Proprio in questo primo anno di superiori nacque in lui la vocazione sacerdotale. Indirizzato dal direttore salesiano don Domenico Moretti, continuò con gli studi nell’aspirantato salesiano di Trento. Tra i suoi compagni di studi di allora c’è anche un altro sandonatese salesiano, don Giancarlo Botter, ora a Genova.
Dopo il diploma ginnasiale entrò nel noviziato di Albarè (VR) per continuare poi con con gli studi di filosofia a Brescia. Allora fece la sua richiesta per le missioni: dopo il primo desiderio di partire per il Mato Grosso brasiliano, decise invece di lavorare tra gli Shuar dell’Ecuador.
Partì in nave il 22 novembre del 1953, arrivando al porto di Guayaquil dopo venticinque giorni, nel periodo della Novena di Natale. Da qui risalì le Ande fino alla capitale Quito, dove continuò gli studi di filosofia e cominciò a studiare la cultura Shuar.
Come tirocinante, dopo il rocambolesco arrivo a Sucúa, si recò con tre giorni di cammino nella sua prima missione, Yaupí, nel sud est amazzonico dell’Ecuador, in pieno territorio kivaro.
Lì il chierico Pellizzaro fu di aiuto ai due confratelli salesiani, incaricandosi per due anni dell’internato per Shuar. Seguiva i ragazzi nella scuola e poi nei pomeriggi lavorava con loro nei campi per il sostentamento. P. Siro ricorda come una volta tutto il raccolto fu completamente decimato da un’invasione di grossi ed aggressivi topi, per cui quell’anno dovettero sostentarsi con pesce ed erbe. Nella grammatica Shuar pubblicata dal missionario c’è una foto di lui in quel periodo, sorridente e magrissimo tra i ragazzi indigeni.
Questa prima esperienza tra la popolazione indigena fu per lui molto importante, perché iniziò ad imparare la lingua natia, usando uno “stratagemma”: disegnava alla lavagna un oggetto, chiedendo il nome ai ragazzi (che parlavano solo shuar), così lui imparava la loro lingua e gli alunni lo spagnolo. Molto fruttuose furono inoltre le passeggiate nella selva in cui i ragazzi gli insegnavano i nomi dei vari animali e piante e lui certosinamente segnava tutto nell’agenda.
Insomma, cominciò ad conoscere i miti, la lingua, ad alimentarsi come loro; imparando i loro lavori di artigianato, divenne poi maestro credibile anche agli occhi dei capi villaggio.
Tutta la vita missionaria p. Siro la ha spesa lì. I suoi studi antropologici e l’esperienza diretta tra gli Shuar hanno portato alla pubblicazione di vari libri: la prima grammatica scientifica della lingua shuar (composta nel 1957-58 e pubblicata nel 1969); una raccolta della mitologia, dei riti delle celebrazioni shuar, di circa 5000 canti di preghiera e un dizionario enciclopedico di prossima pubblicazione. Inoltre, tutti i libri di filosofia, teologia, il breviario ecc., usati del seminario per indigeni da lui fondato e gestito nell’attuale missione di Sucúa, sono stati da lui tradotti in lingua shuar.
Dopo aver preparato i primi ministri shuar a Concilio Vaticano appena iniziato (1962-’63), p. Siro ideò ed avviò una trentina di anni fa il seminario di Sucúa, che tuttora conduce.
I primi semi del lungo lavoro hanno già cominciato a germogliare. Nel 1981 c’è stata la prima professione di fede di una suora shuar dell’ordine da lui fondato, le “Mari nua” (letteralmente “donna-Maria”), attualmente in sei, che lo coadiuvano nell’impegnativo lavoro di apostolato e nel seminario.
Dal seminario di Sucúa sono già partiti circa 350 ministri laici che lavorano nei vari villaggi, distribuendo la comunione, facendo esorcismi; attualmente si stanno formando una quindicina di diaconi permanenti sposati, che benedicono i matrimoni e celebrano i battesimi. Uno di questi diaconi shuar sta invece seguendo la strada del sacerdozio.
In questa gran mole di lavoro, la speranza dei nostri missionari è che ci sia un sempre maggiore aiuto e la continuità da parte degli indigeni per la costruzione della chiesa locale, nella quale il cristianesimo si sta radicando.