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Nuove povertà: le proposte delle associazioni di volontariato all’amministrazione comunale

Centro distribuzione MASCI a San DonàSi è tenuto lo scorso giovedì 3 maggio l’incontro chiesto dalle associazioni del volontariato cattolico della città con i rappresentanti dell’amministrazione comunale di San Donà di Piave.

Presenti, per quest’ultima, il sindaco Francesca Zaccariotto e la dirigente dei Servizi Sociali Carla Veronese, tra le associazioni, coordinate dalla Caritas vicariale, erano rappresentati il Centro d’ascolto e lo Sportello microcredito gestiti sempre dalla Caritas, il Centro Ozanam della Società San Vincenzo de Paoli, il Centro Masci (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani), il Centro aiuto alla vita, il Comitato del Veneto Orientale per l’Immigrazione.

“Da un po’ di tempo – scrivono infatti in una nota congiunta – le nostre associazioni toccano con mano il progressivo aggravamento della crisi economica a fronte di una insufficiente azione di contrasto ai gravi fenomeni di impoverimento in atto.

Soprattutto le fasce più deboli e le famiglie subiscono i costi della crisi e molti sacrifici sono imposti alla popolazione; i poveri di sempre e i nuovi poveri vanno aumentando. Queste sono situazioni che i Servizi Sociali conoscono bene e alle quali cercano con ogni sforzo di rispondere. Al loro sforzo e impegno si affianca quello delle Associazioni di volontariato. Ci rendiamo però conto che intervenire solo sul piano assistenziale è insufficiente. E’ evidente che sono necessarie politiche e strategie più incisive e coordinate. Riteniamo – concludono – che solo da una concertazione tra l’Amministrazione, le strutture assistenziali pubbliche, il terzo settore, il sindacato, gli imprenditori ai vari livelli e le associazioni del volontariato possono nascere proposte e soluzioni per affrontare e reagire positivamente alla situazione, riaffermando i valori della convivenza, della giustizia e della solidarietà”.

“Il nostro approccio – ci racconta Luisa Chisso del Centro d’Ascolto della Caritas ad incontro avvenuto – è stato non quello della protesta e della richiesta, ma del dare la nostra disponibilità. Crediamo di essere una risorsa per il territorio e ci siamo messi responsabilmente a disposizione. Certo abbiamo consapevolezza di quali siano i problemi e finora, per alcune situazioni di disagio e aiuto, abbiamo operato di nostra iniziativa, ma riteniamo che sia più corretto che sia l’Amministrazione comunale a doversi far carico di certe situazioni. Quello che abbiamo chiesto è appunto di istituire un tavolo permanente dove vengano condivise le problematiche esistenti, stabilite le priorità e definite le iniziative da intraprendere: a questo punto noi, con le nostre competenze e la disponibilità di persone volontarie, possiamo affiancarci ai Servizi sociali”.

Da parte del comune, continua la Chisso, “abbiamo ricevuto delle aperture: le maggiori disponibilità ci sono arrivate proprio da parte dell’assessore Veronese, che sa quali sono i problemi con cui si deve confrontare ogni giorno nel suo lavoro. Anche il sindaco, per sua formazione professionale, ha condiviso e garantito la disponibilità del Comune a proseguire su questa strada, ma ovviamente, in questo caso, nel suo ruolo deve fare i conti con le risorse finanziarie. Il prossimo passo – conclude la Chisso – sarà un nuovo incontro in cui formalizzare delle proposte di priorità da sottoporre al Comune, e quindi istituire un tavolo permanente con i vari gruppi del volontariato locale per discutere e condividere soluzioni e iniziative da sviluppare”.

LE PROPOSTE

Prima del nuovo incontro, le associazioni del volontariato cattolico si ritroveranno per individuare una lista condivisa delle priorità degli interventi da sottoporre e condividere con l’amministrazione comunale.

Quali le tematiche principali che le associazioni rilevano essere tra le priorità:

1. Povertà: la crisi fa emergere le situazioni di povertà, in questo ambito sono necessarie azioni improntate ad una crescita più armonica della società. Potrebbero essere riproposte idee già sperimentate come una mensa pubblica, aperta alle situazioni di maggior disagio. In questo ambito un tavolo di lavoro potrebbe far scaturire innumerevoli risorse.

2. Casa: bene primario per la dignità della persona e della famiglia. Il tavolo di lavoro potrebbe suggerire soluzioni di emergenza, come ad esempio l’asilo notturno, o il risanamento di case dismesse, o suggerire mediazioni nelle problematiche riguardanti le banche, e anche proporre più efficaci politiche abitative.

3. Lavoro: si ritiene che il sindacato e gli imprenditori all’interno di un tavolo di responsabilità, potrebbero monitorare con più decisione il nostro territorio per evitare o prevenire situazioni di crisi e indicare vie condivise di sostegno e tutela. Anche in questa prospettiva il tavolo di lavoro può mobilitare il territorio, i numerosi enti e privato sociale preposti alla formazione e all’offerta di lavoro.

4. Integrazione dei cittadini stranieri: nonostante gli impegni dello Stato a formalizzare un patto con gli immigrati, sul piano concreto le problematiche emergenziali non trovano sufficienti risposte. Per esempio, di alfabetizzazione, nella nostra zona, si occupa solo il volontariato. Il tavolo di lavoro potrebbe, attraverso anche l’azione coordinata con le associazioni degli stranieri, proporre percorsi di formazione continua e diventare un elemento nuovo per affrontare, dal basso, l’attuale emergenza economica e sociale.

Renzo Rossetto
La Vita del Popolo

 

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