11 Febbraio 2025

Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

Contenuti del sito

Duomo di San Donà
11 Febbraio 2025

Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

Duomo di San Donà

Contenuti del sito

Approfondimenti

La Parola di Dio cammina anche nella nostra parrocchia: testimonianze

Affinità tra metodo scout e mondo biblico

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi: come lettura della Parola di Dio è presente nel percorso di crescita dello scoutismo?
Lo scoutismo è un movimento educativo. L’anno scorso ha festeggiato cent’anni, ed è presente in tutto il mondo con varie impostazioni. Fondato nel 1907 da un anziano generale dell’impero britannico, Robert Baden-Powell, figlio di un pastore anglicano, lo scoutismo è un metodo educativo biblico. Sembra strano, ma è così. Lo dimostrano le sue origini. Baden-Powell osservava i giovani londinesi che giravano per le strade di Londra, oziando. A un certo punto si è chiesto: “Che cosa posso fare per trasformare questi giovani in cittadini e non lasciare che diventino dei fannulloni?” Così, ha cercato di conciliare la sua esperienza militare con la sua formazione biblico-religiosa, dando vita allo scoutismo. Di qui il suo motto: “Se vuoi veramente intraprendere la tua strada verso il successo cioè verso la felicità, devi dare una base religiosa alla tua vita”. Secondo Baden-Powell appartenere a una religione significa sapere che ci sono due punti fermi irrinunciabili. Primo, chi e che cosa è Dio. Secondo, utilizzare al meglio la vita che Egli ci ha dato e fare quanto Egli si aspetta da noi. Ciò consiste anzitutto nel fare qualcosa per gli altri. Il ragionamento di Baden-Powell prosegue così: “Che cosa può essere utile per evitare che si diffonda l’ateismo e i due punti precedenti diventino realtà?”. Ecco la sua risposta. Primo: “Leggere quell’antico e meraviglioso libro che è la Bibbia, nella quale scoprirai, oltre alla rivelazione divina, un compendio meravigliosamente interessante di storia, di poesia e di morale”.
Il secondo libro che Baden Powell suggerisce è quello della natura. “Leggere un altro vecchio libro meraviglioso come quello della natura, vedere e studiare tutto quanto puoi delle bellezze, dei misteri che in essa si offrono per la tua gioia”. Quindi i suoi suggerimenti comprendono fondamentalmente la Creazione e la Parola rivelata. In effetti, riflettendo sull’evoluzione del metodo scout nel mondo, si rileva che è vero che esso non è sempre un metodo religioso in ogni luogo in cui è diffuso, però di fatto in buona parte intrinsecamente lo è. C’è un’affinità quindi fra il metodo scout e il mondo biblico.
Lo scoutismo ha una “legge”. Sono dieci punti che parlano di fiducia, di aiuto agli altri, di rispetto per la natura. Qui è molto facile fare il collegamento con i Dieci Comandamenti del Primo Testamento. Lo scout fa una “promessa”: s’impegna sul suo onore di rispettare Dio, la patria, di aiutare gli altri in ogni circostanza, ecc… Anche in questo caso la parola chiave della “promessa” è una grande categoria biblica. Vorrei sottolineare che nel momento in cui vi sia un ambiente comunicativo favorevole, la Parola di Dio riesce a essere presente, può essere letta e capita. Quando invece non c’è un riferimento culturale, esperienziale, nella dimensione religiosa è veramente molto difficile che si riesca a parlare la stessa lingua e a leggere la Parola. Lo scoutismo è una metodologia esperienziale: si fa un’esperienza e si vive, si va in tenda, si cammina, si prende l’acqua, si sta insieme, si canta… si fanno tutte queste esperienze che poi divengono un  po’ il paradigma di una convivenza, di un percorso, di una maturazione che, secondo il percorso dell’Agesci, dovrebbe condurre, all’età di 20 – 22 anni, alla cosiddetta “partenza”, dove il giovane sceglie di essere testimone del Vangelo e della Chiesa, cioè un uomo o una donna della partenza, un cittadino attivo, si direbbe oggi. Lo stesso Giovanni Paolo II nel 1995, in un incontro degli scout a Roma, fece un’affermazione importante: il Vangelo trova significativi riscontri nelle parole chiave dello scoutismo, questo viene a sua volta illuminato e potenziato quando è praticato nell’esperienza del cammino ecclesiale. L’importante è riuscire a fare tesoro dell’esperienza comunitaria, a collegarla con l’esperienza della tenda o del cammino, per riuscire a ricreare, all’interno dell’esperienza del ragazzo o del capo, un collegamento vivo che faccia sì che la Parola divenga una parola viva per un adulto oggi. Il “servizio” in prospettiva evangelica è la parola chiave del percorso scout. Ho chiesto ad alcuni capi di condividere il loro rapporto con la Parola, e le loro riflessioni le ho riportate qui. Li ringrazio.
Ivano De Biasio, Capo gruppo AGESCI SD1