Il significato e il valore della collaborazione tra comunità cristiane
Intervento di Mons. Andrea Bruno Mazzocato all’Assemblea diocesana straordinaria dei Consigli pastorali e dei Consigli per gli affari economici per la presentazione delle “Collaborazioni pastorali”. 30 gennaio 2009
1. In preghiera e alla luce della Parola di Dio
Abbiamo iniziato in preghiera questa assemblea straordinaria che vede riuniti attorno al Vescovo i sacerdoti e i membri dei Consigli Pastorali e dei Consigli per gli Affari Economici parrocchiali. Mentre preghiamo ci mettiamo anche in ascolto della Parola di Dio.
Abbiamo imparato dall’esperienza del discernimento comunitario, vissuta negli scorsi anni, che se assieme preghiamo e meditiamo la Parola del nostro Dio, Egli illumina le strade su cui vuole che camminiamo.
Ci stiamo avviando su un progetto importante, che abbiamo chiamato “Collaborazioni pastorali” e che riguarderà, progressivamente, tutte le parrocchie.
L’importanza di questo progetto diocesano mi ha convinto a riunire un’assemblea straordinaria di tutti i Consigli pastorali e i Consigli per gli Affari economici parrocchiali allo scopo di coinvolgere subito i laici che più strettamente collaborano con i sacerdoti nella guida delle comunità cristiane.
Non siamo, poi, una società politica o economica che avvia una ristrutturazione interna, ma siamo la Chiesa che vuol essere fedele al suo Signore e alla sua missione. Per questo, in un momento importante della Diocesi, prima di tutto preghiamo con più insistenza lo Spirito Santo e ascoltiamo la Parola di Dio per avere luce dall’Alto, vedere bene la strada e avere forza nelle inevitabili fatiche del cammino.
2. Il progetto delle “Collaborazioni pastorali”
In che cosa consiste il progetto delle “Collaborazioni pastorali” e perché ci sembra necessario avviarlo?
a. Nella nostra Diocesi (e non solo nella nostra) sono in atto dei cambiamenti profondi. Ne ricordo due in particolare:
Continua ad aumentare la popolazione. Questo aumento crea molta mobilità delle persone e delle famiglie sul
territorio. Diminuisce, di conseguenza, il senso di appartenenza alla parrocchia in cui vivono, anche perché – in tante zone della Diocesi – non ci sono più confini chiari tra parrocchia e parrocchia. Si sta creando una grande area metropolitana in cui le costruzioni si susseguono senza interruzione. Dobbiamo trovare nuovi modi e nuove strategie per entrare in rapporto con le persone e offrire loro la possibilità di un’esperienza cristiana autentica.
— Diminuisce il numero dei sacerdoti. Non possiamo dire di essere in crisi di clero come in altre Diocesi anche italiane. Abbiamo, però, meno preti mentre aumenta la popolazione. Per questo abbiamo bisogno di organizzare, in modo anche nuovo, l’attività pastorale sia dei sacerdoti che delle parrocchie perché sia ugualmente efficace e risponda alle attese spirituali delle persone e delle comunità cristiane.
b. Ci siamo chiesti: Come il Signore Gesù ci domanda di affrontare in modo responsabile questi cambiamenti? In che modo la Chiesa di Treviso può continuare ad essere presente nel territorio, vicina alle persone, capace di offrire loro la Parola di Dio e la sua Grazia?
Ci è sembrato che una risposta a queste esigenze (certo, non l’unica) possano essere le “Collaborazioni pastorali”. Non si tratta di un’idea solo nostra, perché molte Diocesi in Italia stanno percorrendo la stessa strada.
Possiamo definirle come: forme stabili di comunione reciproca e di condivisione pastorale fra due o più parrocchie. Vengono promosse dal Vescovo che gradualmente le istituisce.
In concreto, le parrocchie vicine saranno chiamate ad avviare tra loro una collaborazione stabile e ben organizzata. Non partiamo da zero perché ci sono già parrocchie che collaborano tra loro e ringraziamo il Signore. Andremo avanti per questa strada e, un po’ alla volta, tutte le parrocchie saranno chiamate ad aprirsi alla collaborazione con quelle vicine.
Secondo delle indicazioni diocesane, potranno condividere persone preparate, iniziative (ad esempio: scuole materne, grest, campiscuola, ritiri ed esercizi spirituali…), percorsi formativi (ad esempio, per giovani, per coppie e famiglie, per catechisti, per animatori…), attività caritative, strutture.
Faremo un cammino paziente e senza forzature. Dobbiamo, però, dirci che è finito il tempo della parrocchia autosufficiente mentre si apre il tempo della collaborazione, come ci invitano a fare anche tutti i recenti documenti della CEI.
c. Tutto il progetto ha un obiettivo preciso: collaborare non significherà sacrificare o cancellare qualche parrocchia, magari piccola. Ci proponiamo l’obiettivo opposto: la collaborazione dovrà aiutare anche le comunità piccole ad essere più vive e ricche nella loro pastorale. Non seguiamo il criterio di razionalizzare i servizi, come fa giustamente l’amministrazione civile. Seguiamo la Rivelazione la quale ci dice che la Chiesa di Cristo si radica in un territorio attraverso le comunità che nascono tra le case degli uomini.
Per questo è preziosa e va sostenuta ogni comunità, che si riunisce per ascoltare la Parola di Dio e celebrare l’Eucaristia e gli altri sacramenti.
d. La Collaborazione pastorale porterà ricchezza spirituale e pastorale se tante persone offriranno il loro contributo attivo: se i sacerdoti condivideranno tra loro la fraternità e il ministero e se coinvolgeranno nella comunione e collaborazione i diaconi, i consacrati/e, e tanti laici.
Unendo le forze e le esperienze, potremo assicurare una formazione migliore ai catechisti, agli animatori ed educatori degli adolescenti e dei giovani, ai responsabili dei corsi per fidanzati e della pastorale famigliare, agli animatori della liturgia, ai ministri straordinari della comunione…
Coordinando i gruppi Caritas e di volontariato saremo più efficaci nell’aiuto alle persone povere e deboli, collaborando più facilmente con le amministrazioni comunali.
Se le scuole dell’infanzia si organizzeranno assieme, non ne perderemo neppure una, pur in tempi difficili.
Questi esempi già ci fanno capire come pensiamo le “Collaborazioni pastorali” e perché ci sembra la strada giusta per il futuro delle parrocchie.
3. Il rapporto stretto tra le Collaborazioni pastorali e l’Esortazione pastorale
Mentre avviamo il progetto delle Collaborazioni pastorali, sto anche completando la stesura definitiva dell’Esortazione pastorale: “Camminate nella carità, così come Cristo vi ha amati”. La consegnerò ufficialmente a giugno nella grande convocazione diocesana a cui tutti siete invitati.
Nell’Esortazione pastorale indico il grande obiettivo (preesente già nel titolo) che guiderà tutta l’opera pastorale e missionaria della Diocesi e le vie che percorreremo per viverlo.
Mi preme far capire che tra il progetto delle Collaborazioni pastorali e il programma proposto nell’Esortazione pastorale c’è un legame strettissimo.
Avviando le Collaborazioni pastorali invitiamo le parrocchie a camminare e lavorare assieme. Ma su cosa dovranno collaborare? Collaboreranno, prima di tutto, sulle indicazioni offerte dall’Esortazione pastorale. Semplificando un po’, possiamo dire che “collaborare” sarà il metodo per realizzare i contenuti dell’Esortazione pastorale.
Questo ci sembra il modo migliore, in questi tempi, per collaborare con Gesù e con l’opera dello Spirito Santo. Non dimentichiamo che il protagonista primo che anima la nostra Chiesa è Gesù risorto con il suo Spirito. È necessaria, però, la nostra partecipazione che in questo momento si concretizzerà nella Collaborazione tra parrocchie per aiutarci a vivere, specialmente, gli orientamenti dell’Esortazione pastorale.
4. I passi che stiamo facendo
Sul progetto delle Collaborazioni pastorali stiamo lavorando da oltre due anni, con un particolare contributo del Consiglio Presbiterale. I passi principali a cui stiamo ormai arrivando:
a. Una carta geografica delle Collaborazioni pastorali
Abbiamo individuato all’interno della diocesi le parrocchie che saranno chiamate a collaborare insieme. È nata così una carta geografica delle Collaborazioni pastorali costruita dopo uno studio approfondito e seguendo certi criteri.
Ci siamo avvalsi della collaborazione dello Studio Tolomeo diretto dal prof. Feltrin, il quale ha lavorato con noi con professionalità e grande disponibilità. Stiamo ora raccogliendo le ultime osservazioni e per Pasqua contiamo di avere una carta definitiva delle aree dentro le quali avvieremo una collaborazione tra le parrocchie. Il prof. Feltrin ha accettato di essere con noi stasera e ci presenterà il percorso fatto per arrivare a questo risultato.
b. Un direttorio delle Collaborazioni pastorali
Abbiamo costituito una commissione per “l’attuazione delle Collaborazioni pastorali”. Essa sta studiando un testo nel quali siano indicati i criteri fondamentali per attuare le Collaborazioni, i soggetti che le porteranno avanti, le modalità per avviarle e verificarle, le forme diverse che potranno avere. Questo testo, verificato specialmente dal Consiglio Presbiterale, potrà diventare un direttorio fatto proprio dal Vescovo per guidare la nascita e lo sviluppo delle varie Collaborazioni pastorali in modo sufficientemente omogeneo in tutta la Diocesi. Sarà un testo autorevole, ma anche provvisorio, perché l’esperienza stessa ci suggerirà certamente delle modifiche.
c. Un avvio progressivo
Avvieremo le Collaborazioni pastorali in modo progressivo, sensibilizzando le comunità parrocchiali. È più giusto dire che ci siamo già avviati, perché già in alcune zone della Diocesi le parrocchie hanno iniziato tra loro la collaborazione in modo stabile. Avere tra poco la carta geografica delle Collaborazioni pastorali potrà incoraggiare tutte le parrocchie ad aprirsi a quelle vicine, indicate per la collaborazione.
Anche nei cambi dei sacerdoti terrò conto sempre più del progetto delle Collaborazioni pastorali. Un po’ alla volta istituirò anche ufficialmente le varie Collaborazioni pastorali. Intanto è importante che avviamo piccole o grandi occasioni di comunione e aiuto reciproco tra parrocchie.
5. Una collaborazione tra comunità cristiane e non una migliore organizzazione di servizi
Dopo aver presentato brevemente che cosa saranno le Collaborazioni pastorali, permettete che torni sulla preoccupazioni con cui ho iniziato il mio intervento.
Per capire veramente il senso di questo cammino, dobbiamo avere uno sguardo di fede, illuminato dalla preghiera e dalla Parola di Dio.
È facile la tentazione a considerare questo progetto con criteri solo umani, come una grande riorganizzazione della Diocesi dovuta al fatto che abbiamo meno personale, un aumento di popolazione, maggior difficoltà a raggiungere le persone data la loro mobilità di casa, di lavoro e di tempo libero.
Certamente ci siamo serviti anche di strumenti scientifici umani perché il Signore ci invita a far buon uso dell’intelligenza che abbiamo.
È necessaria, però, una “intelligenza spirituale” per capire perché sia importante che le comunità parrocchiali si aprano alla reciproca collaborazione, in comunione sempre con tutte le altre comunità che formano la Chiesa diocesana che ha nel Vescovo il segno di unità.
Per avere questa intelligenza spirituale torno brevemente sul testo della Parola di Dio che abbiamo letto all’inizio perché ci illumini.
Poniamoci le domande fondamentali: Che cosa ci aspettiamo da questo programma di collaborazione? Quali vantaggi speriamo per la nostra Chiesa e per i cristiani che la formano?
Il cap. 9º della seconda lettera ai Corinzi, che è stato letto, ci offre una risposta di fede.
Ho scelto questo testo perché offre un esempio pratico di collaborazione tra comunità cristiane. Paolo si era impegnato a fare una raccolta di fondi a favore della comunità di Gerusalemme (Gal 2,10), coinvolgendo le comunità dell’Acaia e della Macedonia.
Si tratta di una collaborazione pratica (raccogliere fondi) e di dimensioni molto più modeste di quella che noi abbiamo in animo di avviare in diocesi tra le diverse parrocchie. È illuminante scoprire il significato che Paolo dà a questa collaborazione. Ci fa capire che cosa avviene quando delle comunità cristiane collaborano tra loro. Non si realizzano solo una solidarietà reciproca o un miglioramento dei servizi, ma si manifesta il Mistero della Chiesa.
6. La collaborazione tra comunità cristiane è un “ministero”, una “diaconìa”
Paolo definisce una semplice raccolta di fondi a favore di un’altra comunità cristiana con il termine diaconìa (che traduciamo con servizio o ministero). Nel suo linguaggio, è diaconia ogni servizio che contribuisce all’edificazione della Chiesa. I diversi ministeri sono una diaconia grazie alla quale la Chiesa cresce e diviene, in modo sempre più perfetto, il Corpo di Cristo dentro la storia umana (cfr. 1Cor 12).
Anche una semplice colletta, che con fatica poteva essere realizzata per la poca generosità dei Corinzi, è una diaconia, un ministero che fa crescere la Chiesa, Corpo di Cristo.
Mentre i cristiani di Corinto offrivano un po’ dei loro soldi e i fratelli poveri di Gerusalemme li accoglievano, i cuori si aprivano in una reciproca generosità.
Si creavano le condizioni migliori perché lo Spirito Santo facesse circolare la carità di Cristo tra le Chiese di Corinto e di Gerusalemme. E la carità è la “linfa divina” che nutre la Chiesa e ogni cristiano.
Se le parrocchie mettono a disposizione l’una dell’altra i sacerdoti, i diaconi, i consacrati, i catechisti, gli animatori, i consigli pastorali, le caritas, le strutture, vivremo nella nostra Diocesi una grande diaconia, un servizio reciproco.
Lo Spirito Santo potrà far circolare con più ricchezza la carità di Gesù in mezzo a noi. Così saranno spiritualmente più vive le parrocchie, tutti i cristiani che parteciperanno alla collaborazione e tutta la Chiesa diocesana.
7. La collaborazione tra comunità cristiane rivela “la sovrabbondante grazia di Dio che opera tra noi”
Ma la Parola di Dio va ancora più a fondo sul valore di una collaborazione tra comunità cristiane.
Ciò che una comunità cristiana può donare all’altra non è frutto, prima di tutto, delle capacità sue (preti più intraprendenti, laici più validi, strutture migliori…), ma della Grazia di Dio. Solo “Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo il necessario di tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene”.
Solo l’azione imprevedibile e onnipotente dello Spirito di Gesù risorto ha reso fecondo il seme che è stato seminato nel terreno di una parrocchia. Per questo, se mette a disposizione proprie risorse di persone, esperienze e mezzi, offre ad altri i frutti della grazia che ha ricevuto da Gesù e dallo Spirito Santo che ha operato al suo interno. E magari i frutti di una piccola parrocchia – che possono sembrare modesti rispetto a quelli di parrocchie più attrezzate – potranno essere più fecondi.
Potremo fare anche la consolante esperienza promessa da S. Paolo: la parrocchia che si aprirà ad una generosa collaborazione non ne uscirà impoverita perché Colui “che somministra il seme al seminatore, somministrerà e moltiplicherà anche la nostra semente e farà crescere i frutti della nostra giustizia”. Donando tutti saremo più ricchi di vita spirituale e di gioia.
Questi orizzonti ci convincono che la collaborazione tra parrocchie sarà un grande dono di Dio, per cui vale la pena di superare prevedibili campanilismi, gelosie, chiusure.
8. La collaborazione tra comunità cristiane suscita una grande Eucaristia “alla straordinaria grazia di Dio”
La comunità, che riceve doni e aiuti da un’altra comunità, risponde spontaneamente con sentimenti di riconoscenza. Paolo definisce questa riconoscenza con il termine “eucaristia”, con chiaro riferimento liturgico.
La comunità che riceve il dono cresce nell’affetto verso i fratelli da cui ha ricevuto, e restituisce il dono specialmente “pregando per loro”. Si cementa un legame di carità tra le comunità.
Questa preghiera di ringraziamento è chiamata “eucaristia” ed è rivolta a Dio. La comunità di Gerusalemme non ringrazia prima i fratelli di Corinto, ma Dio Padre. A Lui vanno le “molte eucaristie”, i molto ringraziamenti.
I doni che una comunità cristiana fa ad un’altra sono, infatti, doni della grazia del Padre. Essi rivelano che quella comunità “ha accettato il Vangelo di Cristo grazie all’obbedienza della fede” e ha permesso allo Spirito Santo di agire in essa portando i suoi frutti.
La comunità di Gerusalemme contempla nella colletta, che giunge dai fratelli di Corinto, la potenza del Vangelo e dello Spirito di Gesù che ha convertito, ha creato una vera comunità cristiana che vive nella carità di Cristo.
Le parrocchie che collaboreranno potranno conoscersi meglio. Una parrocchia non conoscerà solo le persone e le attività delle altre. Scoprirà la ricchezza di fede, di carità, di spiritualità che lo Spirito Santo ha fatto crescere in esse.
Assieme potranno rendere grazie a Dio Padre. Lo faranno specialmente celebrando l’Eucaristia e ricordando a Dio le altre parrocchie, ringraziando per ciò che hanno ricevuto e donato.
Nella collaborazione tra parrocchie anche le celebrazioni eucaristiche potranno ravvivarsi e arricchirsi di nuovo significato e lo Spirito Santo continuerà ad edificare la nostra Chiesa.
9. Concludendo
Queste sono le prospettive che la Parola di Dio ci suggerisce per capire in tutto il suo significato e valore un progetto volto a favorire la collaborazione tra parrocchie.
Esse potranno sostenere e motivare noi pastori, i cristiani che più si impegneranno e le comunità parrocchiali. Da esse possiamo trovare speranza e consolazione per la nostra azione pastorale ed esclamare con Paolo “Grazie a Dio per questo suo ineffabile dono!”.
Consegno a voi questa sera, care sorelle e fratelli, questo progetto di Collaborazioni pastorali con tutto il suo significato. Portatelo nelle vostre parrocchie coinvolgendo tanti altri cristiani in queste prospettive che ci aprono alla speranza.