Fratel Paolo Rizzetto incontra il gruppo missionario
Su invito del Gruppo Missionario parrocchiale “P. Sergio Sorgon” il sandonatese Paolo Rizzetto, fratello comboniano, classe 1978, ha testimoniato ai presenti le tappe essenziali della sua vocazione e servizio missionario.
Vocazione e formazione: l’Uganda
Vissuta l’esperienza giovanile all’interno dell’Azione Cattolica in Oratorio, fr. Paolo ha conosciuto i comboniani negli anni di studio a Padova. In occasione di una veglia dell’ottobre missionario vennero nel collegio dove alloggiava alcuni di questi religiosi a presentare il loro carisma. Se da principio “si tenne alla larga”, un anno dopo prese i contatti ed iniziò il periodo di discernimento in questa Congregazione missionaria.
Il Fratello comboniano è un laico consacrato con uno specifico servizio, secondo il carisma suscitato dal fondatore, il vescovo san Daniele Comboni.
Dopo la laurea in medicina nel 2004, il successivo tirocinio ed esame di stato, nel 2005 Paolo Rizzetto ha trascorso sei mesi in Uganda, nel popolo di pastori nomadi, operando in un ospedale missionario. Rientrato in Italia nell’agosto di quello stesso anno, ha vissuto i due anni di Noviziato, periodo particolarmente dedicato alla preghiera ed al servizio.
Nel maggio 2007 ha emesso la prima Professione, cui è seguita la prima spedizione da missionario professo, sempre nell’Uganda, questa volta per un servizio di maggior responsabilità. Ha così potuto lavorare assieme a colleghi medici ed infermieri ugandesi, avendo uno di loro come responsabile. Vivendo la vita di comunità, ha alternato lavoro pastorale e professionale in ospedale.
Il servizio in Kenia tra gli ammalati di HIV
Come previsto nella Congregazione comboniana per il periodo dei voti temporanei, nel 2009 fr. Rizzetto è partito per il Kenia, dove ha intrapreso l'”orientamento pastorale” nel campo sociale, vivendo in una comunità di otto confratelli, provenienti da tre continenti diversi.
Ha fatto un’esperienza di studio al Tangasa (“Annuncio”) College, dove un comboniano ha avviato un corso di Apostolato sociale per i fratelli laici.
In particolare ha lavorato a Korogocho (Nairobi), dove arrivava due volte la settimana con i mezzi pubblici.
Nairobi, la capitale del Kenya, ha 4 milioni di abitanti, 2,5 milioni dei quali vivono nelle baraccopoli che occupano meno del 5% del territorio urbano.
Korogocho si estende su un’area di 2 kmq ed è la quarta baraccopoli della capitale per numero di abitanti. Probabilmente oggi vi vivono 100-120 mila persone, stipate in baracche di fango e lamiera.
A Korogocho, resa famosa dal comboniano p. Alex Zanotelli, si dice vi siano più chiese che bagni: si tratta per lo più di chiese indipendenti protestanti, avviate con facilità per guadagnare qualcosa. Dal 2001 i Comboniani sono stabili lì.
Fr. Paolo ha operato nel Centro di salute, con le persone sieropositive, cercando di far accettare la malattia e quindi le cure. Il problema infatti è prima di tutto di aiutare le persone ad affrontare il trauma di scoprirsi sieropositive e poi di accompagnarle durante la cura, poiché quando stanno bene smettono di prendere i farmaci. Spesso sono i bambini a prendersi cura dei genitori. Perciò il programma prevede di formare “agenti di salute”, cioè familiari e altri volontari che seguono le persone in cura.
Con l’attività del Centro accompagnavano circa 1200 persone e due volte all’anno facevano un test porta a porta per valutare la presenza del virus HIV.
Oltre alla formazione degli agenti di salute adulti, fr. Paolo ha lavorato molto con i bambini per insegnare loro le nozioni base della cura. Da questa esperienza è nato un libretto in cui sono annotate anche le impressioni di questi bambini.
Il servizio a Korogocho prevedeva poi un rapporto diretto con le famiglie e con gli ammalati che fr. Paolo andava a trovare assieme ad infermieri e volontari locali, prezioso aiuto per la lingua e l’approccio alla cultura locale.
Molti volti
Il Fratello comboniano confida di ricordare moltissimi volti di persone incontrate ed ora impresse nella sua memoria. In particolare ci racconta di due ragazze.
La prima è Giachi, di 20 anni, la quale una volta scoperto di essere sieropositiva entrò in uno stato di disperazione. Si accorse che lei aveva necessità di una spalla per piangere e di una mano da tenere, prima ancora delle cure: aveva bisogno di un fratello accanto! La giovane ritornò nella clinica dopo una settimana, contenta perché sentitasi accolta e così cominciò la cura.
Purtroppo, riuscirono a seguirla per un solo anno, perché poi la giovane ritornò in campagna e trascurò il trattamento terapeutico. Hanno saputo poi che non ce l’ha fatta. Fr. Paolo è comunque consolato dalla speranza che qualcosa sia cambiato nella sua vita: si è sentita accolta da qualcuno…
L’altro volto è quello di una ragazzina, l’ultima che ha salutato prima di rientrare in Italia. Si tratta di Feit, che fu portata al loro centro già ammalata (forse di tubercolosi) e sieropositiva, probabilmente infettatasi già nel grembo materno. Un po’ tutti la presero a cuore e la accompagnarono. Dapprima la destinarono, però, ad un centro specializzato e più attrezzato.
Quando ritornò da loro, cominciò ad assumere i farmaci e la cura è funzionata, grazie alla mamma di una amichetta, che la ha seguita. Così Feit è cresciuta ed ora c’è speranza di un suo recupero…
In Sud Sudan
Appena terminato questo percorso di studi e formazione di base, nel giugno 2012 fr. Paolo intraprende un nuovo servizio in Sud Sudan, giovanissimo Stato, indipendente dal 2011. Egli inizierà lì dove c’è stata la prima missione comboniana.
Precisamente a Wua esiste una specie di consorzio con altri ordini religiosi per la catechesi, l’educazione e la salute, ambito – quest’ultimo – dove si inserirà lui, operando in una scuola per infermiere e capo-sala.
Il progetto di san Daniele Comboni era quello di “Salvare l’Africa con l’Africa“.
Questo è il tempo in cui si è sempre più compagni degli africani, più che i responsabili. Attualmente ci sono molte più vocazioni africane che non europee, specialmente per i sacerdoti…
M.F.
Per vedere foto di Korogocho, clicca qui.