1944-2014 – 70 anni fa la guerra da noi (parte 1)
I primi anni di guerra
Il primo settembre 1939 le truppe tedesche invadono la Polonia, dando inizio di fatto alla seconda guerra mondiale. Per gli almeno mille soldati sandonatesi richiamati ai primi di settembre 1939 e per i loro familiari, il parroco Saretta celebra due messe il 10 e 11 di quello stesso mese.
Dopo la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 (anche a San Donà “qualche esaltato, contagiato dalla martellante propaganda del regime, aveva sovrapposto la sua voce concitata nell’urlo ripetuto: Bene, bene!”), a San Donà la guerra si vive “indirettamente” con le partenze dei soldati per la Grecia, l’Africa, la Russia… e con le loro lettere anche dalla prigionia.
Il 23 settembre 1943 Mussolini fonda la Repubblica Sociale Italiana (di Salò).
Il 24 settembre 1943, festa della Madonna del Colera, praticamente tutta la comunità di San Donà è radunata nel cortile dell’Oratorio assieme al suo parroco Saretta e al Vescovo Mantiero per pronunciare il voto solenne all’Ausiliatrice di costruirle in quel posto (in cui erano già state gettate le fondamenta) un tempio votivo, se avesse risparmiato dalla distruzione della guerra la città e l’Oratorio: “la povera gente non si stancò di sgranare il rosario e di chiedere la Sua intercessione”.
Intanto San Donà è militarizzata. I tedeschi e le camicie nere occupano vari luoghi strategici della cittadina (villa De Faveri, villa Amelia, le scuole elementari, l’Oratorio…), si indice il coprifuoco e il cielo comincia ad essere solcato dai sinistri motori degli aeroplani anglo-americani…
Estate 1944. Gli alleati cominciano a bombardare San Donà
Ad inizio 1944 si compiono i bombardamenti di Mestre (28 marzo) e di Treviso (7 aprile): “La bella antica gloriosa città della Marca è un cumulo di rovine e, quello che è più spaventoso, migliaia di fratelli, famiglie intere hanno trovato morte sotto quelle rovine.” E quasi a triste presagio, mons. Saretta sprona poi calorosamente i Sandonatesi per gli aiuti: “Siate generosi! Fate quello che vorreste fosse fatto per voi in una simile sventura.” (Foglietto Parrocchiale 30 aprile 1944).
L’altro avvenimento di quel mese estivo è l’occupazione dell’Oratorio, con due sole ore di preavviso. Il 27 luglio, i Salesiani, coadiuvati dai ragazzi accatastano libri e documenti, spostano il mobilio che riescono. Oltre 700 soldati di varia provenienza avevano occupato l’Oratorio in più momenti, trasformandolo in una caserma, in cui girano ancora i salesiani nelle loro tonache nere.
Di lì a pochi giorni si ha il secondo bombardamento. Il 3 agosto, all’ora di pranzo, vengono sganciate una ventina di bombe aeree su San Donà ed un centinaio su Musile, causando gravissimi danni, tra cui la distruzione del cimitero e anche alcuni morti. Risulta danneggiato anche il ponte stradale. Questa incursione provoca i primi sfollamenti della popolazione dalla cittadina.
In questi momenti aumentano le preghiere, nelle famiglie e in Duomo, come annota Mons. Saretta: “Spesso ci accade di sorprendere in qualche angolo della Chiesa dei bambini che pregano fervorosamente per il fratello, per il babbo prigioniero, lontano. Cari bambini innocenti e puri, pregate, pregate! Forse in questo momento una grazia di salvezza, una luce di conforto discende dal cielo sopra il vostro diletto. Pregate, pregate! Il babbo tornerà” (F.P. 6 agosto 1944)
I segnali di allarme per l’arrivo di aerei suonano anche durante le funzioni religiose, che vengono spesse interrotte, come capita per la prima messa in Oratorio del novello don Talin.
Nella caserma-Oratorio si succedono i battaglioni che occupano vari ambienti (adibendoli ad uffici, infermeria, magazzino… e anche prigione), impedendo di fatto le attività dei giovani oratoriani
Il 29 agosto un terzo bombardamento, sempre alle 11 del mattino, distrugge il ponte della ferrovia e causa la morte di un giovane di Musile.
Nel primo pomeriggio del 23 settembre c’è il quarto bombardamento, il primo consistente di San Donà. Nove ondate di bombardieri sganciano centinaia di ordigni, che provocano nove morti e alcuni feriti. Le vittime rinvenute vengono sepolte all’imbrunire, periodo della giornata in cui è meno probabile la comparsa dei bombardieri.
Gli altri rifugi per la popolazione non sono organizzati tunnel sotterranei. Durante le incursioni ci si accovaccia nelle scoline e fossati dei campi, che sono a poca distanza dal centro paese; così quelli della famiglia Cibin, la cui disponibilità la popolazione ha voluto ricordare con la lapide affissa nella casa dell’ex-custode delle Scuole Romolo Onor:
Questo edificio ed il terreno annesso
furono contro le minacce aeree
del 1944-45
asilo di innumerevoli abitanti di S. Donà
i quali vogliono qui perpetuare
la loro profonda riconoscenza
all’ospitale famiglia
di Francesco e Virginia Cibin
I momenti più tragici verranno nei mesi a seguire. (fine prima parte)
A cura di Marco Franzoi
Fonti
-“Storia cristiana di un popolo” – D.S. Teker (1994)
-“Ancora un giro di giostra” – W. Perissinotto (2006)
– Il Foglietto Parrocchiale-Parrocchia Santa Maria delle Grazie, San Donà di Piave (numeri vari, 1944)
– “Un soffio di libertà. La Resistenza nel Basso Piave” – M. Biason (2007)
-“Monsignor Luigi Saretta. Pastore, padre e maestro” – M. Franzoi (2014)
Siti web: sandonadomani.it; duomosandona.netsons.org