Un dialogo interessante con don Gianni Fazzini

I nuovi stili di vita non si improvvisano.
È stato questo il tema dell’incontro serale del Consiglio Pastorale allargato tenutosi a Casa Saretta martedì 17 marzo 2009. Don Gianni Fazzini è parroco di Altino, e incaricato dal patriarca Scola per la Pastorale degli Stili di Vita della Diocesi di Venezia dal 2002. Ha iniziato il suo servizio pastorale nel Villaggio Laguna abitato dalle famiglie operaie di Mestre, e ha svolto per quasi vent’anni la sua missione in fabbrica come prete operaio.
Le sue riflessioni sono partite da alcuni dati circa l’attuale crisi economica. La lettura della situazione individua una delle cause principali nel consumo generalizzato al di sopra delle proprie possibilità presenti e future, seguendo lo slogan che assicura: “compra, che fai girare l’economia”.
Questo ha provocato un indebitamento progressivo di aziende e banche, soprattutto in America, fino a diventare incontrollabile. Sostanzialmente per decenni si sono avuti consumi e spesso grandi sprechi al di sopra delle risorse disponibili.
Il concetto è illustrabile facendo riferimento alla quantità di anidride carbonica massima assorbibile dal sistema Terra, calcolata nel 1992, pari a 14 miliardi di tonnellate l’anno. Ogni essere umano potrebbe emettere con tutte le sue attività al massimo 2.3 T/anno di anidride carbonica, quanta gli organismi fotosintetici della terra (piante e batteri) possono assorbire e trasformare. Questo si può definire il “numero della giustizia”, ossia la quantità a disposizione di ciascuno perché la Terra possa sostenersi e rigenerarsi. In realtà, i dati dicono che, mentre in India vengono prodotte 0.9 T/anno e in Cina 2.5 T/a., in due Paesi simbolo del mondo ricco quali Germania e USA, rispettivamente, vengono invece emesse 16.4 e 26.5 T/ anno pro-capite di anidride carbonica.
Proprio su questi numeri i Vescovi tedeschi si sono interrogati e hanno cominciato a lavorare a livello pastorale per cambiare questo “stile di vita”, che porta a consumare al di sopra delle proprie possibilità.
Anche noi, quali componenti della Chiesa, abbiamo un compito sicuramente importante, almeno quanto le decisioni governative.
Sono necessari due atteggiamenti: cercare di vivere “giustamente” e poi far leva sul versante del mercato, con la consapevolezza che quando compro voto. Il ragionamento parte dal fatto che negli acquisti ci giochiamo la nostra libertà.
Infatti, quanto siamo liberi nella scelta di cosa compriamo? Quanto siamo invece condizionati dalla pubblicità quando andiamo ad acquistare un bene? Allora, quale è la differenza tra beni necessari, che soddisfano i bisogni primari, e beni voluttuari, cioè non indispensabili, ma che pure acquistiamo perché ci sono stati indotti?
A questo punto ci si è chiesti: ma in tutto questo cosa c’entra Dio, la fede, il Vangelo?
C’entrano perché ne va di mezzo la giustizia, in quanto quello che viene sprecato è sottratto ai poveri, e lede la dignità delle persone, non lascia posto alle relazioni, al senso di gratuità, non educa ad ammirare il Creato e a dar lode a Dio.
Quindi rivedere il nostro rapporto con i beni è un priorità anche pastorale, che spinge a cercare alternative. Proprio questa è l’esperienza nata nel 1992 e che attualmente quarantadue gruppi di famiglie in tutta Italia sta conducendo, confrontandosi e consigliandosi, producendo dei veri e propri “bilanci di giustizia”, che permettono di indirizzare i propri consumi sui beni necessari e sui prodotti il più possibile esenti da sfruttamenti (umani ed ecologici).
Si calcola che mediamente le famiglie che aderiscono a questa iniziativa riescano a risparmiare sino al 18% dei propri soldi. Quello che è interessante è che poi questo risparmio si traduce anche in maggior tempo per le relazioni…
A conclusione dell’animato incontro, cui ha aderito una quarantina di persone, don Gianni ha proposto il passo della Lettera di Paolo ai Romani (c.12), dove l’Apostolo invita ad usare i nostri corpi come sacrificio spirituale e a non conformarsi alla mentalità di questo tempo, trasformandosi e rinnovando la nostra mente per poter discernere la volontà di Dio. Tutto questo, ha concluso don Gino, è per mettersi in condizione di amare, di costruire fraternità attorno a noi: questo è realizzare il cuore del Vangelo.

Marco Franzoi