San Giuseppe, patrono della Chiesa

 San Giuseppe morente tra Gesù e Maria (D. Corompai, 1927)Il 19 marzo è la solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria, patrono della Chiesa.
“Egli viene solitamente rappresentato vecchio, o comunque attempato, accanto alla giovane Maria Vergine. Ma egli è lo sposo vero e non già fittizio della Madonna.
Come concreto custode del Redentore nei primi anni di vita, e come suo educatore negli anni in cui il Fanciullo cresceva in età, in esperienza e nella conoscenza delle varie realtà (del lavoro, per esempio), Giuseppe ebbe un ruolo decisivo, ma nascosto, nella storia della salvezza.
Di lui i Vangeli non riportano nemmeno una parola: è stato perciò definito «dottore del silenzio». Coinvolto da Dio in maniera strettissima nella vicenda dell’Incarnazione, non la subisce, bensì la assimila e asseconda.
Santa Teresa d’Avila ne rilanciò la devozione, sicura che egli può tutto in Cielo presso Gesù che gli obbedì qui in terra.” (A. M. Sicari)
C’è un riferimento storico indiretto che lega in qualche modo la Festa a San Giuseppe con San Donà.
La festa di san Giuseppe fu ufficialmente approvata il 19 marzo da Papa Sisto IV (1471-1484).
Ebbene, questo è il Pontefice che l’8 febbraio 1476 firmò la bolla che concesse (o meglio obbligò) ai fratelli Trevisan di erigere una sede parrocchiale e una nuova cappella nella Gastaldia di San Donà – poiché quasi tutte le chiese preesistenti nel vasto territorio erano andate distrutte da guerre o inondazioni del Piave – e di indicare il sacerdote rettore (come ricordato nella lapide marmorea presso la bussola d’entrata, rimasta illesa dai bombardamenti 1917-18).
E quello è appunto l’anno ufficiale di nascita della nostra comunità parrocchiale e della stessa San Donà.

La pala nel Duomo

San Giuseppe è onorato tra l’altro come patrono degli operai, degli sposi e dei moribondi: così vien ritratto nella pala d’altare presente nel Duomo di San Donà.
Il quadro “Giuseppe morente tra Gesù e Maria” fu dipinto nel 1927 dall’artista Duilio Corompai. Nella rappresentazione vi è anche una corona di angeli che offrono gigli (simbolo della castità), pregano e cantano lodi.
Curioso è il commento su questa pala da parte di mons. Chimenton: “Non è, senza dubbio, la migliore delle opere del Corompai; (…) si vede trapelare l’impazienza dell’artista di ultimare un lavoro: dovrebbero essere più curate le parti anatomiche e la disposizione dei colori talora un po’ troppo vivi e arditi; ma l’occhio si posa volentieri su quella scena e il cuore si sente spinto alla preghiera.

A cura di Marco FranzoiPreghiera a San Giuseppe

A Te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione, ricorriamo,
e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che Ti strinse all’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio,
e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, Te ne preghiamo,
con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo Sangue,
e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.

Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo:
allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo;
assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore;
e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù,
così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità;
estendi ognora sopra ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio
e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere,
piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.

Amen