“Non ho accumulato beni materiali, non possiedo nulla e non mi manca niente”
Suor Alma Chiara Sartor, missionaria sandonatese in Guinea-Bissau (Africa Occidentale), ci scrive in occasione dei suoi 50 anni di Professione religiosa. Lo fa con gioia, ricordando alcuni fatti significativi della sua fanciullezza e confidando cosa significano per lei i Voti di Povertà, Castità e Obbedienza…
Voglio iniziare questo momento di festa con le parole di Maria “L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore”.
Sì! Sono proprio queste parole che esprimono la mia allegria di poter celebrare con voi 50 anni di Professione religiosa.
In questo momento non posso fare a meno di ricordare i miei genitori perché sono convinta che buona parte della mia dimensione spirituale trovi in loro e nella mia grande famiglia le sue origini. A questo proposito vi racconto un fatto importante:
Quando ero bambina mi sono ammalata di tifo e i miei genitori mi hanno portata in ospedale per essere curata. Un giorno i medici hanno detto a mia mamma, che si trovava accanto al mio letto, che ormai a me rimanevano ancora poche ore di vita.
Allora la mamma si è messa a pregare per me accanto al letto, mentre mio papà, che aveva saputo anche lui la notizia dei medici, è sceso per andare a pregare nella cappella dell’ospedale. Davanti alla Madonna il papà ha chiesto al Signore di non portar via anche me alla mamma, che aveva già perso altre due bambine sempre a causa di questa malattia, ma che comunque una volta guarita mi avrebbe lasciata nelle sue mani. Poco dopo miracolosamente mi sono ripresa. Venni a conoscenza però di questa storia il giorno della mia professione, da mia sorella Lucia.
Vorrei dire due parole sul significato di Professione e Consacrazione Religiosa.
La parola “Consacrazione” nella Bibbia significa “mettere da parte” per affidare una missione: Io messa da parte per la missione di testimoniare e annunciare il Vangelo di Gesù con l’impegno di vivere i consigli evangelici di Povertà Castità Obbedienza.
Professione significa che tutto questo è avvenuto pubblicamente nella chiesa di Venezia alla presenza dei familiari e del popolo di Dio nella congregazione delle Suore Francescane di Cristo Re; era il lontano 1963 e io avevo 22 anni.
– Voglio anche dirvi che cosa è significato per me vivere il Voto di Povertà: ho scelto di vivere una vita sobria e povera sull’esempio di Gesù e della mia famiglia.
Ricordo quando la mattina ma mamma andava a messa presto e quando veniva a casa noi correvamo a vedere se ci aveva portato qualcosa. Se aveva qualche soldino ci portava a casa un biscottino ciascuno, se invece non aveva niente ci diceva che ci aveva portato a casa Gesù. Noi allora le chiedevamo dov’era e lei ci rispondeva che era nel suo cuore e che dopo, quando saremo andati a messa, avremo ricevuto anche noi Gesù nel nostro cuore.
Io non ho accumulato beni materiali, non possiedo nulla e non mi manca niente. Ho avuto la gioia di coltivare l’aspetto della condivisione e del dono.
Ho condiviso il mio tempo, la mia esperienza e il mio sapere… in poche parole ho donato gratuitamente tutto quello che il Signore mi ha “dato Essere”. Il Signore è stato buono con me e non mi ha fatto mancare nulla di quello di cui avevo bisogno…
Sento vere le parole di Gesù: “Voi che avete lasciato tutto avrete il centuplo su questa terra insieme a sofferenze e la vita eterna in cielo”.
– Aver fatto il Voto di Castità è significato per me aver scelto il Signore Gesù come sposo del mio cuore, di essermi impegnata di amare Lui ed in Lui i fratelli. Non ho formato una mia famiglia: ho abbracciato la grande famiglia del mondo.
Ho stretto tante mani, ma non ho trattenuto nessuno.
Non mi sono sentito sola, il mio cuore è sempre stato allettato dalla presenza del Signore e dal dono di incontrare il fratello, la sorella… ho donato e ricevuto affetto e tenerezza; ho consolato, guarito, pregato, pianto, sofferto e gioito con i fratelli e l’umanità…
Mi sono sentita “madre” perché ho donato amore, fede e speranza nella vita. Ho vissuto pienamente la fecondità e la maternità caratteristica della donna.
– Il Voto di Obbedienza mi ha condotta a realizzarmi come Suora sioè sorella in ogni realtà. Ho trascorso questa mia vita tra l’Italia, il Brasile e l’Africa, sempre a contatto con le famiglie: mamme, bambini, malati, bisognosi, adolescenti, giovani e anziani senza distinzione religiosa e sociale, con preferenza per i più poveri, umili e emarginati.
– Nella mia vita ho imparato a benedire.
– Ad invocare lo Spirito Santo in ogni realtà.
– A ripetere e vivere una piccola frase del Vangelo o dei salmi – le piccole giaculatorie che ci insegnava la mamma quando eravamo bambine.
– Ad affidarmi alla Madonna che sento mamma, sorella, mediatrice di ogni bene.
– Così vivendo e così offrendo ho realizzato il mio ideale di discepola del Signore Gesù per l’avvento del Regno di Cristo.
Suor Alma Chiara Sartor
4 agosto 2013