Mons. Oscar A. Romero Beato
Il 23 maggio 2015, vigilia di Pentecoste, è stato beatificato a El Salvador il Vescovo Oscar Arnulfo Romero, ucciso sull’altare da un sicario ingaggiato dai militari al governo il 24 marzo 1980, al termine dell’omelia.
Il Vescovo martire già da tempo viene invocato come “San Romero de America”.
Ricordiamo questo nuovo Beato riportando le sue parole in diverse occasioni nei tre (ultimi) anni di arcivescovo di San Salvador.
“Mai abbiamo predicato la violenza. Solo la violenza dell’amore, quella che lasciò Cristo inchiodato su una croce, quella che ognuno fa a se stesso per vincere i suoi egoismi e perché non vi siano disuguaglianze tanto crudeli fra noi.
Tale violenza non è quella della spada, quella dell’odio. È la violenza dell’amore, quella della fratellanza, quella che vuole trasformare le armi in falci per il lavoro.” (27/11/1977)
“Non dimentichiamolo: siamo una Chiesa pellegrina, esposta all’incomprensione, alla persecuzione, ma una Chiesa che cammina serena perché reca questa forza dell’amore (…)
E, finché non si vivrà una conversione nel cuore e una dottrina illuminata dalla fede per organizzare la vita secondo la volontà di Dio, tutto sarà debole, rivoluzionario, passeggero, violento. Nessuna di queste cose è cristiana.” (14/3/1977, dall’omelia tenuta ai funerali dell’amico sacerdote p. Rutilio Grande e degli altri parrocchiani di Aguilares uccisi due giorni prima)
“Saremo fermi, sì, nel difendere i nostri diritti, ma con un grande amore nel cuore, perché nel difenderci così con amore cerchiamo anche la conversione dei peccatori.
Questa è la vendetta del cristiano.”
“È necessario allora che apprendiamo questo invito di Cristo: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso». Rinneghi se stesso, rinneghi le sue comodità, rinneghi le sue opinioni personali, e segua unicamente il pensiero di Cristo, che ci può condurre alla morte, ma che sicuramente ci condurrà anche alla risurrezione.”
(19/6/1977, nella Messa di insediamento del nuovo parroco di Aguilares, dopo la restituzione della chiesa da parte dei militari che l’avevano occupata, profanata, ucciso decine di persone)
“È tutto un mondo, diceva Pio XII, quello che si deve salvare dalla disumanità per renderlo umano e, da umano, divino.
Cioè, tutte le usanze, che non sono in sintonia con il Vangelo, devono essere eliminate; se vogliamo salvare l’uomo.
Si deve salvare non l’anima quando l’uomo sta per morire; si deve salvare l’uomo che vive nella storia.” (16/7/1977)
“Non stanchiamoci di predicare l’amore. Sì, questa è la forza che vincerà il mondo.
Non stanchiamoci di predicare l’amore, anche se vediamo che ondate di violenza inondano il fuoco dell’amore cristiano.
Deve vincere l’amore. È l’unico che può vincere.” (25/9/1977)
“Dio entra nel cuore dell’uomo con le sue vie: con la sapienza nel cuore dei sapienti, con la semplicità in quello dei semplici.” (25/11/1977)
“La Chiesa serve in ogni Paese per fare della propria storia una storia di salvezza.” (11/12/1977)
“Come i Magi d’Oriente seguirono la loro stella e si incontrarono con Gesù, riempiendosi d’immensa gioia il loro cuore, anche noi, sebbene nel tempo dell’incertezza, delle ombre, dell’oscurità, come le ebbero anche i Magi, non smettiamo di seguire la nostra stella, quella della fede.”
“La pace non è il prodotto del terrore, né del timore.
La pace non è il silenzio dei cimiteri.
La pace non è il prodotto di una violenza e di una repressione che mettono a tacere.
La pace è il contributo generoso, tranquillo, di tutti per il bene di tutti.
La pace è dinamismo.
La pace è generosità, è diritto e dovere, in cui ciascuno si senta al suo posto in questa stupenda famiglia, che l’Epifania ci illumina con la luce di Dio.” (8/1/1978)
“Vi è un criterio per sapere se Dio è vicino a noi o lontano, ce lo dà l’odierna Parola di Dio: Chiunque si preoccupa dell’affamato, del nudo, del povero, dello scomparso, del torturato, del prigioniero, di tutta questa carne che soffre, ha vicino Dio.” (5/2/1978)
“Non ci deve stupire che una Chiesa partecipi molto alle sofferenze della Croce, perché altrimenti non parteciperebbe molto alle gioie della Risurrezione.
Una Chiesa opportunista, una Chiesa che cerca il prestigio, senza il dolore della Croce, non è la Chiesa autentica di Gesù Cristo.” (19/2/1978)
“Uomini del nostro tempo, angosciati da tanti problemi, disperati, che cercate il paradiso in terra, non cercatelo qui!
Cercatelo in Cristo risorto. In lui diamo sollievo alle nostre pene, alle nostre preoccupazioni, alle nostre angosce, in lui poniamo le nostre speranze.” (26/3/1978)
“(…) Ovunque apriamo gli occhi o le orecchie o captiamo il sussurro del creato, Dio ci parla.” (13/8/1978)
“Il fine della nostra vita è la gloria di Dio. Per quanto umile sia una vita, ciò la rende grande.” (3/9/1978)
“L’autorità nella Chiesa non è comando; è servizio.
E chi nel cristianesimo non diviene come un bambino – semplice – non può entrare nel Regno di Cieli.
Che vergogna per me, pastore, e ne chiedo perdono alla mia comunità, qualora non abbia potuto svolgere come vostro servitore il mio compito di vescovo.
Non sono un capo. Non sono un capetto. Non sono un’autorità che si impone. Voglio essere il servitore di Dio e vostro.” (10/9/1978)
“Questa settimana mi hanno avvisato di stare attento anch’io, perché si stava tramando qualcosa contro la mia vita.
Io confido nel Signore e so che le vie della Provvidenza proteggono chi cerca di servirle.” (7/1/1979)
“Non voglio essere una persona contro qualcuno. Semplicemente voglio essere il costruttore di una grande affermazione, l’affermazione di Dio, che ci ama e vuole salvarci.” (25/2/1979)
” Se valiamo qualcosa, non è perché abbiamo più denaro, o più talento, o più qualità umane.
Se valgo qualcosa, e nella misura in cui valgo, è perché sono inserito, posto nella vita di Cristo, nella sua Croce, nella sua Risurrezione.
Questa è la misura dell’uomo.” (4/3/1979)
“La vita è sempre sacra.
Il Comandamento del Signore: «Non uccidete», rende sacra ogni vita; anche se fosse quello di un peccatore, il sangue versato grida sempre davanti a Dio.” (30/6/1979, nella Messa in suffragio di p. Rafael Palacios, ucciso il 20 giugno 1979)
“Desidero ripetervi ciò che ho detto altre volte: il pastore non vuole sicurezza mentre non danno sicurezza al suo gregge.” (22/7/1979)
“«Qui sulla terra il Regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione» (Gaudium et spes, n. 39).
Questa è la speranza che incoraggia noi cristiani.
Sappiamo che ogni sforzo per migliorare una società, soprattutto quando è tanto piena d’ingiustizia e di peccato, è uno sforzo che Dio benedice, che Dio vuole, che Dio esige.”
(24/3/1980, sono le parole di mons. Oscar Romero pronunciate nell’omelia pochi minuti prima di essere ucciso nella cappella dell’ospedale di San Salvador dal colpo di arma da fuoco di un sicario)
I testi sono tratti dal libro: “Oscar A. Romero – La violenza dell’amore” Città Nuova Editrice (Roma, 2002)
A cura di M.F.