Mons. Angelo Dal Bo a cento anni dalla nascita: gli scritti di alcuni sacerdoti (parte 3)
Il 15 ottobre 2010 ricorre il centesimo anniversario dalla nascita di mons. Angelo Dal Bo (nacque a San Trovaso di Treviso il 15 ottobre 1910), Pastore della Parrocchia Santa Maria delle Grazie di San Donà di Piave dal settembre 1961 sino al 28 maggio 1974, quando le campane suonate a festa – come da suo desiderio – annunciarono la sua morte.
Lo ricordiamo con alcuni brevi scritti di suoi fratelli nel sacerdozio.
Don Ettore Andreatti (salesiano, già direttore dell’Oratorio), scrisse un biglietto di ringraziamento dopo la “Giornata pro Oratorio” (febbraio 1974):
“(…) Carissimo Monsignore, colgo l’occasione per porgerLe tutta la mia riconoscenza per la stima, l’affetto, la generosità e la cordialità che ha sempre avuto per i Salesiani e per l’opera che i Salesiani svolgono all’Oratorio.
Le auguro di rimettersi in salute per poter continuare il suo apostolato tra le anime della nostra Parrocchia.”
Mons. Fulgenzio Pasini (francescano minore, Vescovo di Sanyuan), sempre vicino alla sua città natale e ai suoi sacerdoti, da Gerusalemme scrisse queste righe di saluto ed augurio (30 aprile 1974):
“Mons. Arciprete, il 21 corr. da Sacerdoti della Diocesi, venuti qui in pellegrinaggio, avevo sentito e stamani la Signora Pavan mi confermava che lo stato della sua salute da un po’ di tempo lascia a desiderare.
Mentre ne provo vivo dispiacere, le sono vicino con animo di fratello e prego fervidamente il Signore di concederle che possa rimettersi bene quanto prima, per proseguire il ministero tra i miei concittadini.
Frattanto Le è di grande conforto, senza dubbio, la certezza che l’apostolato della sofferenza, unito alla Passione del Signore, è il più efficace per le anime.
Grazie, Monsignore dilettissimo, dei Suoi dolori del suo patire per il bene dei miei Concittadini: è una gemma preziosa che aggiunge al Suo lavoro alla Sua dedizione per loro: grazie!
Presso la roccia dell’Agonia di Gesù presento Lei, al sua sofferenza, la Parrocchia.”
P. Aquilino Libralon (salesiano, missionario in Bolivia), a qualche mese dalla sua partenza per il Sud America, espresse tutto il suo affetto per l’Arciprete (estate 1974):
“(…) Quando ci salutammo, prima di partire ambedue sentivamo che era un addio, e lui ebbe il coraggio di dirmelo, con semplicità e con un atto fiducioso d’abbandono alla sua volontà. Mi abbracciò, e ciò che non fece nemmeno il mio Superiore, mi benedì. Credo che S. Donà gli debba molto.
Parlai con lui in varie occasioni. Lo incontrai sempre aperto, con l’ansia pastorale di venire incontro ai problemi nuovi e urgenti che ogni giorno porta con sé, e con una buona capacità di aggiornarsi e capire le situazioni nuove…”
Don Enrico Peretti (salesiano, già direttore dell’Oratorio), in occasione della sua Ordinazione sacerdotale, facendo un bilancio degli anni giovanili, scrisse (3 marzo 1985):
“(…) Infine un ricordo: quanti santi preti e religiosi nella nostra vita! Ricordo mons. Angelo Dal Bo, buono e paziente…”
Don Marcello Cecchetto, cappellano di mons. Dal Bo per un decennio, ne tracciava il profilo ad un anno dalla morte (25 maggio 1975):
“Ha voluto bene a tutti. Ha voluto bene ai poveri, che aiutava e soccorreva con la sua presenza attiva; ha voluto bene ai malati, che erano i suoi prediletti e occupavano tanto tempo del suo apostolato, specialmente alla domenica in ospedale; ha voluto bene ai lontani, agli assenti, ai non credenti e per tutti aveva un sorriso, una parola chiara, paterna, amica. Ha voluto bene ai suoi preti.
Non faceva pesare la sua autorità, ma la esercitava con amore e sapeva infondere fiducia. Sapeva ascoltare, consigliare e pregare insieme. Ma dove questo amore trovò la sua maggiore espressione fu nell’ultimo periodo della sua malattia, quando ha voluto restare vicino ai suoi preti, in mezzo alla sua gente, dandoci un meraviglioso insegnamento come ci si prepara a ben morire.”
Don Marcello ricordava ancora l’Arciprete in un’intervista per il Foglietto Parrocchiale (22 agosto 2006):
“Mi ha colpito in modo particolare la figura di mons. Dal Bo, instancabile nelle varie attività pastorali. Fu lui ad invitarmi a tornare a San Donà (1964). Egli era un grande Pastore, distaccato dalle cose terrene; voleva bene ai suoi sacerdoti. Era vicino e presente soprattutto nel catechismo dei ragazzi, presente sempre con i malati, con gli anziani, con i poveri; era rispettoso di tutti. Nel 1972 fu colpito dalla malattia, che durerà due anni e mezzo. Fu un lungo Calvario, tra cure in famiglia-canonica e con vari ricoveri negli ospedali a S. Donà e Udine.
Nonostante la sua salute malferma, era sempre sereno, sapeva portare la sua croce quotidiana con pazienza, coraggio, accettazione della volontà di Dio. Ed era per noi cappellani un grande esempio (…)
Fu una figura di Pastore che lasciò un segno incancellabile. Celebrò la Messa sino ad otto giorni prima della morte.”
P. Francesco Cibin (salesiano, missionario in Brasile) in una intervista ricordava il periodo di formazione (21 ottobre 2007):
“Venni in Italia per la mia Ordinazione sacerdotale tre mesi dopo la sua morte. Mons. Dal Bo fu per me un grande amico e confidente, nonché padre spirituale…”
Don Tranquillo Barosco (salesiano), in occasione del 25° di Ordinazione sacerdotale, ha descritto alcuni tratti del suo cammino vocazionale (primavera 2009):
“Grande influenza su di noi (aspiranti sandonatesi al sacerdozio, ndr) ha avuto a quei tempi il compianto Mons. Angelo Dal Bo. Ricordo che ci seguiva amorevolmente e puntualmente, come tutti i ragazzi che manifestassero la vocazione, fossero in seminario o in qualche aspirantato di religiosi.
D’estate, per esempio, quando si era in famiglia, ci teneva che ci facessimo vivi in canonica: c’era un’agenda apposita in cui si firmava la presenza giornaliera; ci chiamava, ci parlava, si informava… e c’era l’immancabile gita-pellegrinaggio.”
P. Vincenzo Tonetto (saveriano, missionario in Brasile), sin dalla sua partenza per il Sud America nel 1962, tenne una ricca corrispondenza con il parroco, che così definì in una lettera ad un amico (27 aprile 2009):
“…San Donà ha avuto dei grandi Pastori: Saretta, Dal Bo (santo uomo)…”