Festa di don Bosco 2016, con anniversario
La festa di San Giovanni Bosco cade di domenica in questo 2016. La Santa Messa in Duomo presieduta dal vescovo emerito di Gorizia, mons. Dino De Antoni, il corteo dal Duomo all’Oratorio con la Banda Don Bosco, i giochi e la recita dei ragazzi in Oratorio, il pranzo offerto dai Salesiani agli educatori e collaboratori, sacerdoti e religiosi, il concerto della Banda alle 17.30, è il ricco palinsesto per festeggiare uno dei Santi più cari alla nostra comunità.
Don Bosco è ritratto in una delle vetrate del Duomo, su disegno dell’artista A. Agostinetto.
Proprio quest’anno ricorrono i 100 anni da quando l’allora parroco di San Donà mons. Luigi Saretta, assieme a tre giovani, si recò a Torino dal Rettor Maggiore don Albera (secondo successore di don Bosco) per il suo progetto di costruzione di un’opera per i giovani, da affidare ai Salesiani.
Il parroco di 31 anni in quel 1916 era da pochi mesi nella sua nuova parrocchia di San Donà. L’ammirazione e l’interesse per l’umile e santo sacerdote torinese, la sua vincente strategia educativa avevano fatto sorgere nel giovane Saretta l’idea di un’opera per raccogliere e educare i tanti ragazzi sandonatesi, che durante e dopo la prima guerra mondiale erano rimasti privi di affetti, di adeguata istruzione e spesso anche di una casa.
Sappiamo che trascorsero vari anni, di contatti, trattative, suppliche prima di avere la conferma della venuta dei Salesiani a San Donà.
Intanto il 21 maggio 1927 ci fu la solenne posa della prima pietra dell’Oratorio.
Quando nell’agosto del 1928 finalmente arrivò dai Superiori la conferma della venuta dei Salesiani a San Donà per aprirvi una nuova opera (sarebbe stato il 24 settembre di quell’anno), mons. Saretta, che tanto si era prodigato per questo, proferì con gioia incontenibile: “Grazie! Stamattina quando ho ricevuto la sua desideratissima da Torino, ho pianto di consolazione. È un mese che la statua dell’Ausiliatrice stava esposta, in mezzo alla chiesa, perché il popolo la invocasse con particolare fervore e secondo la mia intenzione. E la buona madre celeste ha finalmente esaudito i miei voti più ardenti”.
L’origine della vetrata del Duomo
La vetrata, offerta da donna devota che volle rimanere anonima, fu installata nel maggio del 1939.
Così scriveva infatti il parroco, mons. Luigi Saretta, nel Foglietto Parrocchiale del 14 maggio di quell’anno: “È stato fatto in questi giorni un bel regalo alla nostra chiesa: la vetrata artistica in onore di S. Giovanni Bosco, nella Cappella della Madonna Ausiliatrice. L’apostolo dei giovani è rappresentato con alcuni figliuoli che lo circondano e prendono dal suo labbro.
Sullo sfondo, sopra il capo del Santo, è l’immagine della Vergine Ausiliatrice… La persona che ha offerto questa vetrata, non ha voluto che si pubblicasse il suo nome. Ma noi non possiamo non esprimere pubblicamente la nostra riconoscenza e quella della Parrocchia tutta verso una così munifica Benefattrice che il Santo sparga sopra di lei e sulla sua famiglia tutte le benedizioni e i favori più belli”.
Il disegno della vetrata è dell’artista prof. Angelo Agostinetto (1905-63), originario di Musile ed autore pure di alcuni quadri della Via Crucis del Duomo, nonché dei ritratti degli arcipreti Bettamin e Saretta, presenti nella sacrestia.
Un allievo di allora, Guido De Nobili, ricorda che Agostinetto raffigurò nella vetrata di don Bosco anche un altro suo allievo (Tonino Battistella) che aveva perso la vista a 16 anni.
Descrizione della vetrata
Nella vetrata è riportato il motto (adattamento di Gen. 14, 21) che per intero è “Da mihi animas, cetera tolle”, ossia “Dammi le anime, toglimi tutto il resto”: era appeso sopra la porta della camera di don Bosco.
La tecnica utilizzata è quella della vetrata istoriata a vetro soffiato e dipinto a grisaglia cotta a fuoco. Ai due lati salgono grandi cespugli di rose (presenti in un famoso sogno del Santo), che avvolgono le figure in un ideale rapporto di reciproca integrazione tra spazio chiuso e spazio aperto, interpretando quel forte contenuto concettuale dell’arte del Novecento, che trova nel reale l’ideale dei suoi valori “natura e spirito”.
La forma plastica del Santo è composta in un delicato lirismo, attraverso il largo intarsio delle forme e dei colori.
La luce chiarissima della Madonna Ausiliatrice con il Bambino spicca sul colore azzurro-intenso di uno spazioso cielo.
La formella inferiore è composta da una figura esagonale a cornice rossa, entro la quale è riprodotta pallidamente la facciata neoclassica del Duomo, in sostituzione dell’originaria immagine dell’Oratorio di Valdocco, rimasta danneggiata in seguito al ciclone del 1965.
La vetrata è racchiusa in una cornice a rosoni e ad altri ornamenti floreali a calice.
A cura di Marco Franzoi
Fonti
– “Ancora un giro di giostra. Trent’anni di Oratorio nella memoria dei Sandonatesi” – W. Perissinotto (2006).
– “Le vetrate del Duomo di San Donà di Piave” – D. e M. Franzoi (2008).
– “Più futuro che passato. Biografia di un ambiente educativo” – M. Franzoi (2009).
– “Ottant’anni di storia dell’Oratorio Don Bosco di San Donà di Piave” – M. Franzoi (2011).