Don Luigi Barbiero
Un’esperienza missionaria lunga mezzo secolo
Un viaggio di un mese
Grazie alle tecnologie dei trasporti e delle comunicazioni, è come se il mondo si fosse rimpicciolito. Quando don Luigi Barbiero partì per il Sud America, a tre mesi dall’ordinazione sacerdotale, le distanze però si sentivano ancora. In quei primi giorni del novembre 1955 la nave salpò da Napoli per toccare Barcellona, Lisbona, Rio de Janeiro e Buenos Aires; da qui finalmente il novello sacerdote prese l’aereo per raggiungere la sua destinazione finale, il Cile: il viaggio durò circa un mese!
Nato nel 1927, Luigi Barbiero è il primo di nove fratelli (di cui tre sorelle), di una famiglia contadina di Moniego, frazione di Noale. In questa famiglia patriarcale tutti hanno un ruolo fondamentale nella sua formazione umana e cristiana, a partire dai nonni e dai genitori. Ricorda come il papà, appartenente all’Azione Cattolica, usava proporre delle riflessioni sul Vangelo. Questa vita cristiana intensa fece maturare la sua vocazione sacerdotale.
Gli studi superiori furono tormentati dalla guerra. Il bombardamento del seminario di Treviso gli fece continuare gli studi a Vedelago e poi a Santa Cristina di Quinto, dove venne a contatto con l’esperienza del PIME.
Durante i quattro anni di teologia, in cui gli studenti venivano particolarmente avvicinati alla dimensione missionaria, Barbiero conobbe mons. Manuel Larrain, vescovo di Talca (Cile).
Nacque, infatti, un gemellaggio tra la diocesi cilena e quella di Treviso, per cui ogni anno sarebbe partito un sacerdote italiano per il Sud America. Così, dopo don Aldo Davanzo e don Sante Dal Tin, fu la volta di don Luigi, scelto tra altri sei compagni di seminario. L’invio di missionari finì proprio con don Luigi, quando morì il vescovo di Treviso mons. Mantiero.
La missione in Cile
Non è semplice raccontare la vita di quarantasette anni di missione, perciò ci si accorda con don Luigi di delineare solo i tratti essenziali, rimandando – per chi desidera – agli incontri personali con lui gli interessanti approfondimenti e i numerosissimi episodi di questa intensa esperienza.
Dopo i primi mesi d’inculturazione e studio assieme al vescovo di Talca, nel 1956 divenne cappellano a Hualañe (costa di Curicò), lavorando per quattro anni assieme a don Davanzo e don Dal Tin. Aiutato poi da don Mario Benacchio, per i successivi quattro anni fu poi parroco a La Huerta del Matequito, prestando il suo servizio pastorale in una zona molto estesa, con la presenza di quaranta cappelle.
Dopo questi primi otto anni, venne nominato assistente diocesano dell’Azione Cattolica di Talca: questa diocesi si trova a sud della capitale Santiago e comprendente le province di Talca e Curicò, cioè un territorio esteso quasi quanto il Veneto.
Don Luigi iniziò un’intensa attività di evangelizzazione dell’ambiente rurale, caratterizzato da latifondi in cui lavoravano i braccianti. I problemi pastorali da affrontare riguardavano la mancanza di autostima della popolazione rurale, la dipendenza assoluta dal proprietario terriero, la promozione umana in generale (comprese le esperienza di organizzazione contadina). Precisamente dall’Azione Cattolica nacque l’Istituto di Educazione Rurale, totalmente autonomo dall’Azione Cattolica, che aveva lo scopo di dare una formazione umana e ed agricola. Questo istituto, quando in Cile si è approvata la legge che permetteva l’organizzazione dei sindacati, ha offerto persone formate per la direzione dei primi sindacati. In questa sua attività decennale nell’A.C., don Barbiero lavorò con sacerdoti e soprattutto con volontari laici, preparati a loro volta per formare la popolazione rurale.
Nel 1970 don Luigi venne poi nominato vicario generale della diocesi di Talca. Avviò così l’organizzazione pastorale del mondo cittadino (200.000 abitanti a Talca e 100.000 a Curicò) e di quello rurale, che già aveva conosciuto.
Un’esperienza interessante di quegli anni partì proprio da un suggerimento di Giovanni XXIII, secondo cui il continente americano necessitava di una decisa opera di rinascita sociale e religiosa; sostanzialmente si trattava di preparare laici e religiosi ad essere missionari.
Questa “missione generale” si concretò nel trascorrere tre settimane in ciascuna delle estese parrocchie della diocesi. Nei venti giorni di permanenza erano previste: la visita familiare e riunioni tra le famiglie; la presa visione dei problemi sociali del mondo rurale e cittadino, secondo la dottrina sociale della Chiesa; la liturgia della Parola in tutta la comunità, trattando i temi dell’Amore e Misericordia di Dio, della giustizia e della vita comunitaria. Quest’ultima esperienza è poi sfociata nell’organizzazione delle comunità di base.
Il quarto seminario cileno
Nel 1980 don Luigi fu chiamato ad una nuova esperienza. Infatti, il card. Silva, in seguito all’incremento delle vocazioni religiose dei primi anni della dittatura di Pinochet, constatò che era necessario avviare nuovi seminari (fino allora erano solo tre, in tutto il Cile).
Don Luigi fondò così il seminario “San Pablo de Rauquen” a Curicò (diocesi di Talca), di cui fu rettore per diciotto anni. Nei primi anni il seminario fu sempre al completo (circa 55 posti), mentre ora il numero di studenti è di circa la metà. In questo sua missione don Luigi ha insegnato Cristologia e Morale, anche nella vicina Università Cattolica.
Nel 1998 viene nominato parroco di Molina, presso Curicò, dovendo seguire pastoralmente i 35.000 abitanti della cittadina più i 20.000 sparsi in 80 comunità, su un territorio vasto quanto la diocesi di Treviso.
Oltre alle attività di parroco, che ha svolto assieme ad un altro sacerdote cileno, è stato educatore dei diaconi permanenti a livello diocesano, nonché assistente diocesano del movimento Matrimoni Cristiani, di cui fanno parte circa duemila coppie sposate. Questa è stata un’intensa attività di incontri in tutta la diocesi di Talca, che don Luigi ha svolto sino allo scorso anno.
A San Donà di Piave
Al compimento dei 75 anni, come da diritto canonico, don Luigi ha presentato la sua rinuncia al vescovo di Treviso (da cui è sempre rimasto dipendente), con il desiderio di ritornare in Italia, dopo il lungo ed intenso lavoro pastorale in Cile.
Se da un primo momento si prospettava l’inserimento ad Asolo, è stata poi richiesta la sua presenza nella nostra parrocchia di Santa Maria delle Grazie, dove è arrivato l’11 aprile 2003, prima della Settimana Santa.
Trascorso quasi mezzo secolo in Cile, per lui si trattava di iniziare ancora da capo (questo è lo spirito di chi è giovane dentro), nella re-inculturazione qui in Italia e qui a San Donà.