Don Alberto Poles

Dopo 17 anni (era allora il 17 giugno del 1989, quando veniva ordinato don Alberto Maschio), un altro don Alberto sandonatese è stato ordinato sacerdote salesiano nel nostro Duomo; con lui altri  tre confratelli,  don Gianluca Brisotto  (di Monastier), don Gabriele (di Gorizia) e don Mariano Diotto (da Padova), nipote di mons. Bruno Pedron, Vescovo di Jardim (Brasile), che gli conferisce il ministero sacerdotale. Oltre che la nostra comunità, la festa ha coinvolto persone da un po’ tutta Italia, conosciute dai quattro salesiani durante i dieci anni di formazione, che hanno riempito il nostro Duomo.

Alberto Poles è nato il 16 maggio del 1973, ultimo di cinque fratelli. A nove anni (la data non può non far pensare a Don Bosco) varca la soglia dell’Oratorio per andare al cinema. Nemmeno a dirlo, la prima persona che conosce lì è proprio il sig. Giuseppe (Bepi) Arvotti, il salesiano che tante vocazioni ha suscitato… In quell’occasione l’invita ad entrare nell’A.C.R. (di cui è da poco diventato assistente, in sostituzione di don Silvano Stefanutto, partito missionario per la Bolivia).
Finita la terza media, nell’età “difficile”, Alberto lascia il gruppo, ma Bepi continua a sentirlo per telefono. Così, finalmente, a 15 anni inizia l’attività di animatore, prima nella Proposta Estate e, poi, nell’A.C.R.
“Spesso, d’estate, noi giovani animatori si restava all’Oratorio, dopo la chiusura notturna (che avveniva spesso dopo le 23.00), a sistemare le cose per le attività del giorno dopo”.
È in una di quelle sere che, alla domanda scherzosa del chierico don Fabrizio Emanuelli: “Ancora qua a quest’ora? Ti potresti fare salesiano…”, il giovane Poles risponde candidamente e quasi d’impulso: “Perché no?”, facendolo quasi impietrire. Comincia allora, seriamente, un dialogo tra i due sulla vocazione religiosa. Sta di fatto che, il giorno dopo, Alberto viene accolto in Oratorio dal sorriso sgargiante del direttore don Piergiorgio Busolin…
Nel settembre ’89, frequenta a Mogliano la Comunità Proposta, per una prima verifica vocazionale. Vi rimarrà per un anno e mezzo, sino al termine della scuola superiore. Alberto continuerà poi la sua vita normale, con il lavoro e con il volontariato nella Croce Rossa. A 22 anni arriva la decisione di fare un’esperienza di pre-noviziato alla Casa Famiglia dell’Istituto salesiano Bearzi di Udine, dove lavorerà ancora con don Fabrizio e don Claudio Filippin: è il 1° maggio 1996, dieci anni fa.
L’8 settembre dell’anno successivo entra nel noviziato di Pinerolo e, nel 1998, emette la professione religiosa. Seguono gli anni della filosofia (diviene baccalaureato con indirizzo pedagogico), del tirocinio, ancora alla Casa Famiglia di Udine (con le estati trascorse nella casa di recupero per tossicodipendenti di Santa Maria La Longa), e degli studi finali, alla Crocetta di Torino (2002-2006), dove diviene baccalaureato in teologia.
Nel 2004 emette la Professione Perpetua a Mestre e nel giugno del 2005 l’Ordinazione Diaconale; un anno dopo, è arrivata finalmente l’Ordinazione Sacerdotale, proprio nel giorno anniversario del suo battesimo!
Gli si chiede di spiegar meglio dove è nata la sua vocazione: “Sono stato affascinato dall’esperienza di animazione all’Oratorio e dalla vita della Comunità Salesiana, in cui mi sentivo come a casa. Seguendo con l’animazione alcuni ragazzi difficili, ho sentito la necessità di esserci in modo sistematico. L’esperienza dell’Azione Cattolica mi è stata molto utile per provare l’apertura della Chiesa, nell’incontro con diverse spiritualità e problematiche.”
La sua vocazione a cercare gli ultimi, gli fa vivere un’esperienza significativa nel carcere minorile di Torino e poi a Roma, con le varie “umanità” che frequentano Stazione Termini. A questo punto viene spontaneo domandargli quale sia il suo motto pastorale: “Il Signore è buono e grande nell’Amore: eterna è la sua Misericordia”, risponde senza esitare. “Voglio essere ministro della Misericordia. Vedo i ragazzi più difficili, i ragazzi di strada… Voglio portare la Misericordia di Dio a chi ne ha bisogno. È più facile avvicinare i ragazzi lontani: la Chiesa è per gli ultimi, per i peccatori.”
Visto il suo lungo cammino di discernimento, domandiamo a don Alberto cosa direbbe ad un giovane in ricerca vocazionale (quale giovane non lo è?): “Tanta pazienza, misericordia con sé stessi, tanta calma: non farsi prendere dall’ansia di capire la volontà di Dio. «La volontà di Dio è tanto chiara, è il Vangelo» mi ha detto una monaca. Ecco, direi al giovane di mettersi in un atteggiamento sereno, di trovare l’aiuto obiettivo di qualcuno e, comunque, di non perdere tutta la vita a pensare: si decide e si va avanti, pur con il rischio di sbagliare. Bisogna pregare per la propria vocazione ed avere fiducia nella Misericordia di Dio.”
E, finalmente, sopraggiunge la classica domanda sulle difficoltà incontrate nei dieci anni di formazione e su come si sono superate: “Il lasciare veramente tutto, la vita di prima, il rinnovare e rimotivare costantemente il tuo sì al Signore; e poi scoprire in modo consapevole che il Signore riempie la tua vita, altrimenti non ci lasciamo trasfigurare dal suo incontro, perdendo il gusto di consegnarci ogni giorno a Lui, di vivere alla lettera il Vangelo (e solo così si vedono i miracoli).
Vede, inoltre, un’altra difficoltà, proiettata già al suo sacerdozio: “Essere salesiano prete in tale società è una grande sfida, e quindi beneficio; dall’altro lato c’è l’impressione di «succhiare il chiodo»: a chi è fuori dalla Chiesa il Vangelo non interessa, chi è dentro pensa di sapere già tutto. È allora importante avere la consapevolezza che annunci con la vita l’amore di Cristo crocifisso.
Forse, fino ad una decina d’anni fa, i preti potevano permettersi di essere degli «attivisti»; ora devono di più vivere l’interiorità, per essere ponte tra Dio e l’uomo. Incontrando i ragazzi difficili della Stazione Termini, vedevano che si stupivano nel sentire un religioso parlar loro di Cristo e Maria. E mi ascoltavano con interesse…”
Le difficoltà del cammino, allora, come si superano? “È necessario confidare il Lui, mettersi nelle sue mani con la consapevolezza che nulla Gli è impossibile.”
Dopo l’ordinazione sacerdotale e le attività dell’estate, don Alberto Poles trascorrerà un altro anno di studio a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana, al fine di conseguire la “Specializzazione pedagogica per la scuola e formazione professionale.”
Nella discussione abbiamo un po’ dimenticato i genitori ed i fratelli. Come hanno preso la tua strada? “Al momento della scelta c’era una certa titubanza. Poi, però, con il tempo sono divenuti felicissimi nel vedermi felice e realizzato.”
Il giorno successivo, domenica 25 giugno don Alberto Poles presiede solennemente la sua prima S. Messa alle ore 11.30 in Duomo. Dopo questa grande festa, la domenica successiva, il mondo salesiano viene colpito dal grave lutto dell’improvvisa scomparsa dell’Ispettore salesiano don Claudio Filippin, che era presente all’ordinaziona al fianco del vescovo, cui ha presentato i candidati al sacerdozio.
Così i salesiani dell’Ispettoria Veneta si sono riuniti a distanza di una decina di giorni per dare l’ultimo saluto al caro confratello, a Marghera, alla presenza del Rettor Maggiore.

 

Sensibilità evangelica
In preparazione all’avvenimento, d. Alberto ha inviato una interessante lettera agli amici e parenti sul significato della festa e sul modo migliore di celebrarla.
“Carissimi amici e parenti, l’immagine che vi lascio a ricordo della mia ordinazione sacerdotale, rappresenta la parabola del Padre misericordioso, che accoglie a braccia aperte il figlio allontanatosi dal suo amore… e la frase scelta, in qualche misura, suggerisce la conclusione di quel brano che nel vangelo resta sospeso: l’incondizionata misericordia di Dio sorprende e trasfigura l’uomo facendolo prorompere in un canto di lode che insieme è anche professione di fede: “Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio” (salmo 85).
Tutti questo riassume il mio programma di vita sacerdotale: essere ministro di misericordia, soprattutto verso quei giovani che per tanti motivi si sono allontanati da Gesù Cristo, Vero Amore.
So che in queste situazioni la preoccupazione di molti è di non presentarsi a mani vuote… ma io vi assicuro che non ho veramente bisogno di nulla a differenza di tanti bambini, ragazzi e giovani che invece non hanno niente e vivono per strada (e stando prima a Torino e ora a Roma ne h conosciuto molti). Per questo se volete fare un gesto concreto, vi invito a sostenere i ragazzi della comunità di Albarè di Costernano (VR) Vi assicuro che questo mi farà felice più di qualsiasi altro regalo… e soprattutto sarà più utile. Però se proprio i tenete a fare qualcosa direttamente per me, preoccupatevi di accompagnarmi al giorno dell’ordinazione con la preghiera e magari continuate a pregare per me anche in seguito. Pregate perché il Signore che ha sempre avuto tanta misericordia nel condurmi fino a questo giorno, da oggi mi renda dispensatore di quell’amore misericordioso che ha redente il mondo e di cui tanti giovani hanno bisogno anche senza saperlo”.