Padre Bruno Zamberlan
Padre Bruno Zamberlan, classe 1943, fa parte di quella numerosa schiera di missionari originari di Fiorentina. Gli sono stati compagni delle elementari i Sorgon, Cibin, Zanutto… Al rientro in Italia, nel giugno scorso, ha avuto la piacevole sorpresa di incontrare dopo molti anni la signora Silvana, la sua maestra di scuola, ora novantaduenne. Fu don Moretti, allora direttore dell’Oratorio Don Bosco, ad aiutarlo per continuare gli studi.
Tra i suoi compagni di noviziato ci sono don Piergiorgio Busolin e don Bruno Canova che per molti anni hanno operato all’Oratorio. Nel 1960 Zamberlan inizia lo studio della filosofia e, nel settembre del 1964, arriva l’obbedienza per l’Uruguay, dove continuerà la formazione, come responsabile degli aspiranti alla vita religiosa ed insegnando. Viene ordinato sacerdote nella chiesa dell’Oratorio Don Bosco di San Donà, il 21 novembre 1971, per mano del salesiano mons. Giuseppe Cognata, vescovo che morirà l’anno successivo in odor di santità. Da sacerdote, ritorna ad operare in Uruguay, con vari incarichi fino al 1995, quando, 15 anni dopo aver dato la sua disponibilità per il “Progetto Africa” della sua Congregazione, parte per lo Zimbabwe, per avviare – su richiesta dei vescovi locali – un’opera volta all’educazione ed accompagnamento dei giovani poveri locali. Nella capitale Harare, è stato il primo ad arrivare ed aprire un centro giovanile per gestire assieme ad un altro confratello un’intensa attività pastorale, con le proposte tipiche dell’oratorio salesiano, adattate a quella particolare realtà: attività religiose, sport, scuola di musica tradizionale, di danza africana, di saltimbanchi…
Nel 2002 p. Zamberlan si è poi trasferito a Hwange, città vicina alle cascate Vittoria del fiume Zambesi dove – assieme ad un confratello filippino – ha gestito una parrocchia di 25.000 abitanti. Nella parrocchia di Hwange i due salesiani hanno avviato anche una scuola d’arti e mestieri, in cui si cercano di sviluppare le abilità locali della lavorazione del legno e della pietra, oltre che le solite musica e danza. Inoltre, vista la presenza di miniere di carbone, si sta progettando di avviare corsi per saldatori, elettricisti ed agenti turistici, grazie alla presenza di una delle sette meraviglie del mondo, le cascate Vittoria. La popolazione locale (i cattolici sono il 7%) è di etnia Bantu, cui appartengono varie tribù (Ndebele, Zulu, Shona, Tonga, Nambia, Dombe ecc.). Celebrando la S. Messa in almeno tre lingue, e rispondendo i fedeli con il canto in sette idiomi, l’assemblea dura tre ore. La gente partecipa con il canto e la danza; all’offertorio vengono portate le verdure ed il cibo per i sacerdoti; vengono poi raccolti i fabbisogni per la comunità e segue la catechesi: insomma si entra in chiesa alle otto, per uscire… alle due del pomeriggio!
Questa gente possiede una grande dignità nel soffrire le ingiustizie e le discriminazioni sociali e politiche. Hanno una grande resistenza nella sofferenza, vivendo quotidianamente con la morte: ogni settimana muoiono a livello nazionale 4700 persone per l’AIDS e il 36% dei bambini nasce già con il virus HIV (nella parrocchia di p. Bruno ci sono più di 1000 bambini con l’AIDS). P. Zamberlan vede la possibilità di ripresa dalla situazione drammatica cui viene a trovarsi il Paese nell’educazione civica, in un’opera di presa di coscienza, che porti ad una distribuzione del lavoro e della ricchezza ed all’onesto uso del bene comune…
Un ricordo è ben presente nella mente del nostro missionario. Ancora alle elementari di Fiorentina, durante la visita di un missionario, la maestra indicava sulla cartina le cascate Vittoria: quella sera il piccolo bruno sognò che sarebbe stato missionario proprio lì. Molti anni dopo, non solo p. Bruno è arrivato come missionario nella nazione delle cascate Vittoria ma, dal 2002 sino al dicembre 2005, si trova ad operare proprio lì vicino. P. Zamberlan continua a sentir vivo il legame con la nostra comunità parrocchiale da cui si considera mandato ad gentes. Egli ha percepito la realizzazione del progetto della sua vita. Lo stesso Don Bosco, durante la celebrazione della Messa sull’altare di Maria Ausiliatrice, nella chiesa del Sacro Cuore di Roma, vide in un flash tutta la sua vita e si commosse nell’accorgersi che si era compiuta esattamente come quel sogno dei nove anni gli aveva preannunciato…