Da un anno Direttore dell’Oratorio don Bosco: il bilancio di don Enrico Gaetan

fonte: Oratorio don Bosco

don Enrico Gaetan, SdBIn agosto don Enrico Gaetan festeggerà il suo primo compleanno da direttore dell’Oratorio don Bosco: gli abbiamo chiesto di fare un  bilancio di questi undici mesi e ci ha sorpreso regalandoci alcune curiosità sulla sua vita.

Dove e quando sei nato?

Sono nato a Castelfranco Veneto il 17 aprile 1975, ma con i miei genitori vivevo a Riese Pio X.

 

Quando hai incontrato i Salesiani?

Ho sempre frequentato la mia parrocchia, ma a Riese Pio X non c’erano i Salesiani; li ho “conosciuti” quando mi sono iscritto nella loro scuola media di Castello di Godego.

 

Come hai deciso di diventare uno di loro?

Dopo aver partecipato per anni ai gruppi di formazione e ai Grest, quando ho avuto l’età giusta sono diventato animatore. È stato in quel periodo che don Alberto (eh sì, stiamo parlando proprio del nostro ex direttore, don Alberto Maschio, che all’epoca si trovava a Castello di Godego n. d. r.) mi ha fatto riflettere e mi ha chiesto se mi sembrava giusto lasciar perdere le cose in quel modo, lasciar finire tutto dopo un’esperienza forte e bella. Mi propose di provare qualcosa di più impegnativo, vale a dire dormire in comunità due volte la settimana per un anno. Fu l’inizio di tutto. In seguito, infatti, decisi di trascorrere gli ultimi tre anni di scuole superiori nella comunità di Mogliano Veneto. In quel periodo continuavo a fare le esperienze tipiche dei miei coetanei, come avere degli gli amici o provare simpatia per una ragazza, ma lasciavo sempre una porta aperta al Signore, cercando di capire cosa voleva da me, con l’aiuto di una guida spirituale. Arrivato alla fine della quinta geometri, mi sembrò che il modo più bello di vivere la mia vita fosse proseguire quel percorso. Era una decisione che mi faceva sentire contento. Così iniziai il noviziato a Pinerolo, una località del Piemonte vicina ai “luoghi di don Bosco”.

 

Come ha reagito la tua famiglia?

Vengo da una famiglia numerosa: sono il quarto figlio e ho un ottimo rapporto con mia sorella e i miei fratelli. I miei genitori non mi hanno mai ostacolato; mi hanno solo fatto delle domande, per essere sicuri che stessi prendendo liberamente la decisione giusta.

 

Chi ha lasciato un segno profondo nella tua vita?

Devo molto a mia mamma. Poi ci sono stati dei Salesiani che avevano visto “qualcosa” in me, ma che sono scomparsi prematuramente, prima che potessi chiedere loro cosa li avesse colpiti. È una domanda che mi riprometto di fare al Signore quando sarò davanti a Lui…

 

Se potessi tornare indietro cosa cambiaresti?

Eviterei qualche birichinata di gioventù. Quanto al resto rifarei tutto, in particolare non potrei rinunciare ai quattro anni di studi a Gerusalemme. Nella terra di Gesù ho conosciuto persone di tutto il mondo con le quali ancora adesso ho un legame di amicizia: simili esperienze ti aprono la mente.

Quali erano e quali sono i tuoi interessi?

Mi piace disegnare e mi sarebbe piaciuto studiare Architettura. Da ragazzo avevo un orto di cui mi occupavo personalmente e ho lavorato anche con le api; ancora adesso ho una passione per le piante grasse. Ho giocato a pallavolo (lo abbiamo visto in azione durante una serata della P.E.R. ed è veramente forte! N.d.r.), calcio, ping pong e ho praticato judo. Colleziono monete antiche e francobolli: dalla loro osservazione imparo sempre qualcosa di nuovo e poi gli annulli dedicati a commemorazioni o eventi particolari mi aiutano a ricordare le date degli avvenimenti storici importanti… d’altronde la storia è l’altra mia passione. In generale poi mi piacciono le attività manuali, quindi se fossi un animato della P.E.R. mi iscriverei subito al laboratorio in cui si creano i presepi.

 

E i tuoi sogni per il futuro?

Mi piacerebbe fare il Cammino di Santiago di Compostela. Qui in Oratorio sarebbe bello avere una grande palestra polifunzionale da usare per gli spettacoli, lo sport e le conferenze. Mi piacerebbe anche rivedere in parte l’impostazione dei gruppi, per trasformare certi momenti di puro intrattenimento in occasioni di crescita, al fine di rafforzare nei ragazzi la volontà di portare con coraggio un certo stile e certi valori anche a scuola e con gli amici, senza vergognarsi di essere Cristiani. Vorrei che i giovani potessero affermare che i gruppi li hanno cambiati e che la ricchezza acquisita sarà riversata, moltiplicata e diffusa in famiglia, nella società, nel lavoro… Desidero un Oratorio capace di “sfornare” persone solide, in gamba.

 

Sei direttore dall’agosto 2013. Com’è stato questo primo anno?
Sono arrivato qui nel 2010 in qualità di direttore del C.F.P. Quando mi hanno detto che sarei diventato anche direttore dell’Oratorio sono rimasto stupito. Non me lo aspettavo. Diciamo che non ho voluto la bicicletta, ma ho dovuto pedalare! A San Dona’ comunque non mi sono mai sentito solo: fin da subito non si conta chi mi ha dato sostegno. Dopo undici mesi, posso affermare che è stato impegnativo ma molto bello, perché ho incontrato tante persone e ho potuto coltivare tante relazioni. Conoscere molte persone, significa anche avere molte occasioni di offrire il mio aiuto. E la mia missione è proprio questa: aiutare i giovani. Quelli della scuola e quelli dell’Oratorio. Come ci ha insegnato don Bosco, voglio che siano felici “nel tempo e nell’eternità”. E li esorto a fidarsi del Signore: Lui non li tradirà mai.