Da un anno Direttore dell’Oratorio don Bosco: il bilancio di don Enrico Gaetan
fonte: Oratorio don Bosco
Sono nato a Castelfranco Veneto il 17 aprile 1975, ma con i miei genitori vivevo a Riese Pio X.
Ho sempre frequentato la mia parrocchia, ma a Riese Pio X non c’erano i Salesiani; li ho “conosciuti” quando mi sono iscritto nella loro scuola media di Castello di Godego.
Dopo aver partecipato per anni ai gruppi di formazione e ai Grest, quando ho avuto l’età giusta sono diventato animatore. È stato in quel periodo che don Alberto (eh sì, stiamo parlando proprio del nostro ex direttore, don Alberto Maschio, che all’epoca si trovava a Castello di Godego n. d. r.) mi ha fatto riflettere e mi ha chiesto se mi sembrava giusto lasciar perdere le cose in quel modo, lasciar finire tutto dopo un’esperienza forte e bella. Mi propose di provare qualcosa di più impegnativo, vale a dire dormire in comunità due volte la settimana per un anno. Fu l’inizio di tutto. In seguito, infatti, decisi di trascorrere gli ultimi tre anni di scuole superiori nella comunità di Mogliano Veneto. In quel periodo continuavo a fare le esperienze tipiche dei miei coetanei, come avere degli gli amici o provare simpatia per una ragazza, ma lasciavo sempre una porta aperta al Signore, cercando di capire cosa voleva da me, con l’aiuto di una guida spirituale. Arrivato alla fine della quinta geometri, mi sembrò che il modo più bello di vivere la mia vita fosse proseguire quel percorso. Era una decisione che mi faceva sentire contento. Così iniziai il noviziato a Pinerolo, una località del Piemonte vicina ai “luoghi di don Bosco”.
Vengo da una famiglia numerosa: sono il quarto figlio e ho un ottimo rapporto con mia sorella e i miei fratelli. I miei genitori non mi hanno mai ostacolato; mi hanno solo fatto delle domande, per essere sicuri che stessi prendendo liberamente la decisione giusta.
Devo molto a mia mamma. Poi ci sono stati dei Salesiani che avevano visto “qualcosa” in me, ma che sono scomparsi prematuramente, prima che potessi chiedere loro cosa li avesse colpiti. È una domanda che mi riprometto di fare al Signore quando sarò davanti a Lui…
Eviterei qualche birichinata di gioventù. Quanto al resto rifarei tutto, in particolare non potrei rinunciare ai quattro anni di studi a Gerusalemme. Nella terra di Gesù ho conosciuto persone di tutto il mondo con le quali ancora adesso ho un legame di amicizia: simili esperienze ti aprono la mente.
Mi piace disegnare e mi sarebbe piaciuto studiare Architettura. Da ragazzo avevo un orto di cui mi occupavo personalmente e ho lavorato anche con le api; ancora adesso ho una passione per le piante grasse. Ho giocato a pallavolo (lo abbiamo visto in azione durante una serata della P.E.R. ed è veramente forte! N.d.r.), calcio, ping pong e ho praticato judo. Colleziono monete antiche e francobolli: dalla loro osservazione imparo sempre qualcosa di nuovo e poi gli annulli dedicati a commemorazioni o eventi particolari mi aiutano a ricordare le date degli avvenimenti storici importanti… d’altronde la storia è l’altra mia passione. In generale poi mi piacciono le attività manuali, quindi se fossi un animato della P.E.R. mi iscriverei subito al laboratorio in cui si creano i presepi.
Mi piacerebbe fare il Cammino di Santiago di Compostela. Qui in Oratorio sarebbe bello avere una grande palestra polifunzionale da usare per gli spettacoli, lo sport e le conferenze. Mi piacerebbe anche rivedere in parte l’impostazione dei gruppi, per trasformare certi momenti di puro intrattenimento in occasioni di crescita, al fine di rafforzare nei ragazzi la volontà di portare con coraggio un certo stile e certi valori anche a scuola e con gli amici, senza vergognarsi di essere Cristiani. Vorrei che i giovani potessero affermare che i gruppi li hanno cambiati e che la ricchezza acquisita sarà riversata, moltiplicata e diffusa in famiglia, nella società, nel lavoro… Desidero un Oratorio capace di “sfornare” persone solide, in gamba.