La testimonianza evangelica negli ambienti di vita
1) DIFFICOLTÀ:
Nei confronti dei giovani che ci vengono affidati:
– Mantenere costante la testimonianza nei nostri momenti di crisi, importanza di un cammino personale, accompagnato da un sacerdote;
– ci sono ragazzi che sarebbero molto dotati per altre dimensioni di servizio, oltre all’animazione: poca apertura e poca conoscenza delle opportunità offerte dalla Chiesa;
Nella nostra vita di giovani:
– In ambito universitario: la fede a volte è sentita quasi come un tabù, come una cosa staccata dalla nostra vita e tendiamo a nasconderla. Da ciò deriva, da un lato la bellezza (ma anche la “bruttura”) di scoprire per caso che anche chi ti sta attorno sta facendo un cammino di fede come te e, dall’altro lato, la facilità nel farsi propri i “non valori” di pigrizia ed egoismo spinte da chi non crede.
– Nel mondo del lavoro: a volte sembra impossibile testimoniare la nostra fede, non solo di fronte al collega che bestemmia, ma proprio di fronte ai meccanismi e ai fragili equilibri per i quali se “ognuno sta sul suo e pensa a se” va tutto bene.
2) AIUTI:
– maggiore interazione con le altre associazioni, necessità di non perdere la “rete” che si sta creando in vicariato grazie ai giovani sacerdoti, ma di ampliarla anche a quelle realtà che non si occupano proprio di “giovani”; ciò consentirebbe una migliore interazione e contatto con la struttura sociale della città, per poter intercettare reali necessità e richieste di servizio, e offrire alternative di impegno sociale (non solo nei gruppi giovanili);
– investimento nella formazione personale permanente: momenti per rafforzare la nostra fede ma anche per “vedere il mondo da cristiani”, ma anche per verificare l’adeguatezza degli strumenti metodologici utilizzati;
– maggiore cura e sostegno per chi si sta spendendo all’interno delle associazioni, affinché, dopo aver dato tanto, non si senta svuotato ed esca dalla vita associativa;
– necessità di riavvicinare chi è uscito, affinché la vita associativa non sia fine a se stessa e alla crescita personale, ma possa tradursi in un servizio concreto anche all’esterno e verso la Chiesa intera.
◊ Gruppo: ADOLESCENTI-GIOVANI-2
1) DIFFICOLTÀ
1. Queste le difficoltà personali dell’educatore/animatore nel trasmettere la fede nelle esperienze nei gruppi Amici S. Domenico Savio ed Azione Cattolica:
a. l’essere chiusi nel proprio mondo associativo e conoscere poco le esperienze che la Chiesa offre. Si ha poca relazione con le altre associazioni e si è dall’altra parte poco presenti come cristiani al di fuori dell’ambito associativo e di gruppo;
b. difficoltà a conoscere bene i ragazzi cui si fa educazione, entrare nel loro mondo anche quotidiano, perché da un lato i ragazzi fanno fatica ad aprirsi, dall’altro l’educatore spesso non si presenta come un testimone credibile;
c. educatori sono spesso i primi ad essere fermi nel proprio cammino di fede: i ragazzi mettono spesso in crisi e per gli educatori è più facile l’aspetto organizzativo che quello dell’annuncio;
d. difficoltà ad essere consapevoli che si ha l’occasione di “accedere all’anima” del ragazzo, preferendo guardare alle molte cose da fare e non “ricordandosi” che ciò che conta è far incontrare Gesù;
e. spesso è difficile accettare il fatto che si commettono errori, che la perfezione non è umana;
f. difficoltà nell’avere una fede coerente e forte, credibile per essere un buon testimone;
g. difficoltà a “trovare” il tempo necessario per preparare e prepararsi all’attività, ma anche per stare semplicemente insieme con i ragazzi al di fuori del momento del gruppo.
2. Difficoltà nel rapporto con i ragazzi, che sembrano essere presi da molte altre cose da fare. In un mondo che va sempre più veloce e presenta altri modelli e valori più materialistici, la fede è posta all’ultimo posto e essere credenti non è più di moda. Molti ragazzi non conoscono più gli aspetti elementari del catechismo e si limitano a riportare ciò che dice il mondo, creando una barriera e rimanendo superficiali. A volte, anche il cammino proposto non aiuta e non invoglia a partecipare, poiché troppo scolastico e molti mollano l’esperienza di gruppo. Vi è, da parte dei ragazzi, la difficoltà, all’interno del gruppo, di parlare di sé e di quello che vivono al di fuori. Le famiglie, a volte, non sono presenti e non sostengono nel quotidiano il cammino che gli educatori/animatori fanno nel momento dell’attività, per cui è difficile dare continuità al messaggio che si vuole trasmettere, che rimane circoscritto al tempo del gruppo e non “assaporato” anche nel resto della settimana.
2) AIUTI
a. Conoscere il messaggio da trasmettere: necessità della formazione, che non va limitata agli educatori ma, per esempio, estesa ai genitori, dal momento che la formazione riguarda tutti i cristiani.
b. È già molto utile in sé lo strumento del “fare chiesa”: trovarsi fra diversi associazioni, parlarsi, condividere le difficoltà e le soluzioni. Al momento questa trasversalità è un po’ carente e si potrebbe proporre anche ai ragazzi questo tipo di esperienze anche per iniziare una bella tradizione. È importante fare rete.
c. Proporre esperienze di servizio e di condivisione del proprio tempo con i piccoli e gli ultimi; far accorgere che c’è un mondo, al di fuori del gruppo, in cui si può agire insieme, può aiutare a creare un bel clima di apertura.
d. È importante che l’educatore/animatore sia aiutato a curare il proprio cammino personale, il suo rapporto personale con Gesù, perché continui ad essere adoratore nel proprio cuore e perché questo traspaia e così diventare credibile.
e. Cercare nuove tecniche di approccio e di presentazione della persona di Gesù (per esempio film, attività interattive, power point).
f. Educatore/animatore non dovrebbe portare al gruppo i propri problemi, ma dovrebbe iniziare a lavorare su se stesso per ritrovare la propria “serenità”, per essere immagine credibile di Gesù.
g. Prendere spunto dallo stile di Gesù: non imporre se stessi, ma mettersi in ascolto della persona che si ha davanti e fare la domanda al momento giusto. La Chiesa può aiutare in questo con il Vangelo, la Lectio Divina, la conoscenza delle Scritture che si può proporre anche ai ragazzi. Nelle proposte, va puntato in alto.