La presenza viva di Dio Onnipotente

Vi proponiamo la testimonianza di una ragazza, giornalista, che ha redatto in malgascio il racconto della vita di Padre Sergio Sorgon, missionario italiano in Madagascar, atrocemente mutilato il 7 gennaio 1985. Un’esperienza indimenticabile per la sua stessa vita.
(fonte: Francesco Vitale, tratto dalla rivista “Il Carmelo e le missioni”)

 Ero una persona scettica e incredula, come S. Tommaso Apostolo. Sentivo molte cose su Dio, ma il mio cuore restava secco come un pezzo di legno ormai morto; aspettavo altre cose per credere in un Dio Onnipresente e Onnipotente. Per convincermi, per trasformre la mia vita Dio mi ha inviato allora una persona eccezionale, il P. Sergio Sorgon.

La mia fede ancora incerta e balbuziente, sotto la guida benevola del mio Padre spirituale, ha ritrovato il suo vigore quando, per sollecitazione dello stesso Padre , mi sono vista affidare la redazione della memoria di P. Sergio Sorgon, ocd. Sapevo che P. Sergio era morto, che era stato ucciso, ma niente di più.

Con un passato tumultuoso, lontano dalle fede cristiana, e con una conoscenza alquanto limitata in molti campi, mi sentivo indegna. Pertanto un Sacerdote, un uomo di Dio, mi dava ancora fiducia. Questa situazione mi ha fatto riflettere sulla prenza di questo Dio che ama, al di là di tutte le situazioni umane. Un Dio che mi ama nonostante tutto, indipendentemente dai miei difetti e dalle mie debolezze. Un Dio che crede sempre in me, che mi tende sempre la mano perché io ritorni da Lui, in piena fiducia… Un Dio che mi ama prima di tutto.

Sfogliando i documenti che avevo a mia disposizione sul P. Sergio e facendo delle inchieste su di lui, ho ritrovato l’immagine del Sacerdote, uomo di Dio, Padre benevolo verso tutti, che mi aveva colpito nella mia infanzia, ma che avevo perduto durante i lunghi anni lontana dalla Chiesa. Ma P. Sergio aveva qualche cosa di più: era stato ucciso! Ucciso come il Cristo! Mi sono resa conto in quel momento che noi possiamo fare sempre di più e sempre meglio; che noi abbiamo sempre qualche cosa da donare agli altri, anche in più della nostra vita, anche al di là della vita.

Il libro che ho redatto sul P. Sergio é stato scritto in un momento molto difficile della mia vita. Mia madre era molto ammalata e la malattia durava da anni. Vivevamo sole e io ero alla ricerca di un lavoro fisso. Ma invano! La mia vita si riduceva quasi a un via vai tra centri ospedalieri, farmacie, casa, lavoretti e Chiesa.

Prima di inziare il mio lavoro, mettevo la fotografia di P. Sergio vicino al mio computer per darmi coraggio. Invocavo il suo aiuto e gli parlavo delle mie angosce e preoccupazioni quotidiane, della mia paura di non riuscire a terminare la redazione del libro. Evidentemente la foto non mi rispondeva affatto. Pertanto io ero sicura che il P. Sergio mi ascoltava e mi comprendeva. Mi recavo sempre a Moramanga (dove P. Sergio era parroco prima della sua morte) ogni volta che si commemorava la sua morte. Inoltre mi raccoglievo volentieri a Anosivolakely , un villaggio a 200 km da Tananarive, luogo di pellegrinaggio dove la Vergine sarebba apparsa a un uomo, un catechista, 15 anni fa circa. Come per magia, appena posavo le dita sulla tastiera del computer, il testo usciva da solo, come se qualcuno mi dettasse quello che dovevo scrivere. Trovavo con molta faciltà i documenti e le personne per ampliare le mie ricerche.

Oggi il libro su P. Sergio é stato pubblicato e io continuo a scrivere su di lui. La mia collaborazione con la grande famiglia carmelitana si é rinforzata e si é allargata su altri campi.
Mia mamma è guarita! Ella ha riacquistata miracolosamente la salute un giorno di Pasqua, ella che era ammalata da 7 anni!
Certo i problemi esistono ancora e i momenti di stanchezza non mancano, il dubbio e l’incertezza del domani persistono, la mancanza di fiducia in se stessi mi perseguita ancora. Ma il tempo di ieri non è più quello di oggi.
Ormai la speranza di risalire in alto non potrà più spegnersi, anche se l’abisso nel quale mi trovo é molto profondo.
Infatti mi ricordo il medico della mamma che diceva: «la sua malattia é una depressione cronica, la sola cosa che possiamo fare é di attenuare la sua sofferenza».
Ciò  era vero dal punto di vista clinico, ma Dio ha deciso diversamente.

Pelamialy Felandefona