Il Signore è venuto, viene e verrà
La solennità del Natale di Gesù è preceduta dal tempo di Avvento. Con questo termine, che proviene dal latino, noi vogliamo indicare e celebrare la “venuta del Signore”. Quale venuta? Certamente la sua venuta nella storia, duemila anni fa, a Betlemme, ma non solo. Il Signore infatti continua a venire nell’oggi e verrà alla fine della nostra vita e della storia. La liturgia della prima domenica di Avvento, in sintonia con i temi delle ultime domeniche dell’Anno Liturgico, ci ha rinnovato la memoria di questa venuta finale del Signore. Memoria che siamo invitati a custodire con cura.
Proprio perché è importante non dimenticare la venuta finale del Signore, assume rilievo saperlo riconoscere nella sua venuta “intermedia”, nell’oggi, cioè la sua venuta nei sacramenti della Chiesa e nei fratelli e sorelle in umanità che incontriamo. Sono questi i “luoghi” nei quali, accompagnati dallo Spirito Santo, ci alleniamo a riconoscere il Signore che verrà. Qui impariamo quali sono i tratti fondamentali del suo volto, per i quali possiamo identificarlo e accoglierlo anche alla fine. La grande scuola dunque è la vita di ogni giorno, vissuta però alla luce della Parola di Dio.
È infatti la Parola che ci richiama un atteggiamento fondamentale della vita del cristiano: l’attesa vigilante. All’inizio e alla fine dell’Anno Liturgico ritorna proprio questo invito: non assopirti, per non lasciarti sorprendere, perciò vigila, veglia. Ma – ci chiediamo – è possibile vivere questo atteggiamento con tutte le energie che ci chiedono le cose di ogni giorno? È certamente impegnativo – lo dobbiamo riconoscere – ma non impossibile. Bisogna darci però una disciplina: ascoltare con attenzione la Parola che il Signore ci rivolge ogni domenica e lasciare che penetri il cuore e la mente.
La Parola, resa viva dallo Spirito Santo, ci aiuta a riconoscere la presenza del Signore nell’Eucaristia come colui che si dona senza misura a noi per la nostra salvezza; ci aiuta a sperimentare l’infinita misericordia di Dio nel perdono che riceviamo in ogni Confessione; ci aiuta a intravvedere i tratti del suo volto nel fratello e nella sorella che incontriamo sia in famiglia che fuori, specialmente in coloro che hanno più bisogno. Questo allenamento quotidiano ci è prezioso perché ci rende sempre più familiari con il volto del Signore e ci abilita a riconoscerlo anche nella sua venuta finale.
Mentre allora contempliamo il volto di Gesù bambino nel presepio, non dimentichiamo che quel volto ci attende, per mostrarsi a noi nella pienezza della gloria del cielo. In quel giorno, contemplando il suo volto, sapremo che anche noi, in comunione con lui, avremo raggiunto la gloria divina e saremo diventati pienamente noi stessi.
Con l’augurio di buon Natale a tutti!
Don Paolo Carnio