Don Marcello Cecchetto

don Marcello CecchettoE’ morto la sera del 26 novembre 2007. Da metà gennaio aveva lasciato la canonica ed era ospite della Casa del Clero: pochi mesi vissuti con il pensiero e il cuore ancora rivolti alla sua S.Donà, dove ha trascorso in tutto ben 52 anni. Per quarant’anni è stato cappellano dei malati e degli anziani della Casa di cura Rizzola e di Villa Serena, “ai quali mi sono dedicato volontariamente fino dal 1964. Con loro ho pregato, ho sofferto, ho trepidato per la loro salute, vedendo sempre in loro il volto di Cristo sofferente”. Ai suoi funerali ha partecipato tanta gente e molti preti, che hanno cantato con il coro parrocchiale la messa da requiem in latino e in gregoriano, secondo il suo desiderio ripetutamente confidato a don Bruno. La sua dolce e buona memoria di prete ricco di fede e di umanità, rimanga in benedizione per tutta la nostra città.

OMELIA PRONUNCIATA DAL VESCOVO
in occasione delle esequie a San Donà di Piave il 29 novembre 2007

Care sorelle e fratelli, ci troviamo riuniti in questa celebrazione eucaristica perché desideriamo dare l’ultimo commiato qui sulla terra al nostro d. Marcello Cecchetto e desideriamo essergli ancora vicini accompagnandolo con la preghiera verso il suo incontro con il Signore risorto.
La fede e la speranza sostengono la nostra preghiera di suffragio; questi sono i legami che ci tengono ora in comunione con d. Marcello dopo che la morte ci ha separati da lui. Ci mancherà la sua presenza sempre serena e discreta, il sorriso sincero con cui ti accoglieva, la sua parola pacata e intelligentemente bonaria che favoriva sempre l’incontro piuttosto che la tensione.
Questo, credo, sia il ricordo di d. Marcello che portiamo e porteremo dentro di noi. Quanti lo abbiamo frequentato avvertiamo che egli ha lasciato in noi un’eredità di bontà delicata e, vorrei dire, quasi nobile per la quale sentiamo di dovergli affettuosa riconoscenza.
Questo suo animo gli ha permesso di vivere sempre con tanti confratelli di età e caratteri diversi e di essere da tutti benvoluto perché la sua presenza misurata e attenta contribuiva alla comunione anche nei momenti più faticosi. Ad essi, nel testamento, riserva queste espressioni: “Non posso dimenticare tutti i miei confratelli sacerdoti e sono stati molti e con loro ho condiviso lavoro, gioie e dolori. In particolare voi, sacerdoti di S. Donà, perché con voi ho passato la maggior parte della mia vita sacerdotale trovando sempre in voi comprensione, accettazione, disponibilità”. Questeerano le virtù che d. Marcello ha vissuto per primo in canonica. Oltre che dai confratelli, d. Marcello si è fatto benvolere da tantissime persone e famiglie di S. Donà alle quali ha dedicato 52 anni della sua vita e del suo
sacerdozio con una fedeltà accogliente che non faceva rumore ma penetrava nei cuori.
Per il modo con cui d. Marcello ha consumato gli anni della sua esistenza terrena sentiamo di essere profondamente riconoscenti a lui. Intuiamo, però, che la nostra riconoscenza va ancor prima alla grazia di Dio che ha agito con frutto nella sua mente e nel suo cuore.
Il modo di agire e di comportarsi d. Marcello non dipendeva solo e prima di tutto dal fatto di aver avuto in dono un carattere tranquillo e semplice. Esso è stato, piuttosto, il frutto dell’azione della grazia di Cristo ricevuta nel battesimo e, poi, nell’ordinazione sacerdotale con la quale d. Marcello ha collaborato dentro una vita spirituale e di preghiera seria e quotidiana.
Al cuore della carità generosa e delicata di d. Marcello c’era una matura crescita evangelica, passata anche attraverso la purificazione che, come abbiamo ascoltato dal libro della Sapienza, Dio riserva a coloro che trova degni di sé: “Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto”.

D. Marcello ha conosciuto a lungo l’esperienza della sofferenza come ricorda nel suo testamento; cominciando dalla famiglia per la prematura morte del papà e passando, poi, attraverso frequenti e, a volte, gravi malattie già dalla preadolescenza. E’ passato, poi, attraverso la sofferenza con l’assistenza ai malati e agli anziani di Casa “Rizzola” e Villa serena dove ha dedicato quasi quarant’anni di ministero sacerdotale.
L’esperienza della sofferenza ha caratterizzato il sacerdozio di d. Marcello che nel testamento definisce: “un dono meraviglioso” per il quale “rende infinite grazie a Dio che lo ha chiamato ad essere il meglio del suo cuore di pastore ed è cresciuto ministro di Cristo nella Chiesa”.
Nel sacerdozio ha trovato la sua identità vera e il senso della sua esistenza e come sacerdote diocesano ha amato la Chiesa e si è reso disponibile a servirla senza alcuna pretesa. In età giovanile l’ha servita come cappellano a Istrana, S. Donà e S. Martino di Lupari. Rinunciando, poi, alla proposta di essere parroco ha accettato di tornare a S. Donà scegliendo, come scrive in una breve memoria, di “dedicarsi volontariamente ad una vita di comunità, tra confratelli,
e in particolare agli ammalati”.

Questo è stato per oltre quarant’anni il suo programma di vita grazie al quale si è reso sempre disponibile a qualunque servizio gli fosse richiesto. In queste forme d. Marcello ha vissuto la sua carità, quella carità che lo Spirito Santo mette nel cuore di ogni sacerdote con l’ordinazione. Si è dedicato al bene della Chiesa e delle persone incontrandole in gran numero nell’ufficio parrocchiale dove lo si trovava presente ogni mattina; passando, poi, il pomeriggio nella Casa di cura “Rizzola” per portare il Vangelo e i sacramenti della consolazione in mezzo alla sofferenza.
In queste fedeltà quotidiane d. Marcello ha donato dei piccoli che si merita le rivelazioni del Padre come ci ha ripetuto il Vangelo: “Ti benedico o Padre perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te”.
Credo che in questo momento possiamo riconoscere che d. Marcello è stato uno di questi “piccoli” a cui il Padre ha rivelato il Vangelo e lui lo ha vissuto e testimoniato con discrezione e, insieme, con grande fortezza d’animo.
Con il sacrificio di Cristo offriamo ora anche quello dell’esistenza sacerdotale di d. Marcello perché partecipi all’eredità eterna e alla gloria del Signore Gesù dopo aver partecipato alle sue sofferenze.
E ci affidiamo al suo cuore perché interceda per tutti noi: per le sorelle e i suoi familiari a cui è stato sempre tanto unito e dai quali è stato ricambiato sino all’ultimo giorno, per la nostra Diocesi e il suo presbiterio, per S. Donà e le sue comunità cristiane, per la Casa del Clero che lo ha accolto con tanta premura al momento della sua ultima prova.

(dal foglietto parrocchiale Anno 72. N° 3. Natale 2007)