Cosa sta succedendo nel mondo dei “nostri” giovani? Voci dall’interno… per saperne un po’ di più!
Lo stile seguito è stato quello collaudato in altre occasioni: ritrovo in un ambiente adatto all’ascolto e dibattito, preghiera iniziale, relazione sul tema, confronto di gruppo, ritrovo per domande ai relatori ed agape fraterna conclusiva.
La cinquantina di persone convenute alla Casa Rossa di Fossalta di Piave, domenica pomeriggio 29 aprile, ha potuto ascoltare ed interloquire con tre esperti del mondo giovanile: il dott. Tiziano Sartor, operatore del SERT (Servizio per le Tossicodipendenze) dell’USLL 10, il prof. Tarcisio Dametto, insegnante di religione all’Istituto Alberti e don Silvio Zanchetta, da sette anni responsabile dell’Oratorio Don Bosco.
Il primo relatore, il dott. Tiziano Sartor, ha relazionato sulle attività del SERT con i giovani del Veneto Orientale (soprattutto Sandonatese) e, in particolare, sul mondo delle tossicodipendenze. Il progetto “Off limits” prevede l’operare con i giovani nel loro contesto di divertimento: locali, discoteche. Si tratta di un servizio di “riduzione del danno”, cioè di prevenzione verso coloro che hanno abusato in alcool o sostanze stupefacenti.
L’atteggiamento degli operatori è quello di essere accoglienti, di ascoltare tali giovani, di non dare giudizi su di loro: l’obiettivo non è quello di “portare pazienti al SERT”!
Con la proiezione di alcuni dati derivanti dalla sua esperienza “sul campo”, Sartor ha mostrato un quadro allarmante sul panorama delle sostanze assimilate e soprattutto sull’età precoce dei consumatori. Si distinguono delle sostanze stupefacenti legali ed illegali. Le prime sono l’alcool ed il fumo il cui consumo – che avviene in percentuali simili tra maschi e femmine – è diventato praticamente un fatto “culturale”. Così l’“Happy hour” (spritz prima di cena, per dimenticare lo stress della giornata) per molti sembra quasi un obbligo e praticamente quasi tutti i locali si sono attrezzati per questa offerta. Persino le sagre paesane (e parrocchiali) ormai prevedono la loro festa della birra…
Nel suo operare, Sartor incontra spesso anche i genitori, che appaiono spesso consenzienti (si accetta il male minore) e quindi assenti.
Il dato rilevato è che chi fa uso di tali sostanze in età precoce (sotto ai 17 anni) è sicuramente più a rischio per future conseguenze peggiori, cioè l’uso di sostanze stupefacenti illegali: le droghe per antonomasia. Tra queste ce ne sono di nuove, ma anche di vecchie, quali eroina e cocaina, oltre a tutti i derivati della cannabis.
I giovani che usano droghe illegali, e che vengono a contatto con il SERT, non si sentono “tossici” (o comunque evitano di ammetterlo), solo perché queste sostanze le fumano, invece di iniettarsele in vena. Ormai è evidente che la disontossicazione è assai difficile e, comunque, è facilissimo ricaderci. I devastanti danni psicofisici delle sostanze stupefacenti (legali ed illegali) è superiore per i giovani dai 17 anni in giù. Tra i fattori principali che spingono all’uso di tali sostanze c’è la compagnia…
Il prof. Tarcisio Dametto relaziona sulla sua attività professionale di insegnante di religione, che lo vede incontrare più di quattrocento ragazzi alla settimana, dalla prima alla quinta superiore. Da alcuni anni ha l’incarico dei “Servizi alla persona”, che segue al di fuori delle ore di lezione. Il Dametto sottolinea che l’insegnamento della religione è un’esperienza avvincente e coinvolgente, ricca anche di soddisfazioni.
Egli individua due fasce di giovani, aventi caratteristiche sostanzialmente differenti: quelli del biennio e quelli del triennio.
La fascia più giovane, nel suo complesso, è più problematica: è composta da giovani definiti con “la vita bassa”, fragili per certi aspetti e spesso in grossa conflittualità con i genitori. La presenza o assenza dei genitori fa la differenza, nel bene e nel male!
Nel triennio il panorama cambia, essendoci molti giovani impegnati nel volontariato (tra cui i gruppi giovanili) e che svolgono con gioia il loro servizio. A questa età la persona comincia a maturare, cambia e si qualifica. Ovviamente, il quadro di devianza illustrato dal precedente relatore è presente e non mancano casi di maternità precoci.
Sostanzialmente si evidenzia che nella scuola ci sono persone disponibili a dare una mano ai giovani, disposti ad incontrarli non solo “con il registro in mano”. La grossa differenza, tuttavia, è ribadito essere data dalla famiglia (dal tipo e se c’è o meno). Si lancia un appello: “cari papà e mamma, cercate di essere presenti nella vita dei vostri figli!”…
Don Silvio Zanchetta sottolinea che gli adolescenti sono figli di Dio e quindi della Chiesa, non sono dei “problemi”.
Nei suoi sette anni all’Oratorio salesiano Don Bosco ha notato che i giovani lo hanno chiamato a cambiare in alcuni aspetti.
C’è richiesta di passare dal buonismo, alla critica e fermezza (ce n’è tanto bisogno tra i giovani); dal ricercare con loro, al dare certezze (nella fede soprattutto); dal preparare il terreno affinchè incontrino Gesù, al presentare Gesù, in modo diretto ed esplicito; non ci sono i vicini e i lontani, i buoni o i cattivi nei nostri ambienti cattolici, che non sono appunto asettici, ed i “vicini” non sono i migliori; bisogna passare dalla fede razionale (cui si arriva con ragionamenti logici e convinzioni) ed emotiva, alla liturgia (c’è bisogno di segni, di recuperare la capacità di far rivivere i segni nelle nostre liturgie); va superata la logica numerica (della quantità), per passare alla logica liturgico-caritativa (per una maggior e più qualitativa partecipazione ai Sacramenti); va superato il campanilismo all’interno dei gruppi e realtà ecclesiali; bisogna passare, infine, dal “cavallo di battaglia”, alla “scuderia”, ossia è necessario non puntare tutto solo su un aspetto e qualità del giovane, ma su tutta la sua persona, su tutte le sue capacità, per aprire il suo orizzonte di capacità e realtà personale.
Sostanzialmente, con i ragazzi ci è chiesto di fare gli adulti. Nel mondo giovanile c’è tanta sete di Dio e noi adulti abbiamo paura (“pudore”) di parlare di Lui, di Gesù che è il volto del Padre in Terra…
Le risposte alle domande fatte ai relatori dopo il lavoro di gruppo riassumono le conclusioni di quanto relazionato. C’è necessità di operare da adulti e da adulti non distratti, cioè interessati e disposti anche a richiamare. Non mancano occasioni importanti di formazione per i genitori. Va creato e mantenuto il dialogo tra le diverse agenzie educative ed i servizi per i giovani. Infine, si auspica una maggior preghiera per i giovani e il far dialogare la nostra fede con le cose più semplici, quotidiane, contestualizzandola, come il Vangelo richiama a fare…
È spontaneo e doveroso, infine, ringraziare la direttrice della Casa Rossa, sig.ra Botter, e tutto il personale ed ospiti, per la squisita accoglienza e disponibilità, senza le quali l’incontro non avrebbe potuto riuscire quanto a fraternità, serena discussione ed occasione d’incontro quale è stato.