Un grazie a don Edy

don Edy Savietto ai saluti per la partenza dalla parrocchia, 2008

In occasione del decimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di don Edy Savietto, riproponiamo la presentazione che egli ci ha dato di sé nel foglietto parrocchiale del natale 2004, a pochi mesi dal suo arrivo a S. Donà.

Oggi, che sono 1341 giorni che le sue suole girovagano per le vie di S. Donà dandoci modo di conoscerlo, possiamo dirgli con grande affetto il nostro grazie per la sua presenza tra noi.


Don Edy si presenta

Ad oggi, mercoledì 1 dicembre 2004, ore 11.00, sono 76 giorni, pari a 1735 ore che le suole delle mie scarpe hanno cominciato a girovagare per le vie di San Donà. È grande San Donà. C’è tanto e di più. Ancora conosco poco, è logico, ma già qualcosa si è incastrato positivamente e gira molto bene. Sono contento di essere qui. Già don Maurizio mi aveva parlato bene di questa comunità e le conferme non si sono fatte attendere, sarà per il fatto dei molti e molti preti, diaconi, seminaristi, suore che hanno attraversato queste terre, si percepisce una tradizione predisposta all’accoglienza., il che vuol dire persone che ti accordano subito fiducia a priori e questo per un “foresto” che arriva è davvero molto buono e bello. Cosa dirvi?

Mi chiamo Edy, ho 32 anni e sono nato a Montebelluna (sì, sì, un braccio lungo e un braccio corto…), sono prete più o meno da 1270 giorni.
San Donà è la terza parrocchia come cappellano, prima sono stato a San Martino di Lupari e poi a Maerne di Martellago. Ho capelli e barba rossi e una punto celestina e un “amore” di nome INTER che mi fa troppo spesso soffrire, ma questo sarà l’anno buono. Arrivo nell’anno in cui un titolo dalla portata enorme viene consegnato a tutte le comunità della diocesi : Parrocchia e Missione, cioè parrocchia diventa missionaria. Interessante e stimolante perché apre campi enormi di ascolto, di riflessione e di azione… non vedo l’ora, anzi è già arrivata e sperando di vivere insieme questo cammino in piena collaborazione e stima reciproca cominciamo, tutti in campo perchè nessuno dal più piccolo al più “nonno” in questa partita può stare in panchina e, come dice il nostro capitano polacco Giovanni Paolo II, “Duc in altum”. (dal foglietto parrocchiale di Natale 2004)