“SIAMO SERVI INUTILI: abbiamo fatto quanto dovevamo fare”
Nel vangelo che abbiamo ascoltato domenica 2 ottobre, Gesù si esprimeva così a proposito del servizio, al quale sono chiamati i suoi discepoli: «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti la veste ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso il suo servo perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quanto vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. (Luca 17, 5-10).
Una provocazione che mi ha sempre toccato molto personalmente, perché si tratta del brano evangelico proclamato anche nella celebrazione eucaristica, durante la quale sono stato ordinato sacerdote. Un brano che mi accompagna da quarantacinque anni! Riascoltarlo, mentre mi accingo a lasciare la parrocchia di S. Donà Duomo e consegnare il testimone al nuovo parroco don Massimo Gallina, mi ha fatto molto bene e mi ha ricollocato al mio posto di servo del Signore Gesù.
La tentazione di attendere dei riconoscimenti, della gratitudine, per quello che, in qualche maniera, posso aver donato in questi nove anni, è molto umana. Ma anche se non dovesse arrivare nessun grazie, io dovrei conservare la pace del cuore, perché sono “un servo inutile e ho fatto solo quanto dovevo fare”, come discepolo del Signore. Infatti, il vescovo Gardin, non mi ha nominato parroco del Duomo di S. Donà perché io ne ricavassi qualche utile, ma semplicemente per servire gratuitamente il Signore Gesù, presente in ogni fratello o sorella che avrei incontrato, nel tempo che sarei stato in questa parrocchia. In questo senso spero d’essere stato un “servo inutile”, non utile, gratuito per tutti voi! Spero solo di avervi annunciato e testimoniato Gesù Cristo e il suo vangelo, perché solo questo mi stava e mi sta veramente a cuore.
Sono io che devo ringraziare voi per il bene che mi avete voluto, per la testimonianza della vostra fede, per la collaborazione concreta e generosa che molti di voi mi hanno offerto nei vari servizi della comunità, per aver sopportato i miei limiti e i miei peccati. Sono infatti arrivato già anziano (67 anni!) e con una limitata esperienza pastorale, perché sono stato per molti anni in Seminario a offrire una formazione ai giovani che sarebbero diventati preti.
Vi ringrazio soprattutto per essermi stati vicini nel momento in cui io e un mio confratello, venimmo accusati ingiustamente, da un ex seminarista, di abusi sessuali, nel tempo in cui eravamo in Seminario, e andammo a finire su tutti i giornali e le reti televisive. Voi mi avete testimoniato la vostra convinta solidarietà e avete continuato a manifestarmi la vostra fiducia e l’appoggio.
A questo proposito, voglio informarvi che, dopo l’accusa, il Vaticano condusse doverosamente un’inchiesta e, confortato dalle numerose testimonianze di preti e laici che mi avevano conosciuto nel tempo del Seminario, scagionò sia me che il parroco di S. Martino di Lupari da ogni accusa e ogni sospetto. Questa rinnovata fiducia anche da parte delle autorità ecclesiastiche mi ha ulteriormente consolato e pacificato, anche se la mia coscienza era già tranquilla, perché le accuse erano senza fondamento e totalmente false.
Vi chiedo perdono per le mie insufficienze, se non sono stato abbastanza generoso nel donarmi a voi, se in qualche maniera vi ho scandalizzato, per la mia poca fede e per non avervi amato abbastanza.
Ora, per me, si apre una nuova fase della mia vita e del ministero presbiterale. Non avrò più responsabilità amministrative dirette, ma continuerò a servire la Chiesa là dove il Vescovo mi chiederà di farlo. Vi chiedo allora di continuare ad accompagnarmi con la vostra preghiera, perché ne avrò sempre bisogno, io vi assicuro la mia. Perciò, pur lontani, continueremo a rimanere uniti, in comunione, grazie all’affetto che ci lega, ma soprattutto grazie al ricordo nella preghiera fedele. Lo Spirito Santo ci terrà in comunione e ci farà sperimentare che nessuna distanza potrà mai separarci.
Accogliete con gioia e affetto il nuovo parroco e offrite con generosità la vostra collaborazione, per continuare a sperimentare quanto sia bello essere Chiesa, corpo di Cristo in cammino, anche in questo tempo difficile e impegnativo che stiamo attraversando.
Vi saluto tutti con affetto e vi benedico.
Don Paolo Carnio