Messaggio ai giovani di San Donà
È appena passata un’altra estate e molti giovani come te, hanno trovato il modo di riposarsi e di divertirsi. Tanti soprattutto in spiaggia con gli amici o nelle discoteche. Un buon numero ha anche deciso di dare un po’ di tempo e di fatica per gli altri, soprattutto con i bambini dei GrEst nelle parrocchie e all’Oratorio.
Altri ancora sono partiti per i campiscuola parrocchiali per riflettere e pregare un po’, per crescere e diventare più forti dentro. Qualcuno, un po’ più grande, quest’estate si è sposato. Molti hanno lavorato pensando all’università o magari allo scooter o pensando alle ferie, perché già hanno lasciato la scuola.
Tre di questi giovani e due adulti, hanno deciso in quest’estate, di togliersi la vita. Forse qualcuno di questi lo conoscevi o lo conoscevano i tuoi amici. Qualche parola l’avrai fatta, magari in compagnia. Forse in un momento, da solo, ti sei accorto che è entrata nel cuore una domanda: perché? Come si arriva a volere la morte più della vita? E che cosa c’era di segreto nel cuore che nessuno ha notato? E io?
Non possiamo giudicare, ma ammettiamo che fa paura quella distanza tra ciò che si può vedere di una persona e quello che è davvero, tra quello che mostra e quello che vive. E la distanza tra l’uno e l’altro è spesso piena di dolore e solitudine.
Solitudine, sì, perché il dolore non si può mostrare, perché è vietato essere fragili. Non si può! E non si possono nemmeno avere dubbi. Sei fuori se hai un dubbio sul rito dello spritz; non puoi avere dubbi sul sabato sera in discoteca, sulla velocità o su tutto il resto.
Sorridi che non ci sono problemi!
E se torni a casa con un senso di vuoto tra il cuore e lo stomaco? E se tutto quel rumore non è riuscito a coprire il rumore che hai dentro?
Non importa; mandi giù e avanti ancora, come fanno gli altri.
E perché stavolta non lasciare ad altri il rumore e andare dove si sta bene a parlare con un amico, non solo uno della compagnia. Un amico ! Uno davanti a cui non ti vergogni a mostrarti come sei, a dire che sei triste e hai un po’ paura, a mostrare che sei fragile e a riderci sopra un po’, perché anche lui ha bisogno di affetto e serenità quanto te. E se alzi gli occhi ad un crocifisso, forse ti apparirà più chiaro che Dio si è fatto fragile come te, in Gesù.
Fragili entrambi, possiamo capirci con Dio e ricevere da lui la vita e tutto il suo gusto come cosa delicata e pura, e il cuore si riempie e la bocca amara si trova a balbettare un timido e inatteso grazie.
Tra questi amici, se vuoi, posso esserci anch’io.
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