Maria specchio della carità di Cristo

Testo della catechesi di suor Michela delle Suore Oblate di Maria Vergine di Fatima per i pellegrini sandonatesi a Loreto (25 aprile2010)

Con voi questa mattina vorrei fare un viaggio: portarvi da qui, dalla Santa Casa ad una città della regione di Giuda, la casa di Elisabetta; insieme a Maria percorriamo la strada soffermiamoci sul modo di fare di Maria:

Lc 1, 39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Cerchiamo insieme di vedere quali sono gli atteggiamenti che Maria mette in atto in questo brano.
Il vangelo racconta che Maria si mise in viaggio in fretta verso i monti di Giudea, verso la casa della cugina, dove era sceso il miracolo, dove Zaccaria era diventato muto, dove l’incredulità di Zaccaria non era bastata a fermare l’azione di Dio.
In fretta si mise in viaggio, perché?

Perché l’amore ha sempre fretta, si sente sempre un po’ in ritardo. Maria ci mostra che il segreto della vita è quello di farsi dono e non di rimanere chiusi tra quattro mura: il segreto della vita è sempre oltre noi, Maria non pensa a se stessa ma alle necessità di sua cugina e si mette in viaggio, con la fatica e i pericoli che il viaggio comportava.
Non dimentichiamo che lei aveva ricevuto una notizia sconvolgente, che ha cambiato la sua vita, i suoi progetti, i suoi desideri, ma non si chiude in se stessa, va oltre, esce dall’intimità dell’annunciazione.
Pensiamo a noi: quante volte ci chiudiamo in noi stessi e non riusciamo ad andare verso l’altro, non riusciamo a guardare al di là del nostro naso. Maria ci insegna che donandoci agli altri capiremo meglio anche ciò che ci sta capitando, riceveremo luci sulla nostra vita.

E’ straordinaria la libertà di questa ragazza giovane e fresca libera di partire dietro le parole di un angelo, di non lasciarsi condizionare da niente, è libera di fare qualcosa che fino ad un minuto prima era lontanissimo dai suoi progetti, è libera, come un uccello dell’aria, come un fiore selvatico, come un giglio del campo! Non è la “libertà” di chi fa quello che vuole, ma la libertà vera: quella di una donna che sa mettersi in ascolto e al servizio, che si dona in modo disinteressato.
La vita di Maria non è stata come un libro già scritto da qualcuno, non un progetto solo da eseguire completo, compatto, pesante, ma un inventare strade, niente è prestabilito, la vita germoglia libera e felice. È così corroborante immaginare la vita sulle orme di Maria come un sistema aperto non come un sistema chiuso, immaginare la fede, la chiesa, me stesso, perfino Dio come campi aperti dove si scoprono nuovi mari, nuove modalità per andare incontro all’altro, chiunque esso sia.
Spesso noi ci fermiamo dicendo: tanto doveva andare così…. Non ci posso fare nulla, pensando alla nostra vita come a qualcosa di già deciso, di già prestabilito, l’unico nostro compito è quello di obbedire!
Maria ci insegna che non è così, siamo i protagonisti della nostra vita, insieme al Signore Gesù siamo chiamati a compiere grandi cose facendo scelte concrete giorno dopo giorno. L’angelo non ha detto a Maria devi andare da tua cugina Elisabetta e li devi fare così o cosà, non dice nulla di tutto questo! è lei che sceglie di farlo, sceglie di donarsi!

A questa libertà di cuore ci aiuta una ragazza della Palestina in viaggio sui monti di Giuda, leggera e libera, portata dal futuro che già lievita in lei e ci chiama tutti a libertà!
Maria la credente gioiosa ha capito Dio! Ha visto che Dio è un Dio innamorato e compie meraviglie, ha capito come Dio agisce e, infatti, nel magnificat per dieci volte ripete:
perché ha guardato l’umiltà della sua serva. è Lui che ha guardato a me che non sono niente,
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente è Lui che ha fatto,
è Lui che libera,
è Lui che sconvolge,
ha innalzato gli umili; è Lui che solleva i poveri ed essi hanno ormai il nido nelle sue mani,
ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. è Lui che colma e che rimanda, è Lui!
Per dieci volte canta la sua fede, la fede grande, la più grande fede, quella che pone al centro non quello che io faccio per Dio, ma quello che Dio fa per me. Maria ci insegna a scoprire nel bene che facciamo la presenza di Dio, il Suo sostegno, la sua grazia.
Al cuore del cristianesimo non stanno le mie azioni, buone o cattive, ma l’azione di Dio che si incarna, muore e poi risorge.
La salvezza non sta nel fatto che io amo Dio ma nel fatto che Lui ama me! Il mio donarmi viene quindi di conseguenza.
Quanta lontananza dal nostro agire!!! Spesso ci capita di fare del bene e di pensare di essere i soli protagonisti di ciò che facciamo! Dobbiamo stare attenti: senza la presenza di Dio nella nostra vita noi non potremmo fare nulla di buono: è Lui che compie grandi cose in me se io sono docile al Suo Spirito. Dio ha bisogno che insieme a Lui facciamo il nostro pezzettino ma insieme a Lui non per nostro merito!

Qui nelle mura della Santa Casa Maria ha pronunciato il suo si, dopo aver chiesto: – com’è possibile che io diventi madre?- Com’è possibile che io dia carne alla parola di Dio?
Incarnare Dio nelle nostre vite, questo significa fare riapparire Maria in noi, nelle nostre case, nelle strade, nella città, nella Chiesa.
La vera devozione a Maria allora non consiste nel moltiplicare le suppliche, non è pregare Lei, ma è pregare come Lei e vivere come Lei tutta relativa a Dio.
Vera devozione è essere prolungamento della sua presenza tenera e forte,
imparare da Lei come si serve Dio con serietà e i fratelli con tenerezza.
L’ultima parola di Maria che ci riporta il Vangelo è a Cana dove dice “fate quello che egli vi dirà”, cioè fate il vangelo, realizzatelo, date carne, spessore, importanza, energia alla Parola di Dio.
Fatelo questo Vangelo, tutto intero: incarniamolo nella quotidianità della nostra vita, senza pensare alle grandi cose, ogni giorno dobbiamo dire il nostro SI alla vita, a chi ci circonda, sul lavoro, a scuola, in famiglia, in parrocchia.
In Maria ciascuno, allora, riscopre se stesso come casa, in cui il misericordioso senza casa cerca casa. Il Signore cerca casa adesso e la cerca proprio in me.
In Maria il cristiano è reso allora grembo capace di tenerezza, di commozione, di pietà.
Bocca che si dischiude nella lode del magnificat.
Occhi aperti sul dolore dell’uomo fino a piangere.
Udito attento a percepire il gemito della storia fino a fremere.
Piedi pronti a correre incontro all’altro.
Mano aperta al dono della pace.
Andare da Maria è andare a scuola di cristianesimo.
Capire Maria è possedere la grammatica per capire l’umanità e per parlare la lingua della vita. Perché Santa Maria è la prima, è la sorella che è andata avanti. È la prima dell’immensa carovana dell’umanità. Carovana incamminata, caduta ma incamminata, prodiga ma incamminata. In Lei c’è l’alfabeto della vita! Ci aiuti Lei a pronunciare, lettera per lettera, la più bella parola di Dio che è la nostra stessa vita!
Qui, in questo luogo, chiediamo a Maria di aiutarci ad essere autentici cristiani, capaci di incarnare nella nostra vita la vita stessa di Gesù e di essere suoi testimoni nel mondo.