La riflessione di don Paolo Carnio per il Natale 2014
“È NATO PER NOI UN BAMBINO, UN FIGLIO CI È STATO DONATO…” (ISAIA 9,5)
Con questo versetto del profeta Isaia si apre la S. Messa del giorno di Natale. Parole piene di stupore e di gioia che la Chiesa pronuncia in un clima di grande festa.
Perché tanto stupore e gioia per un figlio d’uomo?
Che ha di diverso da tutti gli altri bambini che vengono al mondo?
Perché in questo annuncio molto semplice, umano la Chiesa riconosce la profezia della nascita di Gesù, il Figlio di Dio, fatto uomo per noi, per essere l’Emanuele, cioè il Dio-con-noi. Ciò che stupisce inoltre è che quel bambino sia opera della grazia divina, che sia stato intessuto nel grembo di una vergine dallo Spinto Santo.
Evento impossibile secondo l’uomo, ma «possibile alla potenza di Dio», risponde l’angelo Gabriele alla vergine Maria che gli manifesta la sua perplessità. E Dio l’ha reso possibile per noi, per la nostra salvezza, per rivelarci la nostra grande dignità e la nostra inaudita vocazione: quella di diventare figli di Dio. Dio ha voluto venire tra noi percorrendo la via dell’uomo: prendendo corpo e crescendo nel grembo di Maria, venendo alla luce come ogni bimbo, vivendo in una famiglia e conoscendo la debolezza dell’infanzia, l’entusiasmo della fanciullezza, la complessità dell’adolescenza, la forza della giovinezza e la responsabilità dell’età adulta, che lo ha portato a dare la vita per noi tutti.
Questa piena condivisione con la condizione umana motiva la nostra più profonda gioia, perché significa che Dio ha davvero sposato la nostra realtà in ogni fase del suo sviluppo, dal primo istante del suo concepimento all’ultimo respiro, e l’ha resa sacra. Sì, l’Incarnazione del Verbo divino pone un sigillo di sacralità su tutta la vita dell’uomo e di ogni uomo.
Per questo la Chiesa non può accettare l’aborto né l’eutanasia e difenderà sempre con grande determinazione la vita umana, dal suo primo inizio alla sua conclusione naturale, perché la carne dell’uomo è ormai carne di Dio. Accettare l’interruzione della gravidanza o anticipare la morte significherebbe smentire la scelta di Dio nei confronti dell’umanità.
Dice papa Francesco: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito, ha il volto di Gesù Cristo, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare, come ci propone la “cultura dello scarto”! Non si possono scartare!» (Ai medici cattolici il 20.09.2013).
L’augurio per tutti noi, in particolare per chi si ritiene cristiano cattolico, è che contemplando il Bambino di Betlemme, riscopra la bellezza e la dignità del volto di ogni uomo. Sappia anzitutto rendere grazie per il dono della propria vita e per la vita di ogni persona che incontra. Sappia inoltre difendersi dalla “cultura dello scarto” che respiriamo e maturare in sé un rispetto e un amore sempre più totali nei confronti di ogni essere umano, a qualsiasi razza appartenga. Questo amore per la vita umana, dal suo sorgere al suo tramonto, sarà il segno chiaro che garantisce l’autenticità della nostra fede cristiana.
Don Paolo Carnio