Ignoranza biblica in Italia: fede “light” – Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia
- Scarica l’intervento di mons. Galantino sull’analfabetismo religioso in Italia.
E’ stato presentata in questi giorni questa indagine condotta in Italia, realizzata dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII.
Un italiano su 4 (il 26,4%) è convinto che la Bibbia sia stata scritta da Mosè mentre il 20,4% ritiene che l’autore sia Gesù. Il dato confortante è che la metà della popolazione (il 53,2%) non sbaglia sugli autori.
Il comandamento più noto è il settimo (non rubare, che è conosciuto dal 54,1% degli intervistati), quello meno noto è invece il sesto (non commettere atti impuri che è stato individuato solo dal 14,33%). Solo il 15% degli italiani si dichiara ateo o non credente e almeno un cittadino adulto su due (il 55%) è interessato all’insegnamento di altre religioni. Sono solo alcuni dei dati che emergono da questo voluminoso “Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia”. L’indagine è corredata da una trentina di minisaggi redatti da esperti e studiosi di molte Università italiane. Il Rapporto è stato pubblicato da Il Mulino ed è stato presentato a Roma, alla presenza di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei.
La Chiesa italiana non può che essere preoccupata dai fenomeni dell'”infantilismo religioso” e dalla “fede light” che percorrono il nostro Paese, ha detto monsignor Nunzio Galantino. “Ma Papa Francesco ci chiede di prendere l’iniziativa – ha affermato -. Dobbiamo andare oltre la sindrome dell’accerchiamento”.
Secondo il vescovo, gli ambiti presi in esame nella ricerca sono tre: la scuola, le leggi sulla libertà religiosa e la ricerca universitaria. “Mi piacerebbe però che la prossima ricerca fosse dedicata alla fede come esperienza, a ciò che può cambiare nella nostra vita”, ha detto rivolgendosi ai curatori dell’iniziativa.
Il malcostume che ha a che fare con l’analfabetismo religioso in Italia non so quanto abbia a che fare con quello che passa attraverso i giornali e la tv. La comunicazione è importante. Molti di coloro che parlano dei fatti della religione non hanno idea di cosa sia. In troppi s’improvvisano teologi”, ha affermato il segretario generale della Cei.
Il Rapporto è anche una raccolta di contributi di numerosi docenti ed esperti in ambito storico, giuridico e pedagogico. Il punto di partenza è la presa d’atto dell’assenza del religioso nel panorama sociale ed educativo. L’Italia è “un Paese dove è rilevabile statisticamente l’ignoranza totale della Bibbia, la produzione di idee fantasiose sulla struttura dottrinale o cultuale della fede nella quale si era nati, la superficialità con la quale si leggono le fedi estranee al proprio immaginario infantile”, ha detto il curatore Alberto Melloni.
fonte: CEI
«Primerear» ossia prendere l’iniziativa. Mons. Nunzio Galantino – intervenendo venerdì 2 maggio alla presentazione del Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia (Il Mulino), realizzato dalla Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII – fa ricorso al neologismo spagnolo usato da Papa Francesco per rigettare “l’atteggiamento sterile di chi si ferma ai numeri e alle analisi” e si rivela “incapace di affacciarsi sul piano degli impegni richiesti per avviare risposte credibili”.
Il Segretario Generale si sofferma, quindi, sugli ambiti nei quali occorre prendere l’iniziativa: l’ambito scolastico, quello della produzione legislativa sulla libertà religiosa e l’ambito della ricerca universitaria che attiene alle «scienze religiose».
In particolare, Mons. Galantino conviene con il Rapporto, laddove contestualizza la questione dell’analfabetismo religioso inserendola nella «dissociazione tra elementi culturali e [elementi] religiosi e la conseguente difficoltà ad apprendere e comprendere i secondi all’interno dell’orizzonte segnato dai primi». Nel contempo, invita “le istituzioni che hanno voce in capitolo – lo Stato, da un lato, la Chiesa cattolica e le altre confessioni religiose – particolarmente quelle già titolari di un’Intesa con lo Stato –, dall’altro lato” a non smettere di “interrogarsi sull’effettiva rispondenza delle attuali forme di alfabetizzazione religiosa presenti nella scuola italiana, e in primis dell’IRC, alle mutate circostanze storico-civili”.
Nel suo intervento il Segretario si sofferma anche sull’ambito costituito dal sistema della comunicazione, rilevando che “l’informazione religiosa risente, come e più degli altri giornalismi «specialistici», di un processo di contaminazione con gli altri generi giornalistici che risulta secolarizzante e di conseguenza minaccia di accrescere l’analfabetismo religioso o perlomeno – in parallelo a quanto un altro autore del Rapporto afferma a proposito dei manuali scolastici – di produrre un’alfabetizzazione mediocre”.
In conclusione, Mons. Galantino rileva la necessità di fornire contenuti di fede da adulti, per superare quella che definisce una “fede light”: “Il preoccupante tasso di analfabetismo religioso registrato dal Rapporto – spiega il Vescovo – penso che, almeno in parte, sia anche il frutto amaro ma evidente di un sentimento religioso che poggia su tracce cristiane infantilistiche, anche nel linguaggio e nelle immagini, che rivelano tutta la loro inadeguatezza e tutta la loro marginalità rispetto a ciò che nel conta nel “mondo adulto”; un mondo adulto che domanda sempre di più al credente di saper «dare ragione della speranza» che lo anima e che innerva le sue progettualità; un mondo adulto che, proprio per questo, domanda contenuti di fede da adulti”.