Incontrando p. Francesco Cibin, con una telefonata a sorpresa…

L’ultima volta che ci eravamo salutati era nell’ottobre del 2012, per cui aver incontrato p. Francesco Cibin lo scorso 26 giungo è stata una gioia in più per tutto il Gruppo Missionario “P. Sergio Sorgon”.
78 anni ad agosto di quest’anno sono portati molto bene da questo salesiano sandonatese partito per il Brasile nel 1962. Le parrocchie in cui ha operato in questi 56 anni sono state a Recife, Jaboatão, São João del Rei, Salvador de Bahia (1990-99), Fortaleza (1999-2009) e, dal 2009 ad oggi, Natal.
“Davanti al Signore noi possiamo solo inginocchiarci e chiedere misericordia. In chi abbiamo posto la nostra fiducia?.. Povero l’uomo che non la pone in Lui”, esordisce quasi a continuare il momento di preghiera iniziale dell’incontro.
P. Francesco ci scriveva nel dicembre 2012: “Ritornare ai luoghi dove abbiamo vissuto la nostra gioventù e alimentato la nostra fede e dove è sorta pure la nostra vocazione sacerdotale e missionaria ed essere accolti con tanta apertura d´animo, rifranca il nostro spirito e ci da forza per riprendere con maggior impegno e generosità le nostre attività pastorali.”
Padre Francesco ci ha ricordato le origini “particolari” della sua vocazione: la definisce infatti una vera e propria chiamata. Era il 13 giugno 1958, festa di Sant’Antonio. Andò alla Messa in Duomo, che si tenne proprio all’altare di Sant’Antonio, in suffragio del nonno morto in quel giorno dell’anno. Ebbene allora sentì come un voce interiore, un qualcosa che lo stravolse, tanto che ritornò a casa a piedi e scalzo, sino ad Isiata, recitando il rosario. Dopo la sorpresa dei familiari per questa sua improvvisa volontà di consacrarsi al Signore, andò dal parroco che lo indirizzò ai Salesiani; in particolare fu don Ivo Ferrari (morto nel 2005) a trovargli un posto nell’aspirantato di Cannelli (Asti), dove iniziò il suo percorso vocazionale già due-tre mesi dopo.
L’Ordinazione sacerdotale la ricette a San Donà dal Vescovo di Udine mons. Zaffonato il 24 agosto 1974, anticipando di sei giorni la data del suo compleanno. A maggio (nei giorni della sua ordinazione diaconale) era morto mons. Dal Bo e il nuovo parroco sarebbe arrivato a settembre.
Proprio quando sta raccontando questi fatti suona il cellulare di uno dei presenti all’incontro: è la voce inconfondibile proprio di don Bruno Gumiero, che ha chiamato per ringraziare di un dono ricevuto e nell’occasione saluta tutti i componenti del Gruppo Missionario e l’amico p. Francesco, che andò a trovare quando era a Fortaleza, nel 1985.
Dopo la bella e simpatica sorpresa, la testimonianza di p. Cibin continua con il racconto della sua attuale opera. A Natal, assieme ad altri tre confratelli Salesiani, oltre alla parrocchia gestiscono un centro sociale, frequentato quotidianamente da un migliaio tra bambini, adolescenti e giovani. Danno loro la possibilità di integrare e recuperare le lezioni scolastiche e, ad una cinquantina dei più grandi, di imparare un mestiere con corsi di taglio e cucito, informatica, camerieri. In questa attività sono coadiuvati da una settantina di laici, stipendiati grazie a convenzioni con la Municipalità, lo Stato ed il Governo centrale.
Il missionario elenca le attuali grandi sfide del Brasile. Purtroppo la corruzione per l’accaparramento delle risorse, di cui è ricco il Paese, ha portato ad aumentare la povertà, ma ora la popolazione comincia a ribellarsi, per cui è aumentata l’insicurezza. Il tessuto sociale si è rotto ed il lavoro, quando c’è, per i più non è sufficientemente remunerativo.
Così, l’assistenza sanitaria è per chi può permetterselo, tramite assicurazione. E gli ospedali privati sono anche migliori dei nostri in Italia, sempre se si hanno i soldi per pagare le prestazioni.
L’altra grande sfida è l’istruzione scolastica. La scuola dell’obbligo dura otto anni e lì finisce per il 95% dei giovani, poiché solo pochi possono permettersi di continuare nei collegi privati.
Poi, influenza molto l’economia il fatto che tutto il trasporto avviene per gomma, su strade, praticamente mancando le ferrovie. Uno sciopero dei camionisti blocca tutto il Paese. Il 51% della ricchezza di questa nazione dipende dallo Stato di San Paolo, terra di grande immigrazione italiana.
Pur nelle grandi sfide attuali il brasiliano vive di speranza e fede: “Con la forza di Dio” è un intercalare abituale tra la gente. Si tratta di un popolo gioioso, che sa vivere, aperto. Padre Francesco confida che dopo tutti questi anni in Brasile, la sua vita è lì, pur senza aver dimenticato le sue origini. Ci confida che il segreto del missionario è il sapersi inculturare.
Alla fine dell’incontro madre Luigina Ripa, che in questi otto anni ha camminato appassionatamente assieme al Gruppo Missionario, ci comunica la sua nuova obbedienza, per la casa di Ello (Lecco). Le porgiamo – con tanta nostalgia – il miglior augurio per questa sua nuova missione.
Marco Franzoi