Giornata del Seminario: il messaggio del Vescovo
In questa domenica ci sarà l’occasione di riflettere, conoscere, pregare e sostenere questa importante “comunità” diocesana. Tra le varie iniziative, come è stato fatto in questi ultimi anni, è proposta una vendita di DOLCI E BISCOTTI dopo la Messe di SABATO 24 (sera) e DOMENICA 25 novembre per aiutare il Seminario dal punto di vista economico.
fonte: diocesi di Treviso
Il messaggio del Vescovo in occasione della Giornata del Seminario.
Devo confessare che incontrare ragazzi o giovani che accolgono l’invito ad incamminarsi verso il sacerdozio, mi suscita dentro sempre un senso di sorpresa e di commozione. E mentre il trascorrere degli anni mi allontana sempre più dalle prime “sensazioni” di chiamata al sacerdozio sperimentate nella mia fanciullezza (appartengo alla categoria dei chiamati nella primissima ora), i nuovi chiamati, o aperti alla chiamata, non solo mi fanno rivivere in modo nuovo quelle lontane sensazioni, ma anche mi mettono di fronte a storie di vocazione inedite, mai coincidenti con altre. E incontrare chi sta vivendo l’avventura di un “sì” radicale al Signore, magari faticoso e sofferto, mi fa sentire una solidarietà, una simpatia, una sorta di “complicità” che è anche difficile esprimere. Verrebbe da dire: «Anche tu ti sei accorto che il Signore fa questi scherzi? Allora c’è qualcosa di profondo che ci lega!».
Anche per questa ragione amo il seminario e vorrei che fosse amato sinceramente da tutta la chiesa diocesana, compresi coloro che si riconoscono in altre chiamate. Il seminario va amato dalla diocesi non solo perché “produce preti”, e di preti una chiesa ha bisogno; ma anche perché è luogo in cui si impara a dire “sì” a Dio, prendendo sul serio la sua chiamata, e dire “sì” a Dio è l’impegno di ogni vita che voglia essere cristiana, qualunque sia la vocazione specifica che in essa si attua. I preti ci sono soprattutto per aiutare a dire “sì” a Dio.
L’anno della fede che stiamo vivendo ci fa ricordare poi che dal seminario escono gli annunciatori e i custodi della fede, chiamati a rendere viva la memoria di Cristo nella comunità cristiana, la quale ha un bisogno vitale di chi annunci autorevolmente il Vangelo e di chi trasmetta la vita di Cristo mediante la celebrazione dei sacramenti. Il seminario forma con grande cura i futuri sacerdoti a svolgere questi indispensabili ministeri.
Ma è giusto ricordare anche un’altra preziosa formazione offerta dal seminario ai suoi alunni. È la formazione a guidare e servire comunità cristiane animate dalla carità, soprattutto verso i più poveri, e costruite attorno all’amore reciproco. Del resto la carità e la comunione sono il frutto più genuino dell’annuncio del Vangelo e delle celebrazioni liturgiche. Il sacerdote, nel suo compito di pastore è in mezzo ai suoi fratelli anzitutto per amarli e per aiutarli ad amarsi. Egli sa che, come ricorda Giovanni, «nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi» (1Gv 4,12). Come dire: l’amore di Dio lo si capisce e lo si accoglie solo se ci si ama reciprocamente.
Per questo il seminario è sapientemente impostato come insieme di comunità: è formato infatti da quattro comunità ognuna delle quali raccoglie alunni di età diversa e che vivono fasi formative differenti. All’interno di ogni comunità si condivide la vita e l’impegno formativo, si costruiscono relazioni, si impara ad accogliersi nella diversità, ad aiutarsi e a perdonarsi, ad apprendere concretamente quell’esercizio della donazione di sé che sarà il pane quotidiano del ministero del pastore. Tutto questo, ovviamente, secondo modalità adeguate ai vari livelli di età e maturità. Diventa particolarmente importante, soprattutto nella “comunità teologica”, quella più vicina al sacerdozio, saper congiungere fede pensata e studiata, e fede praticata nel rapporto con Dio e nella quotidiana vita di relazione con gli altri.
Forse qualcuno, legato a vecchi stereotipi del seminario, lo pensa impostato sostanzialmente su studio, preghiera, disciplina. In realtà appare sempre più chiaro che, anche nell’ambiente del seminario, la relazione fraterna è il luogo in cui la fede si fa concreta e la preghiera mostra la sua autenticità. Inoltre sappiamo che il prete è chiamato ad immergersi sempre più nelle relazioni: con i confratelli sacerdoti, con tante persone che lo accostano non come un’autorità ma come un fratello maggiore a cui chiedono di essere accompagnati nella fede. Sempre più le comunità cristiane cercano nel sacerdote un maestro non solo di dottrina ma soprattutto di vita cristiana, che è vita di amore.
La giornata del seminario è un’occasione per ricordare con affetto e gratitudine quest’istituzione che sta al cuore della diocesi e di sostenere il grande lavoro formativo che in esso si conduce con generosità e competenza.
† Gianfranco Agostino Gardin
(Il Messaggio è pubblicato nella “Vita del popolo” di domenica 25 novembre)