Don Stefano Didonè presenta l’Anno Santo della Misericordia

Don Stefano Didonè presenta l'Anno Santo della MisericordiaDon Stefano Didonè, Docente di Teologia Fondamentale nel Seminario di Treviso, ha incontrato gli operatori pastorali della parrocchia del Duomo per presentare la Bolla di Indizione del Giubileo straordinario della Misericordia voluto da Papa Francesco.

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San Donà di Piave, 6 giugno 2015

«MISERICORDIAE VULTUS»
IL MISTERO DI DIO SECONDO FRANCESCO

Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
(Mt 5,7)

Don Stefano Didonè presenta l'Anno Santo della MisericordiaIntroduzione

«Senza la misericordia la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nell’ideologia, che di natura sua vuole addomesticare il mistero» 1. Inizio con queste parole incandescenti di Francesco ad introdurmi nel tema di questa sera, che è l’invito alla lettura della Bolla papale Misericordiae vultus2. Cercherò di presentare il contesto ecclesiale e culturale in cui avviene l’annuncio e alcuni nodi a mio avviso centrali per cogliere il senso e il valore di questo Anno santo, ma anche la ‘sfida’ che esso comporta. Il tema è da ‘prima linea’ sul fronte caldo dei vari temi presenti nell’agenda ecclesiale, anche per motivi pratici (le date), ma anche dal punto di vista teologico.
 Anzitutto dunque le date. L’Anno di Grazia Straordinario inizierà il prossimo 8 dicembre, 50° anniversario della solenne conclusione del concilio Vaticano II e durerà fino al 20 novembre 2016, festa di Cristo re, «cioè di Cristo re dell’universo e volto vivente della misericordia»3. Tenete conto che di per sé. diciamo “da calendario”, il prossimo Giubileo ordinario era previsto tra dieci anni, nel 2025. Francesco non è il primo papa ad indire un Giubileo straordinario al di fuori della ‘scadenza’ dei 25 anni (stabilita da Paolo II nella seconda metà del XV sec). Giovanni Paolo II indisse un Anno Santo straordinario nel 1983 in occasione del 1950° anniversario della Morte e Risurrezione di Cristo, mentre Benedetto ha proclamato l’Anno Paolino (28 giugno 2008 – 29 giugno 2009), in occasione del bimillenario della nascita Paolo (collocata dagli storici tra il 7 e il 10 d.C.) e l’Anno della Fede (11 ottobre 2012, cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II – 24 novembre 2013, trentesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica). Da quando la Chiesa celebra i giubilei, cioè dal 1300 con Bonifacio VIII, ne sono stati celebrati 29 di cui 24 ordinari e 5 straordinari. Di questi ultimi cinque, tre sono stati celebrati negli ultimi 100 anni.
L’intensificarsi della frequenza degli Giubilei e degli Anni Straordinari anche questo è un ulteriore segnale dello spirito della nostra epoca, cioè del fatto che stiamo vivendo in un tempo dove si moltiplicano gli eventi straordinari, tutto è accelerato e anche un po’ ingorgato. Lo straordinario sembra prevale sul ritmo ordinario e il centro della vita di fede diventa sempre più mediatizzato e centralizzato. Nell’ipermodernità ‘periferico’ risulta essere di fatto tutto il cristianesimo ‘ordinario’ che non è più vissuto nel centro mediatico, come ha acutamente osservato un teologo di razza come P. Sequeri4. In Italia, oltre alla preparazione al Sinodo ordinario dei Vescovi sulla famiglia (4-25 ottobre) e al Convegno nazionale della Chiesa italiana a Firenze (9-13 novembre), l’annuncio di un giubileo straordinario aumenta la percezione dell’urgenza e di un tempo di vita ecclesiale molto intenso.

1. Il contesto ecclesiale: l’urgenza effettiva di una nuova spinta missionaria

«Ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un anno santo della misericordia». In venticinque secondi l’annuncio

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