11 Febbraio 2025

Duomo di San Donà

S. Maria delle Grazie – Diocesi di Treviso

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Duomo di San Donà
11 Febbraio 2025

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Giornalino parrocchiale

Comunità parrocchiale Anno 89 n. 2 – ottobre 2024

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L’editoriale di don Massimo:”Duomo senza barriere”

I giorni precedenti la festa della Madonna del Colera finalmente sono state tolte tutte le barriere del cantiere iniziato a gennaio per il rifacimento della piazzetta Trevisan, di via del Campanile e di una
parte di via XIII Martiri.
In questi nove mesi abbiamo vissuto la fatica di un centro con viabilità ridotta e del Duomo accerchiato dal cantiere.
Domenica 22 settembre mattina, in coincidenza con la tradizionale festa religiosa, c’è stata l’inaugurazione della nuova piazza, ora pedonabile. Il traffico ha ripreso a scorrere su una arteria fondamentale e il Duomo è di nuovo accessibile con la consueta libertà.
Al termine della partecipata processione in onore della Madonna, il vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto, ha rivolto ai tantissimi partecipanti un discorso sul rapporto tra Duomo e piazza, affermando che “la chiesa e la piazza, realtà differenti ma entrambe sono caratterizzate dall’essere luoghi aperti a tutti. In chiesa si viene per incontrare Dio e ascoltando la sua Parola crescere giorno dopo giorno come comunità. Ma non vi si resta in modo permanente. Si deve uscire per attraversare la piazza della comunità civile e adoperarsi perché sia una città accogliente verso tutti, inclusiva, attenta ai più deboli ed emarginati che pure hanno diritto di “stare” in piazza insieme agli altri. E dobbiamo dire che pure la piazza non basta a se stessa. La città ha bisogno di un’anima che la spinga a costruire la nostra “casa comune” perseguendo il “bene comune”. Il luogo dell’incontro quale è la piazza e il luogo dello spirito quale è la chiesa si richiamano a vicenda, si completano a vicenda”.
Il vescovo ci ha ricordato che anche il nostro paese ha bisogno di un’anima capace di custodire e consegnare oggi a tutti ciò che ci sta più a cuore e che abbiamo ereditato dalle precedenti generazioni.
All’inizio del mese di ottobre, dedicato alla devozione a Maria e alla missionarietà, abbiamo avuto la visita del vescovo Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia (Turchia) e presidente di Caritas Turchia.
Nella sua meditazione sulla chiamata di San Paolo e la svolta missionaria della Chiesa, il vescovo ha fatto ben intuire come questo zelante osservante della legge sia diventato apostolo del Vangelo a partire da una personalissima, laboriosa e illuminata esperienza di incontro con Cristo. Dopo l’incontro folgorante della chiamata, Paolo trascorse un lungo periodo di meditazione della Parola di Dio inserito nella comunità cristiana. Durante questo tempo di gestazione interiore fu reso capace di partire per l’avventura missionaria fino a giungere a dare la sua vita per Cristo e la Chiesa.
A inizio aprile 2025 vivremo un pellegrinaggio sulle tracce del viaggio missionario di San Paolo in Turchia, per sperimentare come la missione nasca dall’incontro personale con Cristo.
Se vogliamo diventare evangelizzatori è decisivo accettare di lasciarsi evangelizzare anche noi dai vari “Anania” di turno che il Signore manda oggi sul nostro cammino, come un tempo per Paolo sulla via di Damasco. È tempo di provare insieme a dare un’anima alla piazza, alla società civile, a San Donà di Piave.
Proviamo a togliere le barriere che abbiamo dentro di noi, fatte di comodità, individualismo, paura di esporsi in prima persona nei vari servizi, fatica ad accogliere l’altro così com’è, badare al proprio interesse…
Proviamo a dare concretezza al desiderio di Papa Francesco in Evangelii gaudium: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre a sua amicizia”.
Un Duomo tornato senza barriere è un segno che attende una realtà ben più importante: che noi tutti diventiamo liberi dalle barriere interiori nelle relazioni quotidiane e più coraggiosi nel testimoniare il tesoro della fede in Gesù Cristo a coloro che incontriamo nelle piazze, nelle scuole, nel vicinato, ogni ambiente di vita ordinario.

La nostra città avrà un’anima accogliente, solidale, fraterna, inclusiva nella misura in cui non permetteremo che le nostre anime si desertifichino a causa di inedia spirituale, ma terremo vivo il desiderio che siano alimentate dalla vita nuova del Risorto. Torniamo allora a frequentare il Duomo senza barriere per poi uscire a portare a tutti il frutto maturato in noi dall’incontro sempre nuovo con il Signore, per contribuire a dare un’anima evangelica alla nostra città.

don Massimo